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Media, ricavi a galla grazie allo streaming. La Rai batte Sky e Mediaset

L'analisi dell'Area Studi Mediobanca sui principali protagonisti del Media Entertainment globale

A livello di redditività industriale, l’ebit margin si è attestato al 12,5%, in calo di 0,7 p.p. sul 2021; tra i sei operatori con redditività superiore alla media, cinque sono statunitensi e solo uno è europeo (la francese TF1, 13,7%). Sul podio si collocano Fox al 24,5% (in calo di -2,0 p.p.), AMC Networks al 22,5% (-3,7 p.p.) e Netflix al 21,4% (-3,9 p.p.). Nello stesso periodo l’ebit margin di ProSiebenSat.1 ha segnato la peggiore performance tra tutti gli operatori internazionali crollando di 13,2 p.p., al -3,8%, meglio solo del -5,2% della statunitense Lions Gate e del -5,3% toccato dalla neocostituita Warner Bros. Discovery.

Per le principali società internazionali crescono gli utenti dei servizi in streaming (+18,6% tra il settembre 2022 e lo stesso mese del 2021). Walt Disney rappresenta il 1° player per numero di abbonati su scala globale grazie alle sue tre piattaforme (Disney+, Hulu e ESPN+) che insieme raggiungono quasi i 236 milioni, pari al 25,6% della fetta complessiva del mercato S-Vod (subscription video on demand). 

A livello di singola piattaforma, Netflix si conferma in prima posizione con 223 milioni di abbonati1 (pari al 24,3% del mercato), davanti a Prime Video (22,8%). Seguono a distanza la neocostituita Warner Bros. Discovery (10,3%, quasi 95 milioni di abbonati) e la Paramount Global (7,2%, oltre 66 milioni). Lo scoppio della pandemia ha impresso un’accelerazione straordinaria al cambiamento, in atto già da tempo, nei comportamenti degli spettatori: questo riguarda soprattutto la fascia dei nativi digitali sempre più attratti da modalità di fruizione basate sulle logiche del ''whenever, wherever and on any device''.

Tuttavia, la crescita esplosiva dello streaming si accompagna ad alcune criticità quali la saturazione del mercato e l’inasprimento della competizione con l’ingresso dei Giganti del WebSoft anche nel comparto dei contenuti originali. Queste tematiche portano in primo piano la crucialità dell’infrastruttura tecnologica, rendendo improcrastinabili maggiori investimenti a livello di singolo Paese e sollevano interrogativi sui soggetti che debbono concorrere al loro finanziamento.

Nel 2021 il giro d’affari aggregato dei 20 principali operatori internazionali privati ammontava a €324,1 mld (+12,2% rispetto al 2020), per circa l’85% generato dai player a stelle e strisce, con sei di essi inclusi nella Top10 della classifica per fatturato guidata da Comcast. Il primo gruppo non statunitense è la francese Vivendi, settimo con ricavi a €9,6 mld, mentre tra le altre europee la lussemburghese RTL Group si colloca in nona posizione (€6,6 mld), seguita da ProSiebenSat.1 (decima con €4,5 mld).

Il Gruppo MFE (15esimo, con €2,9 mld) è salito, in più riprese, al 29,9% dei diritti di voto nel capitale del colosso tedesco, avvicinandosi alla soglia dell’Opa obbligatoria che porterebbe alla creazione di un importante gruppo paneuropeo nell’industria dell’intrattenimento e dei contenuti. Nel triennio 2019-2021, i ricavi dei colossi privati del settore televisivo sono cresciuti in media dell’1,8%, con il continuo sviluppo delle piattaforme streaming che ha bilanciato il rallentamento delle TV tradizionali.

In evidenzia ancora una volta la statunitense Netflix che segna un CAGR del +21,4%, distanziando ampiamente Sony Picture, in seconda posizione con un +10,6%; in territorio negativo cinque operatori, tre dei quali europei, con la statunitense Walt Disney che segna il maggiore calo (-7,7%).