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Forbes, il direttore: "E' il magazine del capitalismo democratico". Intervista
Alessandro Rossi, alla direzione dell'edizione italiana di Forbes, fondatore ed ex direttore di Bloomberg Investimenti
Se le diciamo Dario Cecchini lei cosa ci risponde?
Un grande, grandissimo amico. E’ il macellaio più famoso al mondo. Ma è anche molto umile. Ha ristoranti a Dubai, Bahamas, Bolgheri e presto ad Erbusco ma torna sempre a casa, a Panzano in Chianti. Sa vivere e sa ridere. Abbiamo molte cose in comune e soprattutto abbiamo fondato la Libera Università della Nobile Arte del Cazzeggio dove noi due siamo docenti e discenti. E’ un modo come un altro per non prenderci troppo sul serio e ricordarci sempre da dove veniamo. Insieme abbiamo scritto anche un libro per Giunti, è un giallo, un giallo tutto da ridere ambientato nel paesino di Panzano in Chianti con personaggi reali. Per capirlo basta leggere il titolo: “Il mistero della finocchiona a pedali”. Ad aprile ne uscirà un altro.
Come si struttura il suo lavoro. Roma, Milano, il Chianti? Riesce a coniugare affetti, impegni e dirigenza?
Vivo in campagna a Panzano in Chianti da diversi anni dove avevo comprato una casa durante la mia parentesi milanese quasi ventennale. Non è lontana da Firenze dove c’è sempre un treno che in un paio d’ore al massimo mi collega con Milano o Roma. Vivo la mia vita con molta intensità e trovo il tempo per tutto e tutti, anche per la mia nipotina Giorgia e il mio cane Viola che riesco a portare a caccia (o forse è lei che porta me).
Come “Forbes” fate anche eventi annuali dedicati ai vari settori. Cosa c’è in programma per i prossimi mesi? Al Firenze Four Seasons ci sarà un incontro con le piccole e medie imprese. Ci spiega meglio?
Facciamo oltre 100 eventi all’anno tra virtuali e fisici. Quello di Firenze è uno di questi, forse il più importante insieme al Private Banking Award. E’ nato quattro anni fa ed ha un successo di partecipanti straordinario. Quest’anno è dedicato alle pmi e sarà il kick off di un grande progetto di Forbes su quelle aziende che abbiamo chiamato Piccoli Giganti del Made in Italy.
Ora andiamo al Covid-19. Pandemia devastante. Ci vuol raccontare anche a livello personale come ha vissuto questo dramma globale e quanto le sue aziende hanno risentito del fermo dovuto al lockdown? Il settore ne ha sofferto?
Abito in aperta campagna e il primo lockdown è stata un’occasione per stare un po’ più a casa. Personalmente non ho avuto grossi problemi anche se ho lavorato tantissimo da remoto. Come azienda abbiamo utilizzato quel periodo per lavorare a nuovi progetti. È stato proprio durante il lockdown che è nata l’idea di lanciare la tv e il magazine Bike dedicato a chi ama vivere in movimento e poi di acquistare il trisettimanale Trotto&Turf, il giornale degli appassionati di cavalli. Nel 2020 il fatturato di BFC Media è salito del 40% rispetto all’anno precedente.
Vaccini sì vaccini no, green pass sì green pass no. Qual è il suo pensiero?
Sono vaccinato. Senza se e senza ma. Il green pass è utile anche se non decisivo perché il contagio è subdolo. Però dà un minimo di garanzia di sicurezza. Ed oggi è quello che tutti cerchiamo.
Ultima a conclusione. Vuole ringraziare qualcuno in particolare per i suoi 40 anni di onorata carriera?
Di solito si ringraziano sempre le mogli. E io sono riconoscente a mia moglie Daniela che ha avuto una gran pazienza e comprensione. Professionalmente sono legato a tutti coloro che mi hanno dato molto ricevendo in cambio solo professionalità, disponibilità e, in qualche caso, amicizia. Quindi sono molto grato, come dicevo, a Gabriele Capelli e Renzo Cassigoli, ma anche a Denis Masetti, Paolo Panerai, Eugenio Scalfari, Mike Bloomberg e Maurizio Boldrini, oggi professore di Scienze della comunicazione all’Università di Siena, che è stato il mio primo maestro.