Euro 2016, Leotta & Co: le telegiornaliste più amate
Paola Ferrari, Diletta Leotta e Ilaria D'Amico: sono loro le telegiornaliste più amate dello sport italiano
Le giornaliste TV battono i colleghi uomini: sono più incisive, più rapide e risultano più gradite, rispetto agli omologhi maschi del Calcio in TV, agli occhi del pubblico televisivo. Lo stabilisce un sondaggio web a cura dell’Associazione Donne e Qualità della Vita della psicologa Serenella Salomoni, realizzato attraverso un monitoraggio online mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis), effettuato sui principali social network (Facebook, Twitter, LinkedIn), coinvolgendo 1.600 telespettatori di età compresa tra i 18 e i 65 anni, nel primo periodo degli Europei 2016: dal 10 al 27 giugno 2016.
DONNE DEL CALCIO TV, COSA PIACE
Sono decine di milioni gli italiani che seguono gli Europei di Calcio in TV, soprattutto grazie alle vittorie della Nazionale: 14.330.000 sono rimasti incollati al televisore durante l’ultimo match contro la Spagna, durante il pomeriggio di ieri, lunedì 27 giugno. L’analisi illustra quale sono le qualità che caratterizzano le donne del Calcio in TV. Secondo i pareri a riposta multipla, le giornaliste televisive si distinguono dai colleghi uomini per: il ritmo rapido nella cronaca dei fatti (23%), il taglio giornalistico negli interventi (5%), la capacità di spiegazione (33%), il sorriso e la gentilezza (33%) che traspare in video, la poca attitudine alla rissa verbale (36%), la divulgazione di notizie di contesto sul mondo del Calcio (12%).
COLLEGHI GIORNALISTI, COSA NON PIACE
Specularmente i giornalisti uomini piacciono molto meno al pubblico televisivo. Durante gli Europei di Calcio e non solo in occasione delle partite della Nazionale Italiana, secondo il panel intervistato, i giornalisti TV peccano di: faziosità, che risulta fin troppo esplicita (45%), volume della voce troppo acceso nelle discussioni in studio (32%), scarsa educazione nella conversazione: nessuno aspetta il proprio turno per parlare (15%), il linguaggio, che risulta troppo da addetti ai lavori (23%), le battute ironiche o sarcastiche, che risultano spesso politicamente scorrette (26%), la smania di protagonismo in video (22%).