Medicina

Chirurgia laparoscopica per rimuovere cisti ovariche in cardotrapiantata

Eduardo Cagnazzi

Il delicato intervento eseguito dalla equipe medica della Uoc di Chirurgia generale del Monaldi di Napoli. La quindicenne affetta anche da sindrome di Sotos

Tre formazioni cistiche rimosse dall’ovaio residuo senza asportarlo e senza compromettere la funzionalità ormonale di una paziente di 15 anni, già sottoposta a trapianto di cuore, grazie a tecniche chirurgiche mini invasive. 

Il delicato intervento è stato eseguito, in laparoscopia, dall’equipe della Uoc di Chirurgia generale, guidata dal direttore Diego Cuccurullo. 

“Si è trattato di un caso molto particolare per via della storia clinica della paziente”, ha spiegato Cuccurullo. La giovane, infatti, è una cardiotrapiantata ed è affetta da sindrome di Sotos (gigantismo) e, inoltre, prima di ricevere il trapianto, le è stato impiantato, nel 2012, un cuore artificiale che l’ha tenuta in vita per oltre 500 giorni ed è attualmente in follow up presso la Uosd di Assistenza meccanica al circolo e dei trapianti nei pazienti adolescenti, guidata da Andrea Petraio. 

“Un anno e mezzo fa - aggiunge Cuccurullo - era già stata sottoposta a intervento chirurgico, sempre per via laparoscopica da noi, proprio per la rimozione di una massa che ha reso necessaria l’asportazione di un ovaio. Nel momento in cui sono state rilevate queste formazioni anche nell’altro ovaio siamo intervenuti con la tecnica mini-invasiva in 3D, proprio con l’obiettivo di preservare l’ovaio e non compromettere la funzionalità ormonale”. 

“L’Azienda Ospedaliera dei Colli, nell’ambito della chirurgia laparoscopica è stata e continua ad essere pionieristica” dichiara Maurizio di Mauro, direttore generale dell’Azienda. 

“Grazie all’esperienza acquisita negli anni è stato possibile rimuovere le masse senza ricorrere all’asportazione dell’altro ovaio e senza costringere la giovane a un decorso post operatorio lungo e complesso. Il risultato dell’intervento è frutto di un lavoro di squadra che vede coinvolte tutte le equipe che, da anni, seguono questa paziente” conclude.

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