MediaTech

20 anni di Affaritaliani.it: l'indipendenza logora chi non ce l'ha

Di Angelo Maria Perrino

-------------------------------------------

Manda i tuoi auguri ad Affaritaliani.it. Scrivi a evento20anni@affaritaliani.it

Buongiorno.

Da tempo non leggo più alcun giornale di carta, esito finale di un lungo e sofferto allontanamento che è culminato con l’abbandono anche de “Il Foglio” del Sabato e del “Sole 24  Ore” della Domenica.

Leggo solo on-line svariate testate Italiane ed estere.

Desidero complimentarmi con il Vostro giornale: è il mio preferito. Aggiornato, sintetico, esauriente, niente pop-up pubblicitari.

Ben fatto veramente.

Grazie e buon lavoro

Massimo Gregori Grgic

Leggi tutti i messaggi d'auguri ricevuti per i vent'anni di Affaritaliani.it

Ebbene sì, ce l'abbiamo fatta: Affaritaliani.it compie 20 anni, entra nell'età adulta e assapora la sensazione gratificante di sentirsi abbastanza grande per affrontare il mondo e la sua complessità. Cin cin.

Tutto è cambiato da quell'11 aprile 1996, era del modem gracchiante, quando il tribunale di Milano accettò di accogliere nei suoi registri il primo giornale fatto di bit e non di atomi (a condizione che semestralmente consegnassimo al severissimo ufficio una schermata cartacea).
Allora la parola Internet al più suggeriva, probabilmente, il nome di un detersivo o magari di un filo interdentale, mentre nei due locali al pianterreno di via Eustachi a Milano attecchiva nelle nostre menti e nelle nostre mani la travolgente e sconosciuta rivoluzione della Rete, la più grande nella storia dell'umanità, quella che avrebbe modificato la faccia del pianeta, le relazioni tra gli uomini, i concetti di spazio e di tempo, la nostra vita.

I siti, le email, i social network, ma anche i video, le foto, i contenuti prodotti dagli utenti, le condivisioni... poi gli smartphone, i tablet, gli orologi, i navigatori, l'internet che si indossa, quante cose nuove... i film, la musica, l'ecommerce, la spesa in diretta, le videoconferenze, i messengers, è cambiato tutto in questi 20 anni che abbiamo avuto il privilegio di aver vissuto.

Ed è profondamente mutata ovviamente l'informazione, il nostro amato mestiere, divenuta ubiqua, sincrona, condivisa, sinergica. Con i vecchi quotidiani, che per obsolescenti ragioni produttive informavano il giorno dopo sostituiti dai giornali digitali e dall'informazione in tempo reale e partecipata.

Nuovo giornalismo all'interno di una nuova comunicazione, una nuova editoria, un nuovo advertising, dei nuovi professionisti e delle nuove competenze, editoriali, tecniche e manageriali.

Nulla è più come prima, dunque, vent'anni dopo. Per il grafico divenuto tecnico multimediale e per il giornalista trasformatosi in comunicatore multicanale. Per il manager che ha dovuto integralmente ripensare i modelli di business e per l'ultima impiegata divenuta multitasking. Tutti i player hanno dovuto ripensarsi e ridefinirsi, tutte le regole sono state riscritte e le prassi rinnovate.

C'è stato chi ha capito per tempo la disruption (discontinuità e scompiglio) operata da Internet e ha saputo adeguarsi e cavalcarla, chi invece non ha capito il cambiamento ed è stato spazzato via dalla rigida selezione naturale del web.

Ora, dopo due decenni di una vera e propria caccia al tesoro a tappe che ha impegnato tutti noi professionisti dell'editoria alla ricerca delle soluzioni e di un biglietto per il nuovo mondo, dopo una miriade di tentativi ed errori, miraggi e illusioni, fughe in avanti e frenate improvvise, il mondo della rete ha acquisito ormai una sua trasparenza, qualche certezza gnoseologica e una sua stabilità dinamica (ossia pur sempre provvisoria e in progress).

Si sa chi deve fare che cosa e si sa come farla, farla fare, trasmetterla, insegnarla.
Sicché nessuno pensa più che siamo tutti giornalisti, né che la marmellata mediatica, fatta di blogging senza regole e disordine conoscitivo siano informazione. Nessuno confonde più o mescola concettualmente l'informazione con la comunicazione.

Oggi, come dimostrano le molte operazioni finanziarie, i merger, le partnership, le integrazioni in corso nel mondo dei media, è il contenuto che torna al centro dei giochi e delle dinamiche socio-economiche. È di nuovo il driver. E dopo la sbornia tecnologica, durante la quale sembrava che l'unica cosa importante fosse il controllo delle reti e dell'hardware, si è compreso che reti e hardware non servono a nulla se non veicolano contenuti e software di qualità.

"King is content", disse Bill Gates. E ora è vero come non mai. Giornalismo professionale e informazione di qualità, originale, inedita, selezionata, sottoposta a buon editing e ben confezionata. Unita ovviamente alla capacità di "pushare", ossia di spingerne la diffusione attraverso la rete ma anche fuori dalla rete.
La nuova logica si chiama "viral" ossia atta a diffondersi con la progressione contagiosa di un virus grazie alla sua forza e al suo valore informativo intrinseco.
Ma cosa c'è di più viral di una notizia, di un'anteprima o di uno scoop giornalistici?

Si aprono dunque grandi spazi per i produttori di contenuti, che tornano i player più importanti. E si aprono grandi spazi anche per Affaritaliani.it, che con il compimento dei suoi primi vent'anni si presenta all'appuntamento molto solido e rodato.

Un brand molto conosciuto, un team giornalistico giovane e coeso, nativo digitale e molto esperto della rete, crescente presenza sui social network, solida credibilità ,un chiaro posizionamento di marketing con un'accresciuta capacità manageriale dopo gli innesti di professionisti solidi come il ceo Luca Greco e Andrea Radic, una forza commerciale efficace e crescente grazie alla partnership con una concessionaria di qualità come la Web System del Sole 24 ore, abile nel creare grande valore per il cliente inserzionista, un pubblico informato e colto, curioso e attivo.

Una veste grafica rinnovata, ulteriormente aggiornata, e alcune nuove funzionalità come il full screen per sfogliarlo come un quotidiano, ma senza carta, è il regalo che facciamo ai lettori, è il nostro impegno di essere sempre sul pezzo e update. Insieme con una pioggia di smartphone e tablet Samsung che si possono portare a casa partecipando al nostro concorso dei 20 anni presente nelle sue modalità operative in homepage.

Ho sempre pensato che l'indipendenza di un giornale e l'affermarsi di un editore puro - valori in disuso in Italia dopo l'irruzione nelle proprietà editoriali dei grandi gruppi industriali e finanziari che ne hanno preso il controllo usandoli come strumenti di potere e di pressione - poggi su bilanci sani e in ordine.
Noi di Affaritaliani.it siamo un giornale indipendente e un editore puro (ossia non abbiamo altra missione aziendale se non quella editoriale) e non abbiamo dietro i poteri forti (o morti, o corti, o storti). E i bilanci in ordine li abbiamo.
Non dobbiamo dire grazie particolari a nessuno per essere giunti fin qui e aver consolidato i nostri risultati se non ai nostri collaboratori, ai nostri partner, agli inserzionisti, ai nostri lettori. Non abbiamo da "sdebitarci" con nessuno, insomma: i nostri conti sono positivi, l'equilibrio costi-ricavi è acquisito e consolidato.

È questa la notizia che merita sottolineare in occasione dei 20 anni poiché siamo tutti bravi a fare i prodotti col portafoglio degli altri che a fine anno ripianano le perdite (piaga diffusa nell'editoria senza controllo di gestione dell'editoria italiana).

Il miracolo vero di Affaritaliani.it sta in questo, oltre che in un prodotto amato da centinaia di migliaia di lettori.

Bilanci in ordine come garanzia che forniamo ai nostri lettori e partner della nostra assoluta indipendenza giornalistica, editoriale, politica e imprenditoriale.

Auguri per i primi 20 anni e, come disse Paul Nizan,"non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita".
Ad maiora