Tumore al seno: la terapia ormonale per la cura del tumore al seno
La terapia ormonale ha effetti benefici sulle donne colpite da tumore al seno: studio rivela importanza dell’ormonoterapia per la cura del cancro al seno
Cancro: terapie ormonali per il tumore al seno. Gli effetti delle ormonoterapie
La terapia ormonale per il trattamento del tumore al seno ha sempre più chiari effetti benefici ed è una delle terapie più vantaggiose per la cura di questo tipo di cancro. Lo rivela uno studio condotto dall’ L'International Breast Cancer Study Group che ha valutato come il ruolo della terapia endocrina adiuvante nelle donne in premenopausa colpite da carcinoma mammario sia positivo ai recettori ormonali.
Tumore al seno, ormonoterapia per il cancro al seno. Cos’è la terapia ormonale
La terapia ormonale per il cancro al seno è indicata per la cura dei tumori ormono-sensibili e funziona in modo da manipolare l’azione di determinati ormoni o dei tessuti all’interno dell’organismo. Non tutti i tipi di cancro, quindi, rispondono a questa terapia ma solo quelli ormono-sensibili come il tumore della mammella, dell'endometrio o della prostata. Nello specifico, alcuni tipi di tumore del seno sono formati di cellule sensibili agli estrogeni. In questi casi si somministra alle pazienti il tamoxifene per la durata di 5 anni.
Cancro al seno e terapie ormonali, ormonoterapia per la cura del cancro al seno. Lo studio
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine e hanno rivelato che i farmaci in combinazionazione con la soppressione ovarica riescono non solo a ridurre il rischio di metastasi, ma permettono anche di ampliare e di applicare su misura le terapie ormonali. In particolare, due studi avanzati hanno preso in esame 2.672 e 3.066 donne in premenopausa, con tumore mammario operato e con i recettori ormonali positivi. Nel primo studio le donne sono state assegnate a 5 anni di terapia precauzionale con exemestane in combinazione a soppressione ovarica, o tamoxifene in combinazione a soppressione ovarica. Il secondo studio, invece, confrontava una terza opzione di terapia: 5 anni di solo tamoxifene con le due precedentemente menzionate.
Nel primo studio, l'aggiunta della soppressione ovarica al tamoxifene ha diminuito del 24% il rischio di recidiva rispetto al solo tamoxifene. Il beneficio clinico è stato particolarmente evidente nelle donne più giovani e sotto i 35 anni. Un'ulteriore riduzione del rischio di recidiva è stata osservata con l'uso di exemestane combinato con la soppressione della funzione ovarica. L'uso della soppressione della funzione ovarica ha evidenziato, inoltre, un beneficio anche per quanto riguarda la sopravvivenza globale, in particolare nelle donne che sono rimaste in premenopausa dopo aver ricevuto la chemioterapia adiuvante.
3 tipi diversi di terapie ormonali precauzionali, dunque, consentiranno di personalizzare le terapie in accordo al rischio di recidiva, età, potenziali effetti collaterali e preferenze delle donne in premenopausa.