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"La vita non è un film", Pino Insegno presenta il suo libro ad Affari
Pino Insegno, foto di ©Luca Dammicco

Pino, perché “La vita non è un film”?

La vita non è un film perché la vita non ha dissolvenze o stacchi. Nel film si eliminano le cose stupide, le cose banali. Tu nella realtà ti guardi in faccia con una persona mentre in un film, nella dissolvenza, già sei a letto a fare l’amore. Nella vita devi fare in modo che tutto questo deve accadere e c’è però anche modo che ciò non accada. Per cui la vita non è un film per questo. Un matrimonio nella vita reale dura trent’anni, nei film dura due ore.

Libro autobiografico?

Sì, un libro autobiografico ma non solo. E’ anche un libro di formazione, un libro dove i “No” diventano “Sì”, un libro di speranza per chi lo legge. Speranza di poter svoltare nella propria vita nonostante i “No!” sono stati pesanti e importanti. E’ un libro che fa sorridere, che va a conoscere meglio certi personaggi, quelli che le gente considera lontani e che ho cercato di umanizzare.

Parlo di Massimo Troisi, piuttosto che Pino Daniele, Magalli, Boncompagni, Costanzo e altri. Tentando, con cura ed attenzione, di raccontare le sfaccettature della loro parte intima, del loro essere più “quotidiani” rispetto a quello che vede il pubblico. Per fare questo mi sono rimesso totale in gioco, in tutto e per tutto!

Una nuova sfida per lei, l’ennesima. E’ stata complessa?

Beh, certamente è stata un’avventura durata 8 mesi, piena di collegamenti e racconti. Scritto (e ci tengo a ringraziarli) con Michele Biccone e Francesco Trento, due straordinari autori e sceneggiatori. Ed è la prima volta che si fa un libro + audiolibro insieme e visto che sono un lettore di cose altrui, questa volta leggo il mio. Ho unito corpo e voce. Paghi uno prendi due.

Come si palesa l’idea?

L’idea nasce da un mio lavoro teatrale: “58 sfumature di Pino”. Da quello spettacolo ho capito che si poteva raccontare la propria vita (senza alcuna autocelebrazione) rimarcando anche momenti più difficili e rilanciarli in maniera divertente, seppur con una drammaturgia importante alle spalle. Quando era solo nella mia mente l’ho proposto a Bompiani-Giunti, loro lo hanno sposato immediatamente. Da lì è partito il “viaggio”. Tuttavia ci tengo a precisare che scrivere non è il mio mondo. E’ un’opera a sé stante e forse particolare per questo. A chi mi chiede se ci sarà un seguito rispondo di no, è unica e sola. 

C’è un po’ tutta la sua vita?

Non un po’, qui c’è tutta la mia vita! Fino ad oggi. Tutta anche con dei piccoli particolari che in pochi conoscono. Era arrivato il momento di poterla raccontare. Senza – e lo ripeto – autocelebrarsi. Anzi, le dirò, cercando con la massima sincerità di far sorridere, di far pensare, di suggerire a qualcuno che ha preso una gran “capocciata” che chiusa una porta si può aprire un portone. Io arrivo 11esimo idoneo ma non ammesso al centro sperimentale e dopo vent’anni mi chiamano come professore.

“Tu non farai mai il doppiatore”, qualcuno poco profeticamente sussurrò, ed invece ecco la risposta. Per cui (soprattutto lo dico ai giovani) le porte in faccia fanno bene. Non demordete. Rincorrete i vostri sogni e non fatevi avvilire dai “NO”, anche se pesanti. Io ne sono testimonianza diretta.

Era ora di bilanci?

Era arrivato forse il momento di tirare una linea, non ancora definitiva ovviamene, ma dopo 40 anni di mestiere sono giunto a quota 100! Anche se non da pensione. C’è tempo per quella. Mi sembrava però giusto raccontarmi.  

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