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MediaTech
Robot killer, il futuro delle guerre. Arriva la terza rivoluzione delle armi

Molti paesi, inclusi Stati Uniti, Cina, Regno Unito, India, Iran, Israele, Corea del Sud, Russia e Turchia, hanno investito molto nello sviluppo di robot assassini autonomi negli ultimi anni.

Anche Amnesty International del 2021 ha affermato che le potenze militari mondiali stanno "investendo pesantemente nello sviluppo di sistemi autonomi". Il Regno Unito, ha affermato l’associazione, sta sviluppando un drone autonomo senza equipaggio in grado di identificare un obiettivo all'interno di un'area programmata, "mentre la Russia ha costruito un carro armato robotico che può essere dotato di una mitragliatrice o di un lanciagranate". Le funzioni autonome possono anche essere aggiunte a tecnologie esistenti o in via di sviluppo, come il missile vagante Switchblade 600 prodotto negli Stati Uniti.

I sistemi di armi autonome possono anche essere schierati per capacità difensive, con algoritmi di rilevamento in grado di eliminare in anticipo, con grande efficienza una potenziale minaccia e con efficacia e precisione superiore a quella umana. Ma gli esperti e i gruppi per i diritti civili mettono in guardia sui rischi che superano di gran lunga i vantaggi.

Per i grandi trafficanti di armi e per i governi avere dei robot killer è una manna dal cielo; saltano o vengono messe fortemente in discussione tutte le questioni etiche sul ​​rispetto del diritto umanitari internazionali e le responsabilità legali. Un robot killer autonomo che sceglie senza la presenza dell’uomo il bersaglio da abbattere apre scenari imprevedibili. Chi è responsabile delle sue azioni? Il militare che lo ha messo sul campo? L’ideatore? Lo Stato o il gruppo belligerante che lo usa? Nella figura di chi? Non è chiaro.

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