Medicina
Fibrillazione atriale: innovativo intervento del Santa Maria Nuova di Firenze
La nuova tecnica può rivelarsi particolarmente utile nei pazienti affetti da forme persistenti di aritmia
Fibrillazione atriale, il nuovo intervento di ablazione deonominato alcolizzazione della vena di Marshall è stato eseguito per la prima volta dal reparto di elettrofisiologia del Santa Maria Nuova di Firenze
La fibrillazione atriale è la forma di aritmia più frequente e si contraddistingue dal sovvertimento della normale attività elettrica del cuore che porta al battito cardiaco irregolare, con con conseguento aumento del rischio di scompenso cardiaco e di morte. Il reparto di elettrofisiologia dell'ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, coordinato dal dottor Andrea Giomi, ha sviluppato una nuova tecnica di ablazione chiamanta "alcolizzazione della vena di Marshall" e ha eseguito con successo il primo intervento.
"Tale intervento - ha spiegato il dottor Massimo Milli, direttore della struttura complessa Cardiologia Firenze 1 - consiste nella somministrazione selettiva all'interno di una vena cardiaca di alcol etilico al fine di disattivare elettricamente una porzione di tessuto miocardico atriale implicato nella genesi e mantenimento dell'aritmia. Questa procedura, eseguita per la prima volta in un ospedale fiorentino, va ad affiancare e migliorare il trattamento ablativo standard della fibrillazione atriale".
Fibrillazione atriale, i dettagli sulla nuova tecnica per curarla
L'intervento concluso con successo dai medici fiorentini per la cura della fibrillazione atriale va ad agire sulla vena di Marshall, un piccolo collaterale venoso che si trova sulla superficie posteriore dell'atrio sinistro. L'alcolizzazione retrogada di questo vaso crea una sorta di ablazione chimica in una zona dell'atrio sinistro chiamata "istmo mitralico" e considerata un importante snodo elettrico. Bloccare tale area del cuore garantisce una protezione maggiore contro i fenomeni di fibrillazione atriale.
E' noto che la terapia ablativa è superiore a quella farmacologica nel controllo delle recidive aritmiche. Le tecniche tradizionali permettono all'80% dei pazienti con forme parossistiche di aritmia di avere un ritmo cardiaco normale a un anno dall'ablazione. Alcuni soggetti sviluppano però forme persistenti e per questi, data la minore efficacia delle tecniche tradizionali, il nuovo intervento nato a Firenze può rivelarsi una soluzione migliore.