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Editoria, Di Maio vs i giornaloni: "Stop pubblicità delle aziende di Stato"

Nuovo attacco di Di Maio agli editori

Dopo l'articolo del direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino sul mondo dell'editoria, Luigi Di Maio torna ad affrontare l'argomento sferrando un nuovo attacco ai "giornaloni", simbolo di un'editoria che il direttore Perrino ha descritto come "stuprata".

In un lungo post su Facebook, Di Maio ha avanzato la possibilità di uno stop alla pubblicità delle aziende di Stato e di un taglio ai contributi.

Ecco il testo del post di Di Maio su Facebook:

"La fake news del giorno è de La Repubblica, secondo la quale il Reddito di Cittadinanza sarà solo di 300 euro a 4 milioni di persone. Non contenti hanno rilanciato nell'articolo ancora una volta la bufala delle file ai Caf il 4 marzo, una menzogna smentita in tutte le salse ma che continua a essere diffusa dai giornali dell'establishment in spregio dei cittadini del Sud raccontati come persone che vanno in giro a fare l'elemosina. Se non è razzismo poco ci manca. I giornali dei prenditori editori ormai ogni giorno inquinano il dibattito pubblico e la cosa peggiore è che lo fanno grazie anche ai soldi della collettività. In legge di bilancio porteremo il taglio dei contributi pubblici indiretti e stiamo approntando la lettera alle società partecipate di Stato per chiedere di smetterla di pagare i giornali (con investimenti pubblicitari spropositati e dal dubbio ritorno economico) per evitare che si faccia informazione sui loro affari e per pilotare le notizie in base ai loro comodi. Questo non è giornalismo, è solo propaganda per difendere gli interessi di una ristretta élite che pensa di poter continuare a fare il bello e il cattivo tempo. Non sarà più così. Il nostro Paese ha bisogno di un'informazione libera e di editori puri senza altri interessi che non siano quelli dei lettori".

Luigi Di Maio ha ragione: l'editoria italiana è stata stuprata

Di Angelo Maria Perrino

Bene ha fatto Luigi Di Maio a porre il problema dell’indipendenza dell’informazione in Italia, uccisa dai grandi gruppi industriali e finanziari che hanno negli anni scalato ed espugnato le proprietà delle case editrici storiche, mandando a casa gli editori puri, ossia le famiglie Mondadori, Rizzoli, Rusconi, Perrone e via dicendo.

Si è così prodotto un grave vulnus alla democrazia che ha trasformato i giornali in strumenti di lobbing e lotte di potere dei grandi gruppi industriali e finanziari (i famosi “poteri forti”), tra di loro e/o contro il potere politico.Con buona pace del libero giornalismo e dell’informazione completa e  indipendente...

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