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"La vita non è un film", Pino Insegno presenta il suo libro ad Affari
Alla soglia dei 60 anni, l’attore si racconta ad Affari Italiani: dai campi da calcio al piccolo schermo, dai teatri al doppiaggio passando per l’insegnamento
Nasce attore, poi diventa doppiatore. Uno dei pochi volti noti dietro la faccia delle celebrità di Hollywood. Come funziona?
Tutti i doppiatori sono anche attori e alcuni di essi sono volti assai conosciuti al grande pubblico. Faccio degli esempi: Luca Ward, Francesco Pannoffino, Angelo Maggi. Io lavoro molto anche nella comunicazione, non solo i settori che lei ha citato. Mi occupo di formazione sia per quanto riguarda la comunicazione del verbale e non verbale e sia per ciò che concerne la parte strategica per le grandi aziende. Opero con amministratori delegati e nella formazione del personale.
Tuttavia non è poi così scontato, poiché non è detto che un bravo attore sia anche un bravo insegnante, così come non è detto che un bravo calciatore sia anche un bravo allenatore. Di paragoni ce ne stanno a bizzeffe.
Attore, Premiata Ditta, in solitaria, radio, doppiatore. Impegno a 360 gradi?
Diciamo che mi ritengo un bravo artigiano. Io mi fermo un attimo prima di capire se la gente pensa che sono bravo davvero. Non ho mai fatto spettacoli cavalcando l’immagine televisiva. No! E’ sempre stato il contrario. Ho cominciato con il teatro e con l’“Allegra Brigata” con Massimo Popolizio e gli atri. Arrivammo nella prima metà degli anni ’80 in Rai con Bramieri. Un gruppo pazzesco!!! Poi è nata la “Premiata Ditta”. Insomma, un percorso ad ostacoli, lungo e non sempre facile. E c’è contaminazione tra le varie arti. Pino attore è legato al Pino doppiatore e viceversa.
Soddisfatto per il libro?
Tantissimo. Emozionato direi, e per emozionare me ce ne vuole. Io faccio le cose se mi piacciono altrimenti non le faccio. Se soddisfano me soddisferanno anche la gente. Questo il pensiero. Io vivo quotidianamente immerso tra le persone, immerso nei problemi della quotidianità e non voglio filtri tra me e gli altri. Nessuno deve allontanarmi dal quotidiano e soprattutto dal contatto umano. Questo mi aiuta enormemente a sentire il polso di quello che può servire per far sorridere e riflettere
Dalle pagine di “La vita non è un film” si evince un passato umile, una famiglia semplice…
Pochi regali e tanto sudore. Ovvio che c’è gente che ha creduto in me, ma senza un po’ di talento di base la strada diventa quasi impraticabile. Anche la scuola mi ha aiutato. E’ stato il primo palcoscenico di vita, insieme a Roberto Ciufoli. Con lui ho fatto un percorso indimenticabile: media, liceo e Isef. Abbiamo vissuto insieme costantemente. La nostra base e la nostra scuola d’arte sono stati i banchi, ma anche e principalmente la strada
Un ringraziamento?
A Giunti, ai colleghi Biccone e Trento e naturalmente a mia moglie, Alessia, un’anima impareggiabile, bravissima attrice con cui peraltro condivido talvolta il palco. E’ la mia sicurezza, il mio faro, la mia famiglia! Un punto di riferimento al quale non posso prescindere.