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Usa-Corea del Nord, guerra a marzo 2019: le cantonate dell'Economist

Gianni Pardo

Secondo l’Economist, la data della guerra di Trump contro la Corea del Nord è già fissata

Riferisce un articolo di Repubblica che, secondo l’Economist, la data della guerra contro la Corea del Nord è già fissata. Si avrà nel marzo del 2019. Si conteranno trecentomila morti nella Corea del Sud e un numero incalcolabile al nord, su cui gli americani sganceranno “la madre di tutte le bombe nucleari, la B61-12”. E non si sa quante migliaia saranno le vittime cinesi del fall out proveniente da sud. E come reagirà la Cina?

Se non avessimo già visto con quale disinvoltura, disinformazione e faziosità l’Economist trattò a suo tempo Silvio Berlusconi, strabuzzeremmo gli occhi e, nel dubbio, toccheremmo ferro. Invece, ammaestrati dal fatto che quella grande testata non è garanzia di verità e a volte neppure d’intelligenza, possiamo fare alcune semplici considerazioni.

Gli Stati Uniti hanno usato l’atomica a Hiroshima e Nagasaki. Il mondo non l’ha mai dimenticato e, in grande misura, non gliel’ha nemmeno perdonato. Gli americani hanno sempre fatto notare che, considerata la mentalità del tempo, i giapponesi si sarebbero fatti uccidere più o meno tutti, pur di ritardare l’avanzata dei nemici sul suolo giapponese. Si era già visto ad Okinawa. Insomma sarebbero morti milioni di giapponesi, uccidendo centinaia di migliaia di americani, senza alcun senso politico o militare, avendo il Sol Levante tecnicamente già perso la guerra da tempo. La cosa è talmente vera, che l’Imperatore Hiro Hito, intenzionato a salvare i suoi sudditi, ebbe grandi difficoltà a far accettare la resa. E benché tale fosse la sua volontà, alcuni suoi alti ufficiali non si rassegnarono alla vergogna di una sconfitta accettata e si suicidarono.

Gli americani, sapendo tutto questo, si resero conto che bisognava convincere i giapponesi che la resistenza era inutile e tragica. Uccidendo centomila abitanti di Hiroshima si sarebbero salvate milioni di vite, e tuttavia Hiroshima non bastò: fu necessario sacrificare anche Nagasaki, e fu necessario che l’Imperatore fosse più ragionevole del suo Stato Maggiore. Ebbene, malgrado tutto ciò, gli Stati Uniti non sono stati perdonati. Come si può immaginare che oggi essi potrebbero usare l’atomica contro la Corea del Nord, senza necessità?

Washington non ha alcun interesse a sterminare i coreani, del resto innocenti delle follie del loro dittatore. Vogliono soltanto impedire che quel Paese possa rappresentare una minaccia per i suoi vicini e per gli Stati Uniti. E per rendere inoffensivo un cobra non è necessario ucciderlo, basta togliergli le ghiandole velenifere.

È pensabile che gli americani scatenino una tempesta di fuoco “come il mondo non l’ha mai vista”, ma con bombe convenzionali. Che del resto fanno già abbastanza danno. Distruggerebbero tutti gli impianti di produzione nucleare noti e tutti gli impianti che che “forse” sono tali. Bombarderebbero con bombe di straordinaria potenza anche i sili dove potrebbero essere contenuti i missili, e dovunque farebbero danni immensi. Ovviamente ucciderebbero anche – questo sì - chiunque si trovasse sul posto o azzardasse una mossa di difesa, ma la città di Pyongyang non avrebbe nulla da temere. Al massimo potrebbe essere distrutta la reggia dei Kim, ma soltanto per il valore simbolico della cosa. Niente milioni di morti, niente armi nucleari, niente fall out sulla Cina, niente incubi di giornalisti afflitti da cattiva digestione.

Ovviamente, dopo questa prima ondata, gli americani sorveglierebbero la zona e sarebbero pronti ad una seconda ondata, se appena scoprissero di aver trascurato qualcosa. Ma non immagino nulla di più. Potrei sbagliare, certo, ma neanche l’Economist si priva di questa possibilità.

Una seconda ipotesi, e qui veramente ci sono da fare gli scongiuri, è che i nordcoreani osino provare ad inviare un missile atomico sugli Stati Uniti o anche sulla Corea del Sud. In questo caso, se c’è un attacco con armi nucleari, è concepibile che si risponda con la stessa moneta. E allora sì, la Corea del Nord si sarebbe suicidata.

Se una bomba atomica scoppiasse sulla Corea del Sud, della sorella del Nord non rimarrebbe pietra su pietra. I morti non sarebbero “alcuni” milioni, ma “molti” milioni. Sempre che questa vendetta non si attui anche se il missile sia fatto scoppiare in volo, dal momento che, secondo il codice penale, l’articolo che punisce l’omicidio è lo stesso che punisce il tentato omicidio, sempre il 575.

Ma prima di pensare all’Apocalisse è meglio ipotizzare un bombardamento tremendo, modello Seconda Guerra Mondiale o peggio.