Medicina
Coronavirus, il virologo Tarro: "Il caldo sarà il nostro miglior alleato"
Intervista al virologo di fama internazionale, Giulio Tarro, allievo e ‘figlio scientifico’ di Albert Sabin, il padre del vaccino contro la poliomelite
“Il nostro migliore alleato? E’ indubbiamente l’estate, il caldo, ormai alle porte, insieme ad alcune accortezze: tenere una certa distanza abbinata all’igiene, lavarsi molto spesso mani e viso, e uno stile di vita corretto, vale a dire un’alimentazione sana, ricca di Vitamina C”.
Così il virologo di fama internazionale, Giulio Tarro, allievo e ‘figlio scientifico’ di Albert Sabin, il padre del vaccino contro la poliomelite, parla dell’insidioso virus Sars-Cov-2 dall’alto dell’Olimpo per aver nel corso della sua brillante lunga esperienza di clinico e studioso, visto, trattato e risolto diverse malattie virali: isolò negli anni ’70 il virus respiratorio sinsiziale causa dell’epidemia, detta del ‘male oscuro’, che colpiva a Napoli bambini da zero a due anni affetti di brochiolite. E, sempre negli anni ’70, a Napoli ha combattuto in prima linea il colera. Poi negli anni ‘80 si è occupato dell’Aids che fa ancora molte, milioni, di vittime in Africa.
Ora dall’alto dell’Olimpo, della sua Posillipo, osserva la pandemia causata dal virus Sars-Cov-2 generato a Wuhan in Cina dal pipistrello e, per il salto di specie, trasmesso all’uomo: proprio vicino al laboratorio di Wuhan c’è il mercato del pesce ben fornito di pipistrelli e altre razze tolte dal loro habitat naturale.
“Leggo con piacere che la Cina si avvia ad introdurre il divieto di mangiare cani e gatti: è una grande svolta culturale. Forse qualcosa l’esplosione del virus Sars-Cov-2 deve aver insegnato: e cioè che bisogna lasciare vivere gli animali nel loro habitat naturale, la foresta”. E, su questa lunghezza d’onda, che bisogna“tutelare e rispettare molto di più l’ambiente, il territorio, non inquinarlo ancora”. Con lo smog e le nefaste polveri sottili, Pm10 e Pm 2.5.
Tarro, già candidato nel 2015 al Nobel per la Medicina, di epidemie e pandemie, “anche più violente di questa ne ho viste tante, dal colera all’Aids, dalla Sars del 2003-2004 alla Mers nel 2012, entrambe risoltesi senza il vaccino ma utilizzando gli anticorpi monoclonali sviluppati dai contagiati e guariti ed infine l’Ebola nel 2018-2019 per la quale invece è stato messo a punto il vaccino”.
Per quel che riguarda Sars-Cov-2, “onestamente, credo che anche per questo virus – precisa il virologo 82enne - la soluzione possa venire prima dagli anticorpi monoclonali sviluppati dai contagiati e guariti che dal vaccino che richiede tempi più lunghi e che dovrà essere buono ed efficace per tutti, visti i tanti ceppi che ci dicono che già oggi pare che il virus Sars-Cov-2 non sia lo stesso per Wuhan e per la Lombardia, stante la sua mutazione genetica”.
Accanto agli anticorpi monoclonali, “ci sono farmaci antivirali ed antimalarici di buon livello che – prosegue Tarro – si stanno già sperimentando nella fase iniziale del contagio: la clorochina, l’idrossiclorochina, il favipiravir che ben agiscono contro l’infiammazione”.
E a noi cosa ci insegna questa davvero complicata epidemia? “A potenziare, rafforzare la sanità pubblica, il sistema sanitario universale: possibile che proprio la Lombardia è stata così colpita, direi travolta dal virus? Eppure la sanità non era il suo fiore all’occhiello? Non sarà che ha pagato, sta pagando a caro prezzo il taglio enorme dei posti letto? Credo proprio che quanto fatto dal 1997 ad oggi: aver penalizzato il sistema sanitario pubblico per favorire la sanità privata, ci si è, come un boomerang, ritorto contro”, conclude l’insigne virologo, non senza riservare ancora qualche battuta critica.
“Sì mettiamole pure le mascherine, ma credo sarebbe meglio che a indossarle dovrebbero essere certi virologi per non dire troppe stupidaggini in televisione”.