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Coronavirus, non profit e settore terziario: un futuro traballante
Per le realtà non profit si apre la possibilità di un futuro instabile nel post coronavirus, che potrebbe incidere gravemente sui trend positivi finora raggiunti
La dichiarazione di "inarrestabilità" del non profit dello scorso anno, potrebbe cadere durante il post COVID-19. Come rilasciato su Redattore Sociale, per Gianfranco Marocchi esiste il reale pericolo che la crisi coronavirus possa incidere in larga misura sul settore terziario, proprio per la sua specificità di far leva sulle relazioni sociali. Una problematica che si connette inevitabilmente all'ambito del non profit, su cui le limitazioni non potranno che avere un impatto negativo. Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud, ha espresso la necessità di un intervento preventivo per le migliaia di persone che operano nel terzo settore.
I dati Instat del 2017, riportano la stretta dipendenza del non profit al sociale, contando il 37% di dipendenti impegnati nel settore dell’assistenza sociale e della protezione civile, il 22% nel sanitario e circa il 15% nell'istruzione. Dati maturati con una crescita dei lavoratori non profit del 3,9% negli ultimi anni, pronti a crollare con l'emergenza virus.
Sull'analisi della piattaforma Italia Non Profit basata su un campione di 600 organizzazioni del privato sociale, è emerso che solo il 6% delle attività degli enti non profit è ancora funzionante, di fronte a un 78% fermo o con attività ridotta.
Nonostante la crisi, continua il lancio di raccolte fondi e campagne, se ne contano circa 143. Di queste 67 dedicate alla lotta del coronavirus, determinate a supportare oltre gli operatori sanitari, le fasce più deboli della società.