Pazienti paralizzati con sindrome locked-in PARLANO CON IL CERVELLO
Sindrome locked-in: tecnologia per LEGGERE E COMUNICARE COL PENSIERO
Pazienti paralizzati con sindrome locked-in PARLANO CON IL CERVELLO
Sindrome locked-in: tecnologia per LEGGERE E COMUNICARE COL PENSIERO. Una tecnologia basata sulla misurazione dei livelli di ossigeno nel sangue ha permesso ad alcuni malati di SLA con sindrome locked-in di tornare a comunicare con i propri cari. Pazienti completamente paralizzati sembra siano riusciti a comunicare.
Sindrome locked-in: tecnologia per LEGGERE E COMUNICARE COL PENSIERO
Pazienti paralizzati con sindrome locked-in parlano con il cervello. Una tecnologia che misura i livelli di ossigeno nel sangue ha permesso ad alcuni malati di SLA con sindrome locked-in di tornare a comunicare con i propri cari.
Pazienti paralizzati con sindrome locked-in parlano con il cervello grazie a una cuffia
Una cuffia di elettrodi ha permesso a quattro pazienti di imparare a rispondere quantomeno “sì” o “no”. Senza bisogno di muovere nulla. Un’interfaccia cervello-computer può decifrare i pensieri di quattro persone che neppure riescono a muovere gli occhi.
Pazienti paralizzati comunicano col pensiero. Sla, pazienti leggono i pensieri
Sla, i malati potranno comunicare col pensiero da oggi grazie ai “locked-in”, letteralmente «chiusi» nel loro corpo. la svolta è per i malati di Sla giunti ad uno stadio avanzato della malattia, tale da renderli completamente paralizzati. I pazienti a quel punto non sono in grado di comunicare con nessuno e non possono neppure muovere gli occhi, pur rimanendo coscienti e capaci di pensare. Adesso una rivoluzionaria interfaccia cervello-computer permetterà a chi ha la SLA di comunicare.
Sla, pazienti paralizzati potranno comunicare col pensiero, i test
E' stato possibile leggere il pensiero di quattro pazienti di SLA, che hanno risposto a domande di base con un sì o con un no.
Sla, pazienti paralizzati potranno comunicare col pensiero. Lo studio
Lo studio che permetterà ai malati di Sla di comunicare con il pensiero, pubblicato su Plo sBiology è stato condotto sui pazienti da un team internazionale guidato da Niels Birbaumer del Wyss Center per la Bio e Neuroingegneria di Ginevra.
Sla, pazienti paralizzati potranno comunicare col pensiero. Ecco come
L’idea è quella di tradurre l’attività del cervello dei malati di Sla in segnali, oltrepassando il sistema nervoso danneggiato e i muscoli. Sistemi che consentono di interpretare le intenzioni sono già operativi e, con quella che si può definire la “forza del pensiero”, le trasformano in azioni semplici come prendere un oggetto o mangiare una mela.
Sla, pazienti paralizzati potranno comunicare col pensiero. Gli obiettivi
Lo studio su malati di Sla e comunicazione col pensiero si propone come obiettivo dimostrare che anche i pazienti con la Sla hanno la capacità di usare queste interfacce. Posti di fronte a semplici domande di vita quotidiana, i volontari dovevano rispondere pensando per alcuni secondi "sì" o "no", mentre un computer monitorava le loro risposte misurando i cambiamenti di ossigenazione del sangue interpretando il segnale esattamente come un "sì" o come un "no".
Sla, pazienti paralizzati potranno comunicare col pensiero: precisione al 75%
Il sistema che permette ai malati di Sla di comunicare con il pensiero ha una precisione del 75%. Le domande sono state poste più volte per avere la certezza sulla risposta del paziente.
Sla, pazienti paralizzati potranno comunicare col pensiero. La risposta più sorprendente
La risposta più sorprendente dai malati di Sla è arrivata alla domanda «sei felice?», alla quale tutti e quattro i pazienti hanno risposto di sì. Il professor Niels Birbaumer, che ha guidato lo studio, spiega: «Tutti e quattro avevano accettato la ventilazione artificiale pur di continuare a vivere. A una persona normale certe condizioni appaiono intollerabili, ma anche un piccolo miglioramento della qualità di vita come quello di poter interagire con i familiari per queste persone costrette all’immobilità è vissuto in modo molto positivo. Per questo credo che se questa tecnica potrà essere sviluppata potrà avere un grande impatto sulla qualità della vita di questi pazienti»