Libri & Editori

“Una sestina molto presidenziale": il Premio Strega ai raggi X

Di Antonio Buozzi

Parla Gianluigi Simonetti, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Losanna

Premio Strega, analisi sulla sestina finalista

“Una sestina molto «presidenziale», direi mattarelliana, nello stile della casa…”. Gianluigi Simonetti, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Losanna e autore di un pamphlet Caccia allo strega – Anatomia di un premio letterario, uscito lo scorso anno sul più prestigioso premio letterario italiano, lo Strega, anche questa volta non ci gira intorno...

In che senso “presidenziale”?

“Mi sembra una sestina molto molto equilibrata,  istituzionale e corretta, in linea con il protocollo Strega degli ultimi anni. Equilibrio editoriale, tra marchi grandi, medi e piccoli. Equilibrio anche di genere con tre donne e tre uomini, anche se tutto lascia supporre che vincerà una donna.”

E sui contenuti?

“Sui contenuti non saprei, ma anche sulle strategie formali vedo un certo equilibrio: alcuni libri un po’ più amichevoli nei confronti del lettore, più ruffiani anche, altri più esigenti e impegnativi.  Quindi la trovo una sestina attentamente studiata, in linea, appunto, con le direttrici e le direttive che lo Strega si è dato da un po’ di anni a questa parte”.

Partiamo da quelli meno ruffiani?

“Quello di Voltolini è un bel libro.  Voltolini ha alle spalle una carriera di scrittore di talento, anche se in passato ci aveva proposto libri un po’ ‘sghembi’,  per certi versi irrisolti. Questo invece è un libro di piccola fattura, ma con un meccanismo di qualità, da autore di talento che ha trovato una sua misura nuova e una sua efficacia anche narrativa. E’ questa forse la sorpresa maggiore. Poi, anche il romanzo di Chiara Valerio secondo me è interessante, superiore ai suoi precedenti. Ha saputo conciliare una struttura da giallo, con uno stile agile, non particolarmente denso, veloce, e un apologo femminista, densamente ideologico. Ma soprattutto, è come se nel suo libro ci fosse un altro libro dentro: una storia più interna, non detta, che rappresenta l’aspetto più intrigante. Il titolo – Chi dice e chi tace – ha un riferimento chiaro e perfino ovvio al paese in cui è ambientata la storia, e in cui appunto la gente mormora, quindi dice, però anche tace, conserva nel tempo alcuni segreti.  Ma forse a questo riferimento chiaro possiamo aggiungere un senso profondo: l’autrice stessa dice alcune cose e altre ne tace - sui personaggi e forse anche su se stessa. Il finale del libro mi ha fatto nascere delle domande che rimangono senza risposta e che forse il libro stesso non sa di provocare.  Quindi queste due sono forse le maggiori sorprese”.

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Poi c’è l’outsider recuperato dal regolamento Strega che impone di avere in finale anche la proposta di un piccolo-medio editore: Autobiogrammatica di Tommaso Giartosio…

“Libro intelligente, a tratti brillante, forse il più difficile di quelli in sestina e, secondo me, non per tutti i gusti: stimolante per un lettore curioso, cerebrale per un lettore pigro. La sua presenza in finale, regolamento a parte, testimonia  una sensibilità verso questo tipo di libri che lo Strega vuole affermare, per difendersi da accuse di scelte troppo facili - anche se è difficile, per non dire impossibile, che questo tipo di libri alla fine effettivamente vinca”.

Parliamo degli altri?

“Sono come mi aspettavo che fossero. Quello di Di Pietrantonio in particolare è un libro che mi sembra seguire la ricetta che la scrittrice ha proposto da L'Arminuta in poi. Già Borgo sud era una variazione sul tema, e così quest’ultimo, che riprende tra l’altro il rapporto madre-figlia affrontato ne L'Arminuta, ma proiettandolo su una scala temporale un po’ più articolata. Di Pietrantonio ha trovato diciamo un suo assetto e mi pare che lo replichi, questa volta aggiornandolo con suggestioni della cronaca - c'è un episodio di violenza di genere che narrativamente appartiene al passato ma fa molto pensare al presente.

Niente di sorprendente, insomma. Vedo che qualcuno semmai si è stupito dell'esclusione della Lattanzi, con Cose che non si raccontano.  Credo che in questo caso sia voluto evitare di ripetere il déjà vu del 2022, con in cinquina due libri competitivi dello stesso editore. Forse un'esperienza troppo logorante per l'editore stesso, oltre che naturalmente per gli autori coinvolti…”