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Media, ricavi a galla grazie allo streaming. La Rai batte Sky e Mediaset

L'analisi dell'Area Studi Mediobanca sui principali protagonisti del Media Entertainment globale

Per l’intero 2022 si stima un calo del 4% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, in virtù dell’ulteriore contrazione della Pay TV tradizionale e del rallentamento della raccolta pubblicitaria (che dovrebbe chiudere l’anno con un -5%), sempre controbilanciati dalla crescita dello streaming. In tale ambito è però necessario che l’Italia continui a colmare il gap in essere con i principali Paesi Europei quanto a diffusione delle reti VHCN (Very High Capacity Networks). 

Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione congiunturale del potere d’acquisto del consumatore medio, è probabile che gli spettatori inizino a diversificare le fonti media alla ricerca di contenuti gratuiti. È quindi lecito attendersi nel prossimo futuro un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento, con i principali operatori S-Vod che potrebbero reagire incrementando l’importanza delle offerte miste tra servizi S-Vod e A-Vod (Advertising Video on Demand), o fissando una stretta sulle pratiche di condivisione degli account.

Con €8,9 mld, il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco evidenzia il giro d’affari più elevato nel confronto europeo, più del triplo rispetto a quello italiano (€2,6 mld). Completano il podio Gran Bretagna (€7,7 mld) e Francia (€3,9 mld). Nel 2021 l’Italia si posiziona al terzo posto per crescita dei ricavi (+6,7% sul 2020), dietro solo a Spagna (+24,2%) e Gran Bretagna (+8,3%). L’Italia (Rai) si distingue quanto a redditività industriale: nel 2021 l’ebit margin della TV pubblica italiana si è attestato al 3,6% (in diminuzione di 0,2 p.p. sul 2020), davanti al 3,2% del Regno Unito e al 2,5% della Spagna (unica in miglioramento, +5,9 p.p. sul 2020), mentre permane in territorio negativo la Francia (-1,1%). 

Capitolo canone: all’Italia spetta il più basso canone unitario fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (€0,25 al giorno per abbonato contro gli €0,32 medi). Molto più onerose per i contribuenti la TV pubblica tedesca (€0,58 giornalieri), quella britannica (€0,50) e francese (€0,38). Nel 2022 solo €77,8 dei €90 (pari all’86%) sborsati da ogni abbonato sono stati incassati dalla Rai, un’incidenza anche in questo caso inferiore alla media europea (90,5%).

La performance di Netflix (+8,1%), è allineata alla media ma in forte rallentamento rispetto alla crescita durante la pandemia (+24,0% var. 2020/19 e +18,8% var. 2021/20). È proseguita l’espansione dei servizi streaming, i cui ricavi sono aumentati del 14,8% e valgono il 17% circa del giro d’affari complessivo. In crescita, seppur con dinamiche più contenute, anche gli incassi da produzione e distribuzione di contenuti (+4,1%, pari al 18,4% dei ricavi), nonché la raccolta pubblicitaria (+2,0%, pari al 19,8%). Gli abbonamenti alla Pay TV tradizionale sono invece diminuiti del 4,9% (19,7% del totale), confermando una modalità di accesso ai contenuti media sempre più on demand e frammentate.