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Huawei, il futuro comincia a Milano: "Con Smart City e 5G Italia più forte"
Lo Smart City tour del colosso cinese parte dall'Ospedale San Raffaele. Il ceo Miao: "Golden power? Siamo in Italia da 15 anni e vogliamo restarci"
Da Leonardo Da Vinci a Huawei. Cinquecento anni dopo il genio dell'uomo che cambiò volto a Milano, il colosso cinese si candida a raccoglierne il testimone per costruire la città del domani. Partendo sempre dal capoluogo lombardo, da dove parte lo Smart City Tour di Huawei che toccherà sette città italiane. L'obiettivo dichiarato è quello di stimolare un confronto tra pubbliche amministrazioni locali, associazioni, università e aziende sulle prospettive e le nuove tecnologie per lo sviluppo delle future Smart City.
Perché cominciare dall'Italia? "Nei passati duemila anni le città italiane sono state tra le più potenti al mondo e ora crediamo che potrà diventare un Paese leader sullo sviluppo delle Smart City grazie al suo grande potenziale di innovazione", spiega Thomas Miao, ceo di Huawei Italia. "Le nostre Smart City non sono solo tecnologia ma un ecosistema composto da urban planning, cybersecurity, data privacy. Un ecosistema aperto nel quale Huawei può giocare un triplo ruolo: abilitatore, partner e incubatore".
Il primo mattone per lo sviluppo delle Smart City viene posto da Huawei insieme all'Ospedale San Raffaele. Durante l'evento è stato infatti firmato un memorandum of understanding per lo sviluppo di progetti di smart healthcare in ambito ospedaliero. "L'ospedale sta cambiando, non è più solo un luogo disco ma un insieme di luoghi fisici diffusi sul territorio", spiega Elena Bottinelli, amministratore delegato dell'IRCCS Ospedale San Raffaele. "Salute e benessere vanno considerate insieme, bisogna fare in modo che tutti i dati provenienti dai vari sistemi e device possano essere utilizzati per prevenire i problemi di salute ma anche per migliorare lo stato di vita. Non guardiamo a questo progetto solo come un modo per sviluppare la sanità tradizionale e la robotizzazione, per quanto sia importante, ma tendiamo a considerare l'ospedale come a un hub in grado di gestire una grande quantità di dati sulla salute e sul benessere del paziente ma anche sull'ambiente a lui circostante", prosegue Bottinelli. "Il San Raffaele è un living lab, una piccola città. Abbiamo già un ecosistema su cui possiamo fare delle esperienze insieme a Huawei per poi ampliarle e magari collaborare anche al di fuori".
La sanità, come testimonia l'accordo con il San Raffaele, è uno degli ambiti concreti sui quali Huawei si sta già muovendo per lo sviluppo delle Smart City, insieme a trasporti, turismo e smart utility. Alla base quello che Miao chiama "PPP Model: public, private e partnership. L'obiettivo è sviluppare progetti concreti con tutti i players presenti a livello locale per creare valore insieme". D'altronde, come spiega il Position Paper illustrato dal Telco, Media & Technology Mediterranean Leader di EY, Fabrizio Pascale, la sperimentazione sul 5G, architrave dello sviluppo delle smart city è già stata avviata in dieci città italiane: Milano, Torino, Genova, Sanremo, Livorno, Prato, Roma, L'Aquila, Bari e Matera. "Città che vogliamo rendere più forti insieme ai partner per i quali le nostre porte sono sempre aperte", dice Miao.
Sul tutto pesa però una grande incognita: il golden power introdotto dal governo che potrebbe portare a un ritardo nello sviluppo del 5G o, nelle previsioni più pessimistiche, anche a un ban di Huawei, come vorrebbero gli Stati Uniti di Donald Trump. "Tra gli operatori c'è preoccupazione", spiega Pascale, "anche perché le ricadute economiche di un ritardo o di un ban sarebbero molto pesanti". In tutto il mondo sono attesi investimenti per circa 430 miliadi di dollari entro il 2025 per lo sviluppo delle reti 5G e in Italia si prevede che entro il 2023 ci saranno circa 12 milioni di subscriber 5G. Una tecnologia che consentirà performance migliori e più veloci, lo sviluppo di nuovi servizi e applicazioni, ricadute positive sulla sicurezza pubblica, sanità, industria 4.0 e pianificazione urbana.
Eventuali restrizioni all'ecosistema dei vendor, secondo il Position Paper di EY, impatterebbero non solo sui tempi del deployment delle reti e di disponibilità dei servizi ma anche sui costi per una cifra tra i 4 e i 5 miliardi euro, difficilmente ammortizzabili in tempi brevi. L'impatto negativo in caso di ban, sempre secondo EY, sarebbe di circa 10 miliardi di euro a fronte di un potenziale impatto positivo netto sul pil del 5G quantificabile in circa 80 miliardi di euro. Gli eventuali costi aggiuntivi peserebbero molto sugli operatori del settore telecomunicazione, i quali difficilmente, secondo Miao, sarebbero "in grado di affrontarlo". Il ceo di Huawei si dice fiducioso sul fatto che "l'azione del governo italiano sia ragionevole. Golden Power? Il governo deve giustamente garantire la sicurezza del Paese. Io ho fiducia nel fatto che le regole vengano applicata in modo equo e trasparente, e sono sicuro che non ci sarà nessuna discriminazione nei nostri confronti". Una fiducia motivata dal fatto che l'Italia non può perdere l'occasione del 5G".
Miao garantisce che l'azienda di Shenzhen, presente in Italia da 15 anni, continuerà a operare in Italia anche per i prossimi 15. Huawei Italia ha d'altronde recentemente annunciato un piano industriale che prevede nel prossimo triennio investimenti per 2,75 miliardi di euro e la creazione di circa tremila posti di lavoro tra occupazione diretta e indiretta. "Il nostro business model è certamente connesso al 5G. Ma sono certo che insieme e con fiducia reciproca faremo grandi cose", dice Miao. "L'Italia può diventare leader nello sviluppo delle Smart City in Europa: noi ci crediamo".
@LorenzoLamperti