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Zoro riceve i complimenti da Mattarella e si squaglia
Diego Bianchi e l'ego falcemartelliano
È ripartita venerdì la trasmissione Propaganda Live su La7, condotta da Diego Bianchi in arte Zoro.
Solito cliché, soliti ospiti, solito Marco Damilano, soliti barbudos d’ordinanza pronti a conquistare e difendere Cuba dall’odiato Amerikano, che ora ha le fattezze di Matteo Salvini.
Soliti sfottò, solito viaggio, questa volta in Congo (con soldi Rai?) di Diego Bianchi in motocicletta, proprio come il Che e come Di Battista.
Ma il piatto forte è stato l’antipasto, così succulento da sembrare un primo: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è complimentato con Don Diego che da duro combattente anarcoide del potere si è letteralmente squagliato dall’emozione e non c’ha capito più niente e quindi su questo evento sostanzialmente privato, visto che al popolo poco gliene poteva tangere, c’ha aperto la trasmissione e per diversi minuti ha appallato il pubblico in sala, ma soprattutto quello raggiunto via etere che non ne poteva vedere più della commozione di Zoro.
Ora, non c’è niente di male ha sentirsi gratificati dal Presidente della Repubblica perché magari puoi dire ai tuoi figli “ohé, anche io conto qualcosa” in questa Italia sgangherata.
Umano, ma comprensibile. Il fatto è che se ci si definisce però “de sinistra” occorrerebbe avere un po’ meno l’ego tronfio perché, appunto, dediti a temi un tantinello -come dire-più universali. Che so, il lavoro che non c’è, le condizioni dei lavoratori, lo sfruttamento etc.
Invece lui, dai complimenti di Mattarella non s’è rimesso più. Un po’ come Leonid Brežnev, segretario del Pcus sovietico, che negli anni ’80 dello scorso secolo era arrivato a possedere una cinquantina di fuoriserie in garage, mentre gli operai non ce la facevano a tirare avanti.
Ecco, forse è a causa delle Rolls Royce di Brežnev e un po’ anche dell’edonismo falcemartelliano di Zoro che il comunismo è fallito.