MediaTech
De Benedetti addio, sono stato troppo indipendente. Domani è un altro giorno
Dopo che l'azienda mi ha sostituito come direttore di Domani, ho ricevuto una ondata di affetto
Il giornalismo, inteso come generazione di contenuti e non come condivisione di notizie già pubbliche, è un bene pubblico: il mercato non ne produce abbastanza, perché costa tanto ma ritorni limitati, perché appena una notizia esclusiva, uno scoop, una inchiesta o anche una polemica entra in rete, subito diventa di chiunque voglia rilanciarla.
E i ritorni sull’investimento – cioè i benefici a fronte dei quali si sono sostenuti i costi di produzione – vanno un po’ a tutti.
Per questo, tra le tante ragioni, è così difficile raggiungere un equilibrio economico che, durante la mai gestione, Domani non aveva (ancora) conquistato.
Dunque, a cosa serve un giornale?
Alla luce delle tante reazioni che ho ricevuto in questi due giorni alla scelta dell’azienda di sostituirmi come direttore, mi sembra sempre più chiaro.
Lo dico con le parole di Giorgio Gaber, lui parlava del comunismo, ma per uno strano slittamento semantico quelle attese, speranze e desideri si applicano anche al giornalismo che abbiamo cercato di praticare a Domani.
Qualcuno era giornalista, mi viene da dire usando Gaber, perché così era “più di se stesso: era come due persone in una”.
“Da una parte la personale fatica quotidiana
E dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo
Per cambiare veramente la vita”
Con Domani siamo stati tutti più di un insieme di individui, una rete di intelligenze, competenze e speranze che ci ha fatto intravedere un modo diverso di impostare il dibattito pubblico e, dunque, il paese.
L’incredibile affetto di queste ore non credo vada a me come persona – molti mi conoscono appena – ma a questa idea di giornalismo e partecipazione che, assieme a decine di giornalisti e centinaia di collaboratori, ho tentato di praticare in questi tre anni.
Grazie alle risorse fornite dell’editore abbiamo potuto produrre un giornalismo di inchiesta originale (dovessi dire la cosa di cui sono più orgoglioso è l’inchiesta sugli abusi nella Chiesa, a cura di Federica Tourn sotto la supervisione di Giorgio Meletti e con le donazioni di centinaia di lettori).