Medicina
I migranti non portano malattie: si ammalano in Italia
Domani a Palermo il convegno di AME-Associazione Medici Endocrinologi “Migranti e salute: tra prevenzione, cura e fake news”
Il fenomeno dell’immigrazione comporta rischi per la nostra salute? E’ una clamorosa bufala. A dirlo è la scienza.
Si svolgerà domani a Palermo il convegno “Migranti e salute: tra prevenzione, cura e fake news”, promosso dall’Associazione Medici Endocrinologi, con il contributo incondizionato di Ibsa Farmaceutici Italia e il coinvolgimento di SIMM - Società italiana di Medicina delle Migrazioni, OIM - Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, NAGA e Università Bocconi.
Già le anticipazioni del convegno smontano con decisione una delle principali fobie legate all’immigrazione. Il responsabile scientifico Piernicola Garofalo (dell’Unità operativa di Endocrinologia dell’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo) spiega: “Il numero dei migranti residenti a vario titolo sul territorio nazionale è pari a circa il 10% della popolazione generale. I livelli e le modalità di assistenza alla salute nelle sue varie declinazioni (prevenzione, diagnosi e terapia) sono estremamente difformi e poco tracciate, ma sappiamo che l’integrazione degli immigrati passa anche attraverso l’accesso al sistema sanitario. L’articolo 32 della Costituzione descrive la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività ed è di questo che dobbiamo occuparci. Rimuovere le barriere all’accesso tempestivo alle cure sanitarie è auspicabile non solo eticamente, ma anche dal punto di vista dell’efficienza economica”.
Enzo Massimo Farinella, Direttore della struttura complessa Malattie Infettive presso l’Ospedale Cervello di Palermo, aggiunge: “Nonostante la diminuzione del numero dei migranti giunti in Italia, il fenomeno rappresenta una questione viva descritta con modalità spesso distanti dalla realtà fattuale, e ingenerando una realtà percepita dai cittadini e diversa da quella che emerge dall'analisi asettica degli elementi di valutazione e dai dati disponibili. L’impatto del fenomeno migratorio sul nostro sistema sanitario ha dimostrato che non esiste alcuna emergenza sanitaria. Non esiste alcun pericolo di importazione di malattie infettive che possano rappresentare elemento di allarme sanitario. I dati epidemiologici dimostrano che i migranti non veicolano patologie che mettano a rischio i Paesi che li accolgono. Al contrario, si evidenzia che la difficoltà di offrire modalità adeguate di accoglienza e integrazione costituisce un fattore di rischio per la salute dei migranti, costretti a vivere in condizioni di precarietà e di promiscuità ambientale. Va inoltre ricordato che i migranti nell’immediata fase che segue allo sbarco sono sottoposti alle procedure sanitarie che si sviluppano con la prima visita sul molo. Per i casi sospetti per patologie trasmissibili, si prende contatto diretto con i Reparti di Malattie Infettive, i quali avviano un percorso dedicato”.
Anna Spada, medico volontario dell’Associazione Naga Onlus, Milano, sottolinea: “Il Testo Unico sull’Immigrazione prevede che siano assicurate le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o essenziali, ancorché continuative anche a chi è irregolarmente presente sul territorio nazionale. Questo diritto viene erogato tramite il rilascio del codice STP (Straniero Temporaneamente Presente); il decreto stabilisce inoltre il divieto di segnalazione alle autorità. Tuttavia, le condizioni esistenziali dei cittadini stranieri irregolari limitano di fatto l’accesso alle cure. Dalla banca dati dell’associazione Naga emerge che il 10% dei pazienti che si sono rivolti all’associazione presenta alla prima visita condizioni cliniche che necessitano di un intervento di secondo livello in ambito ospedaliero. È quindi lecito supporre che in assenza della visita presso il Naga questi pazienti avrebbero continuato a gestire in maniera inappropriata le proprie patologie, fino al ricovero in Pronto Soccorso per la loro prevedibile recrudescenza”.
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