Medicina

Salute, gli incubi notturni possono essere segnalatori del Morbo di Parkinson

di Daniele Rosa

Il 70% dei pazienti aveva avuto sogni angoscianti, secondo la Fondazione Spagnola

Salute, gli incubi notturni possono segnalare un rischio di Parkinson

“ Incubi, sogni angoscianti , sonno frammentato e risveglio precoci” possono essere sintomi prodromici del morbo di Parkinson. Circa il 70% delle persone affette dalla grave malattia degenerativa presenta questi atteggiamenti legati al dormire. Questo secondo quanto considerato dalla Fondazione spagnola per l'assistenza alla ricerca sul Parkinson.  Un disturbo del sonno potrebbe essere il primo sintomo di questa malattia neurodegenerativa che si manifesta negli over 55 tra i cinque, i dieci o i quindici anni prima della comparsa dei sintomi più conosciuti quali il tremore, la lentezza nei movimenti e la rigidità. Le nuove indicazioni sono emerse da un recente studio prospettivo pubblicato da The Lancet. Lo studio ha analizzato 4000 over seguito quasi 4.000 uomini over 67 per circa 7 anni. Il risultato più sorprendente è che i pazienti che facevano sogni “difficili, violenti, o angoscianti” rischiavano tre volte di più di avere il Parkinson nei primi cinque anni rispetto a dei “non sognatori”.

Salute, i sogni violenti ed angoscianti sintomi "prodromici" della malattia neurovegetativa

Secondo quindi la dott.ssa Abidemi I. Otaiku , autore dello studio e membro del Dipartimento di Neurologia del Birmingham City Hospital, la significativa frequenza di sogni angoscianti puo’ essere considerata un "sintomo prodromico" del morbo di Parkinson. “Sono incubi violenti, spiacevoli, i pazienti cercano di difendersi. Nel sogno il paziente pensa di litigare, combattere, immagina qualcuno che lo voglia rubare o sogna un animale che lo vuole attaccare- conferma Carles Gaig, membro del gruppo di studio sul sonno e la veglia del Società Spagnola di Neurologia (SEN)- i pazienti  si muovono eccessivamente, picchiano,litigano ad alta voce, insultano e a volte  cadono dal letto. Molte volte le persone che soffrono di questo disturbo non ne sono consapevoli, non se ne rendono conto. Quello che di solito se ne accorge è chi dorme accanto a loro”. Ma sulla validità dello studio non tutto il mondo scientifico è d’accordo. Alex Iranzo, neurologo dell'Hospital Clínic de Barcelona e uno dei più attenti ricercatori nel campo del rapporto sonno-Parkinson, sottolinea che, nonostante i risultati dello studio "siano credibili", emergono pure dei limiti.

Salute, la diagnosi sui disturbi del sonno e il Parkinson

Da una parte l’analisi si concentra troppo su un cluster limitato, quello dei senior con un’età media di 77 anni tralasciando una grossa fetta di anziani. Dall'altra, il concetto di "sogno angosciante" non è definito chiaramente in quanto gli unici incubi correlati al Parkinson e ad altre malattie neurodegenerative sono quelli associati con disturbo del comportamento del sonno REM. Quello che è abbastanza sicuro è che una corretta diagnosi di questo disturbo del sonno, effettuata con un video polisonnogramma in un reparto di sonno ospedaliero, è fondamentale, poiché se positiva , è anche una diagnosi quasi certa di Parkinson, demenza a corpi di Lewy o atrofia multisistemica. Nel 2006, lo stesso dr. Iranzo insieme ad altri ricercatori spagnoli, lo ha dimostrato pubblicando su The Lancet Neurology i risultati di uno studio su 130 pazienti. Il rischio stimato di una definita sindrome neurodegenerativa dal momento della diagnosi del disturbo comportamentale del sonno REM era del 33,1% a cinque anni, del 75,7% a dieci anni e del 90,9% a 14 anni.

 

Salute, al momento nessuna cura ma il vaccino potrebbe essere alle porte

 

Qualche speranza di guarigione dal Parkinson grazie a queste indicazioni? “Oggi non esiste una cura, ma se riusciamo a identificare le persone da tre a cinque anni prima che sviluppino problemi di movimento, un giorno saremo in grado di intervenire in questa fase molto precoce per cercare di prevenire lo sviluppo della malattia” conferma il Dottor Abidemi I. Otaiku. Questo gruppo di pazienti è "molto speciale", poiché trovandosi in una fase molto precoce e lieve della malattia è un "bersaglio perfetto" per test che possono aiutare a prevenirla o fermarla. “Purtroppo quando il Parkinson viene diagnosticato ci sono già problemi di mobilità o di memoria e molti neuroni nel cervello sono già stati persi. Qui si parlerebbe di una fase iniziale molto più ampia e con molti più neuroni da salvare”. Ed un vaccino puo’ essere alle porte.