Medicina
Come fare e quanto costa (molto), se volete avere una sala-Covid dentro casa

Una sala rianimazione privata in vista di una possibile seconda ondata? Realizzabile, se si dispone di un portafoglio capiente
Quei macchinari salvavita della terapia intensiva, sulla bocca di tutti dallo scorso marzo in avanti, qualcuno in Italia se li è comprati direttamente per sé, per costruirsi un posto letto anti-covid a casa propria. Per evitare gli ingorghi degli ospedale e per garantirsi cure in tempo utile in caso di sovraffollamenti come quelli di questa primavera.
A riportarlo è Libero, che ne ha ricevuto conferma dai diretti interessati, i quali per ovvi motivi preferiscono non esporsi. Certo, servono i soldi, e pure tantissimi, evidenzia il giornale. Non è qualcosa che si può permettere chiunque, altrimenti i reparti pubblici e privati non servirebbero più. Parliamo di milionari dalle disponibilità economiche illimitate o quasi, sottolinea Libero.
I costi vanno da un minimo di 3mila euro, per uno di quei ventilatori polmonari domiciliari simili ai mini-computer dei primi anni 2000 ai 30mila euro di un macchinario d'alta fascia. Fino al letto ultra-tecnologico, posizionato lontano dalle pareti in modo che sia accessibile sui quattro lati, che ammonta al prezzo di una bella utilitaria di circa 15mila euro (spondine rimovibili per garantire la sicurezza del paziente e rotelle).
Poi c' è il monitor dove scorrono in continuazione i livelli della frequenza cardiaca, della pressione, della temperatura. Questo serve per permettere una costante e attenta osservazione dei parametri da parte del personale sanitario, in modo da adottare la terapia migliore o cambiare in corsa in base ai dati clinici rilevati. Costo? Altri 16mila euro circa.
Si aggiungono poi i costi dell'energia elettrica per tenere in piedi il reparto casalingo e soprattutto il costo umano. Servono medici (pneumologi o rianimatori) e infermieri che si diano cambi 24 ore su 24 per garantire l' assistenza necessaria al paziente, riporta ancora Libero.
E non è facile trovare qualche valido professionista disposto a mollare il proprio lavoro in ospedale per dedicarsi a una sola persona a domicilio. A meno che l'offerta sul piatto non sia molto ricca. Anzi ricchissima. In Italia esistono anche migliaia di medici non contrattualizzati, ma il rischio è che non siano specializzati nella ventilazione quanto basti per conoscere il lavoro che va svolto.
In Italia, al netto degli incrementi dovuti alla pandemia, ci sono circa 5.300 posti di terapia intensiva: il 70% nelle strutture pubbliche e il resto in quelle private. Ciò significa avere a disposizione 2,6 posti letto ogni 1.000 abitanti, numeri più bassi secondo le statistiche Ocse rispetto a Francia (3,1) e Germania (6).
Questa vicenda dei reparti ospedalieri fai da te implica, inoltre, anche un aspetto morale. Se da una parte, infatti, ci sono famiglie che durante la fase più acuta della pandemia non hanno potuto nemmeno dire addio ai propri cari intubati in terapia intensiva, c'è dall'altra chi si è costruito l'ospedale dentro casa.
E questi 'paperoni italiani' non è difficile associarli a quei russi che a fine marzo, sentendo i bollettini di guerra del nostro Paese, hanno fatto razzie di apparecchi di ventilazione meccanica mentre i comuni mortali facevano scorte di grano e carta igienica. Il 30% dei macchinari per aiutare la respirazione è finito nelle mani di privati.