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Gianluigi Nuzzi a tutto campo: "A convincere il Papa a processarmi fu Becciu"
Ad Affaritaliani il giornalista di Quarto Grado, in attesa del grande ritorno il 10 settembre
Giornalista, scrittore, autore, conduttore (dal 2013) di “Quarto Grado” e Vicedirettore di Videonews, Gianluigi Nuzzi (classe ’69, milanese) è ormai un punto di riferimento imprescindibile del gruppo Mediaset. Le sue ardue inchieste, che egli stesso non esita a definire “verità scomode, irritanti”, partono da lontano, Tangentopoli, corruzione e ‘ndrangheta per poi passare a quelle che nel corso di oltre un decennio hanno fatto tremare il potere di poteri; la Santa Sede. Saggi quali “Vaticano S.p.A.”, “Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI”, “Via Crucis”, “Peccato originale”, “Giudizio universale” e l’ultimo “Il libro nero del Vaticano”, tradotti in 14 lingue, sono veri e propri vademecum garzantiani sulle malefatte e gli intrighi dello Stato Pontificio. Ma il coraggio non manca “Se pensassi ai rischi, alle possibili ritorsioni non farei questo lavoro” e il processo a suo carico che ha tenuto i telespettatori incollati per settimane al piccolo schermo ne è la riprova tangibile. E’ stato anche (in precedenza) autore a La7 della trasmissione “L’Infedele” e timoniere de “Gli intoccabili” e “Le inchieste di Gianluigi Nuzzi” nonché autorevole firma di giganti della carta stampata quali: “Panorama”, “Corriere della Sera”, “Il Giornale”, l’ “Europeo”, “Libero” e - oggi – de “La Verità”. Entra nei fatti di cronaca nera (unitamente alla sua collega da anni Alessandra Viero) come pochi sanno fare; Cogne, Garlasco, Avetrana, la piccola Denise Pipitone, i casi Ragusa, Rea, Gambirasio, etc. etc.. Focus e approfondimenti di straordinario interesse, curati con maniacale scrupolosità, divenuti, il venerdì sera, veri e propri appuntamenti imperdibili in prime time per il grande pubblico, sempre più desideroso di entrare nel vivo di tematiche complesse, ma di enorme seguito e – come facile intuire – i risultati, in termini di ascolti, non possono che dargli ragione. Di tutto questo (mirabile carriera compresa) e di altro si è parlato nella presente intervista, suoi primi passi nel mondo dell’informazione in primis.
Gianluigi, si parte con “Topolino” ad appena 12 anni. Un ricordo di quel periodo, un aneddoto, ce lo vuol raccontare?
Gli aneddoti sono legati a tre donne che sono state fondamentali per trasformare il germoglio di una passione in una gioia di vita. Innanzitutto, mia mamma Emiliana che mi accompagnava in auto alla Mondadori a Segrate, in provincia di Milano, quando dovevo consegnare gli articoli, redatti con la macchina per scrivere, che portavo a mano; mia zia Clorinda che intuita la passione per la scrittura ogni settimana da Salerno mi inviava dei soldini e in cambio scrivevo “La Vita Nuova”, un magazine tutto per lei. L’ultima è sicuramente Elisa Penna, all’epoca vice- direttrice di Topolino. Un giorno mi presi coraggio e la chiamai proponendole di dare spazio a un movimento per la natura al quale aderivo. Era vegetariana e rimase stupita del coraggio di questo giovanotto. “Perché non mi vieni a trovare?”. Andai e mentre mia mamma aspettava al parcheggio, io quasi tremavo sulla sedia. “Vuoi provare a scrivere tu un articolo?”. Ecco, è iniziata cosi.
E infatti, a proposito di bruciar le tappe, a soli 25 anni è già in campo con le inchieste per “Libero” e a 27 arriva il tesserino da giornalista professionista. Partono sia le grandi collaborazioni che le inchieste: Panorama, CorSera, Giornale, Europeo etc. etc.
In realtà, all’epoca le inchieste erano sulla spregiudicata finanza immobiliare per il Corriere, sugli 007 corrotti e su Tangentopoli, sulla corruzione e la ‘ndrangheta. La cronaca nera arriva con “Quarto Grado” dal 2013, in parallelo con l’inchiesta più importante della mia vita, quella sui segreti del vaticano.
Saggistica, tv (dietro le quinte) e conduzione. La prima; “Vaticano Spa”, “Sua Santità”, “Via Crucis”, “Peccato originale”, “Giudizio universale”. Lavori tradotti in 14 lingue. Da dove arriva tutto questo interesse nei confronti della Santa Sede?
Quando iniziai nel 2008 il vaticano era un tabù. Nessuno indagava sulle finanze, gli affari che coinvolgevano quel piccolo, potente Stato. Né i magistrati che si vedevano rimbalzare le rogatorie, né la politica che – eccetto i radicali – vedeva nelle parrocchie delle macchine per voti, né i giornalisti, molti dei quali pavidi a farsi raccomandare dalla segreteria di Stato per questa poltrona o quella cadrega. Rompere un tabù chiede coraggio, documentazione inattaccabile, poi il resto viene da solo: la gente rispetta il tuo lavoro e vuole sapere.
Ma non teme ritorsioni? Ha mai pensato ai rischi?
Se pensassi ai rischi, alle possibili ritorsioni di ogni mio lavoro sarei un pessimo giornalista. E poi lo dice Gesù: Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti» (Mt 10, 27)
Clamorosa fu le vicenda “Via Crucis”. Processato in Vaticano. Se non fosse stato Nuzzi e se tutta la stampa mondiale non avesse acceso un faro per mesi, lei, a quest’ora, sarebbe richiuso nelle patrie galere dello Stato Pontificio.
Sarebbe stato un autogol pazzesco. Credo che a convincere il Papa a processarmi è stato il cardinale Angelo Becciu, me lo hanno ripetuto in tanti in Vaticano. Ecco, ora con quanto è uscito dalle recenti inchieste proprio sul porporato sardo si può forse meglio capire dove fosse la verità e che partite si stavano giocando. Io ringrazio tutta la stampa che ha sostenuto la libertà di scrivere un saggio di inchiesta: i libri che contengono verità scomode non si processano.
(Segue...)