Medicina
Emicrania, nuovo farmaco: Galcanezumab dimezza attacchi di cefalea a grappolo
Il farmaco Galcanezumab arriva in Italia. Chi soffre di emicrania con questa nuova terapia potrebbe dimezzare gli attacchi di cefalea
Arriva in Italia un nuovo farmaco chiamato Galcanezumab, basato sugli anticorpi monoclonati, che può dimezzare gli attacchi di emicrania anche nei soggetti refrattari alle terapie farmacologiche - Salute e benessere
L'emicrania è un problema comune a milioni di persone in tutto il mondo e in alcuni casi può essere invalidante, tanto che l'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) l'ha classificata al primo posto tra le cause di disabilità sotto i 50 anni in base alla Global Burden Disease (Gbd 2017). Si stima che questo disturbo colpisca il 14% della popolazione globale. In Italia la percentuale di persone che soffrono di emicrania è del 9% tra gli uomini e il 18% tra le donne.
Emicrania, nuovo farmaco: il Galcanezumab dimezza gli attacchi di cefalea a grappolo
Un nuovo farmaco chiamato galcanezumab e sviluppato da Lilly potrebbe è arrivato oggi in Italia e potrebbe finalmente dare sollievo ai soggetti che soffrono di cefalea a grappolo. L'emicrania si caratterizza per attacchi che durano da 4 a 72 ore che possono spostarsi di posizione ma solitamente sono localizzati solo un lato della testa. I sintomi sono un doloro pulsante che aumenta con l'attività fisica e spesso anche nausea, vomito e una sensazione di fastidio a luci e rumori.
Il galcanezumab appartiene alla classe degli anticorpi monoclonati anti-Cgrp e potrebbe dimezzare gli attacchi di emicrania sia nelle forme episodiche sia in quelle croniche o che sono risultate incurabili nonostante la terapia.
"Gli studi clinici dimostrano che galcanezumab induce una riduzione del numero di giorni di emicrania di almeno il 50% nel 62% dei pazienti affetti dalla forma episodica (forma cronica 28%), di almeno il 75% nel 39% dei casi (forma cronica 9%) e del 100% nel 16% dei soggetti trattati - afferma Piero Barbanti, presidente eletto Anircef (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee) - Galcanezumab è in grado di ridurre considerevolmente il numero dei giorni di emicrania anche nei soggetti che abbiano fallito fino a quattro farmaci preventivi precedenti, quindi finora considerati potenzialmente refrattari: lo studio Conquer testimonia che l'efficacia di galcanezumab prescinde dai fallimenti terapeutici precedenti. L'esperienza diretta con galcanezumab ci ha inoltre fatto apprezzare un deciso cambiamento dello stile di vita del paziente il quale, riducendo il numero di giorni mensili di emicrania, si trova a vivere con maggiore serenità e spensieratezza i giorni intervallari".
Emicrania: i costi per il sistema sanitario e l'impatto sulla produttività nel lavoro
"In Europa è stato calcolato che l'emicrania costa 111 miliardi all'anno tra costi diretti, indiretti e intangibili - evidenzia Gioacchino Tedeschi, presidente della Sin (Società italiana di neurologia) - Il primo impatto è sulla produttività, con 5 giorni di lavoro persi l'anno, ma ci sono aspetti che impattano la qualità della vita dei pazienti emicranici che vanno ben al di là del lavoro perso. Bisogna diffondere la cultura dell'emicrania, che è molto carente a livello sociale; inoltre la presa in carico del paziente emicranico dovrebbe prevedere un percorso diagnostico-terapeutico che contempli la figura del centro cefalee, con uno specialista che imposti la terapia più adatta al singolo paziente".
"Fino ad oggi - precisa l'esperto - le terapie di prevenzione sono state condotte utilizzando farmaci nati e impiegati per patologie diverse dall'emicrania, gravati da importanti effetti collaterali: l'introduzione degli anticorpi monoclonali anti-Cgrp rappresenta in questo senso un'opzione terapeutica molto interessante".
Emicrania, nuovo farmaco: il Galcanezumab è una terapia mirata che porta risultati - Salute e benessere
"Gli anticorpi monoclonali anti-Cgrp si caratterizzano per un meccanismo d'azione molecolare molto selettivo e specifico: è la prima volta che abbiamo farmaci che bloccano un neuropeptide o il suo recettore in maniera così precisa - spiega Pierangelo Geppetti, presidente Sisc (Società italiana per lo studio delle cefalee) - Questo comporta due risultati: da un lato si ha la possibilità di inibire il meccanismo che genera il dolore e la costellazione di sintomi dell'attacco emicranico, dall'altro che, proprio perché il meccanismo che viene inibito è così specificamente dedicato a produrre questo tipo di dolore, l'uso di questi farmaci ha portato all'evidenza di un profilo di sicurezza molto buono, se non addirittura eccellente. I vari studi clinici hanno evidenziato che gli effetti avversi prodotti da questi farmaci sono uguali a quelli prodotti dal placebo, quindi sono sostanzialmente assenti".
"Dobbiamo adattarci a vivere una vita intera con un dolore a volte insopportabile e con terapie che non danno i risultati sperati e con effetti collaterali molto importanti che ci cambiano profondamente - dice Lara Merighi, coordinatore laico di Al.Ce. (Alleanza cefalalgici) Group Italia - Trovo ingiusto, ora che sono disponibili le nuove cure con gli anticorpi monoclonali, terapie per la prima volta studiate appositamente per il nostro mal di testa e prive di effetti collaterali, che non possiamo accedervi se non dopo aver provato tutte le altre terapie gravate da effetti collaterali alle volte devastanti e spesso inefficaci. La maggior parte delle persone colpite da emicrania sono donne giovani, dobbiamo arrivare al cuore e alla mente di chi ci crede invisibili e dire basta alla sottovalutazione e al pregiudizio che ci accompagnano da sempre".