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MediaTech
Robot killer, il futuro delle guerre. Arriva la terza rivoluzione delle armi

L’Intelligenza Artificiale legata agli armamenti è accessibile anche ai gruppi privati oltre agli Stati e non esistono attualmente regolamentazioni in grado di limitarne l’utilizzo. E’ nata anche la “Campaign to Stop Killer Robots” consesso di 160 organizzazioni non governative in oltre 65 Paesi del mondo che si batte per giungere al divieto dei robot come armi autonome. Ma per ora l’opinione pubblica mondiale non ne comprende l’importanza. Un divieto assoluto e generalizzato dei sistemi d'arma autonomi non sembra probabile a breve, tanto più in un panorama geopolitico diviso e pieno di conflitti come quello attuale devastato dalla guerra in Ucraina.

Oltretutto in una società del controllo come la nostra, dove è possibile entrare nelle tecnologie quotidiane dei privati ed è possibile il tracciamento dei singoli diventa ancora più insidiosa la presenza di questo tipo di armi.

La Cina ha sostenuto il divieto dell'uso di armi completamente autonome ma non del loro sviluppo, una posizione in linea con l'idea che alcuni degli strumenti militari più pericolosi al mondo, comprese le armi nucleari, possano fungere da deterrenti difensivi.

L'industria cinese delle armi ha debitamente portato avanti lo sviluppo di tale tecnologia, compresi i droni Blowfish A2, che possono volare in sciami e ingaggiare autonomamente un bersaglio. Il Progetto 912 mira anche a sviluppare robot sottomarini nei prossimi anni.

L'India invece ha espresso preoccupazione per una nuova corsa a tali macchine che allarga il divario tecnologico tra le nazioni e per la proliferazione di robot killer, anche per attori non statali, ma ha contemporaneamente raddoppiato lo sviluppo di propri sistemi di armi autonomi.

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