MediaTech
Open to meraviglia, un disastro. Anche l'Intelligenza artificiale fa meglio
Lo spot della Armando Testa voluta dal Ministero della Santanché provoca un moto di critiche. Un prof. universitario lo fa realizzare all’AI a costi ridicoli...
Rappresentare la Venere di Botticelli come una influencer sciocca, Venere23, fa davvero pena, restituendo un unico effetto: degradare l’arte a soprammobile stupido, buono al massimo per orde di consumatori buzzurri
La campagna pubblicitaria per il turismo in Italia, voluta dal Ministero del Turismo e realizzata dall’agenzia Armando Testa, "Open to meraviglia" sta facendo molto discutere per superficialità, errori e gaffe.
Matteo Flora, esperto di comunicazione e professore in “Corporate Reputation and Business Storytelling" e "Big-Data Strategies” all’Università di Pavia ha provato, scrive testualmente, “a fare realizzare la grafica dell'orribile campagna del Ministero... alla AI (Intelligenza Artificiale, ndr). Per vedere se faceva peggio. Ci speravo”. L’impegno sia in termini di tempi e di economia è davvero ai minimi dei minimi storici.
Scrive Flora: “Immagini da #midjourney (20 euro/mese) e claim proposto da #GPT (0.04 euro). E 12 minuti di orologio. Eccovi la campagna "Italy. #InfiniteWonder. Ditemi voi il parere :)”.
Flora posta le immagini su Linkedin. Alcuni fanno notare che la ragazza raffigurata dall’Intelligenza Artificiale non somiglia alla Venere di Botticelli, voluta dall’agenzia Testa. Allora Flora utilizza la Venere del pittore fiorentino come immagine di riferimento, con risultati anche migliori del primo test.
I commenti si sprecano. Vanessa: “Se è questo contro cui l'AI deve gareggiare per primeggiare, beh, si merita la vittoria e la supremazia verso l'uomo!” In 12 minuti poi… Carlo: “Sono basito e gasato dalla qualità di questo risultato! Complimenti per i tuoi 12 minuti di vera professionalità”.
Il problema come sempre è la visione e l’uomo che c’è dietro e che traspare anche dal video della campagna, non la tecnologia usata. Rappresentare la Venere di Botticelli come una influencer sciocca, Venere23, fa davvero pena, restituendo un unico effetto: degradare l’arte a soprammobile stupido, buono al massimo per orde di consumatori buzzurri, non per visitatori di qualità che del Belpaese possano apprezzare quel connubio di bellezza irripetibile e complessità.
Per capire la grandezza dell’opera di Botticelli basti accennare ai passi del grandissimo critico dell’arte Ernst Gombrich: “La Venere di Botticelli è tanto bella che non rileviamo l’innaturale lunghezza del collo, le spalle spioventi e lo strano modo con cui il braccio sinistro è raccordato al corpo. O, piuttosto, dovremmo dire che tutte queste libertà che Botticelli si prese con la natura per ottenere la grazia della linea, accrescono la bellezza e l’armonia del disegno, in quanto accentuano l’impressione d’un essere infinitamente tenero e delicato, spinto alle nostre rive come un dono del cielo”.
Tra i commenti al post di Flora c’è anche chi critica il professore per non aver compreso le dinamiche della campagna pubblicitaria e chi per l’uso dell’Intelligenza Artificiale.
Alex: “Stai promuovendo l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, che come già sappiamo nel futuro potrebbe creare il più grande tasso di disoccupazione mai visto nella storia dell’umanità o stai criticando la campagna? Perché la differenza credo sia sottile ma rilevante”. La risposta di Flora è tranchant: “Molto meglio la disoccupazione che certi ‘professionismi’...Almeno si alza la soglia generale”. I due poi concordano che il problema è il merito dell’intervento e le valutazioni sbagliate fatte a monte.