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Mario Giordano: "Così convinsi Feltri ad assumermi. E quando Berlusconi mi vedeva..."
Il giornalista: ecco che cosa penso della mia voce



Mario Giordano si racconta: dalle mille lettere a Feltri al rapporto con Berlusconi
Mario Giordano, il conduttore di Fuori dal coro su Rete 4, si racconta e parla di tutto, dalla sua voce inconfondibile agli inizi complicati da giornalista, fino alla sua prima assunzione e al rapporto con Silvio Berlusconi. "Ci ho sofferto tanto, tantissimo per la mia voce gracchiante, con annesse difficoltà a pronunciare certe consonanti, mi faceva stare male anche da ragazzo. Quando ho iniziato a fare il giornalista, poi, - dice Giordano a Il Corriere della Sera - è stato anche peggio: nelle conferenze stampa mi mettevo sempre in ultima fila, cercando di stare il più possibile defilato. In quelle condizioni, tutto avevo messo in conto meno una cosa: fare la tv. E invece esordii in televisione, con questa faccia e questa voce, in prima serata su Rai1, la sera del 7 gennaio 1996. Lavoravo nella redazione di Pinocchio, il programma di Gad Lerner, preparavo le schede. Un giorno Roberto Fontolan, che era il vice di Gad, mi propose di andare in video e di leggerle direttamente io. Ho capito solo dopo che per la tv valgono certe regole opposte rispetto alla carta stampata: nella prima un difetto forte, alla lunga, diventa un valore aggiunto".
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Mario Giordano poi racconta la sua prima sofferta assunzione. "A fine anni Ottanta - spiega il giornalista a Il Corriere - iniziai a tampinare Vittorio Feltri, che dirigeva l’Europeo. Lo facevo In tutti i modi. A cominciare da un quantitativo indefinito di lettere. Lui scriveva una celebrazione dei duecento anni delle guerre di Vandea, rivendicando di essere il solo a parlarne? Io gli mandavo il mio articolo sul settimanale diocesano, segnalandogli che l’avevo fatto anche io. Risposte? Una su cento. Sulla Vandea però mi rispose una cosa tipo "bravo, bel pezzo, ma prima di lavorare in un grande giornale di questi pezzi devi scriverne almeno tremila".
Un giorno, dopo l’ennesima lettera, mi chiese di fare un pezzo sulla sfida per la presidenza di Confindustria, che nel 1996 vedeva contrapposti Gianmarco Moratti e Giorgio Fossa. Nessuna risposta. Il giorno dopo, in edicola, me lo trovai pubblicato in prima pagina. Due giorni dopo mi assunse al Giornale. Feltri confessò che affidarmi quell’incarico era in realtà un modo per togliermi dai piedi per sempre, convinto com’era che non sarei riuscito a cavare un ragno dal buco". Poi il rapporto con Silvio Berlusconi: "Dalla prima all’ultima volta che l’ho incontrato ha sempre criticato il fatto che stessi in tv con la giacca sbottonata".