Medicina

Terapie dei tumori, nasce a Napoli la prima Rete Cardioncologica d'Italia.

Eduardo Cagnazzi

Presentata durante il Congresso internazionale di Cardioncologia che si svolge fino a dopodomani in partnership con l'Anderson Cancer Center di Houston

Parte da Napoli il primo progetto di Rete Cardioncologica che mette in collegamento dieci ospedali della regione con l’obiettivo di garantire un rapido accesso alle cure e un trattamento evidence-based, secondo le linee guida, a tutti i pazienti in terapia antitumorale che devono parallelamente essere seguiti a livello cardiaco per evitare complicanze. Le stesse, se non trattate, sono ancora oggi responsabili di circa un terzo  dei decessi dei pazienti nei malati di tumore, dato questo molto  superiore a quello della popolazione generale. In questo modo, si compie un ulteriore passo avanti verso l’abbattimento dei tempi per la presa in carico del paziente ed essendo in campo cardiologico il fattore tempo una variabile decisiva, il risultato si tradurrà in un maggior numero di vite salvate.  

Con questa importante novità si è aperto nella città partenopea il Congresso internazionale di Cardioncologia: oggi all’Istituto nazionale per i tumori Fondazione Pascale l’appuntamento è con “Cardioncology: from Research to Clinical Practice” mentre domani e dopodomani (Hotel Excelsior) avrà luogo il Workshop on Cardioncology, VI Congresso nazionale in Cardioncologia. L’appuntamento è organizzato dai copresidenti dei due Congressi, Nicola Maurea (nella foto), direttore della Struttura Complessa di Cardiologia del Pascale e  Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica con il direttore generale Attilio Bianchi e quello Scientifico, Gerardo Botti. Il convegno si svolge in partnership con il Centro Oncologico più importante al mondo, lo MD Anderson Cancer Center di Houston, Università del Texas .

La Rete Cardioncologica in Campania mira all’obiettivo di inserirsi sulla rete oncologica regionale che è coordinata dall’Istituto Pascale. La cardioncologia è infatti una disciplina relativamente giovane il cui obiettivo è diagnosticare, prevenire e trattare le eventuali complicanze cardiovascolari nei  pazienti che seguono terapie antitumorali. Se la sopravvivenza a cinque anni dei pazienti oncologici oggi supera il 70%, con punte tra il 90 e il 100%  (come ad esempio  in alcuni casi di tumore al seno e della prostata) e in Italia il numero di sopravviventi si sta avvicinando rapidamente ai 4 milioni,  in Campania sono circa 350.000, con un incremento del 24% rispetto al 2010. Purtroppo i dati confermano che il 50% dei decessi è dovuto alla patologia oncologica mentre per il 30% dei pazienti oncologici  è legata a  complicanze cardiovascolari, alcune volte causate proprio dalle terapie antitumorali. Quest’ultimo dato indica che i pazienti oncologici hanno un rischio cardiovascolare notevolmente superiore alla popolazione generale.  Pertanto lo sforzo di creare una Rete Cardioncologica regionale volta a gestire tempestivamente queste complicanze, assume un valore sociosanitario fondamentale.

“Nella nostra regione -spiega Maurea-  abbiamo intenzione di procedere alle attività di rilevamento, elaborazione e registrazione dei dati individuali sanitari sugli ammalati cardioncologici, attraverso l’utilizzo delle fonti di flussi informativi provenienti dai Reparti di Cardiologia ed Oncologia dei seguenti ospedali: Pascale, AOU Federico II; AOU L. Vanvitelli; AOU Salerno (che sono denominati nella rete oncologica CORPS, con funzioni di assistenza, ricerca e didattica); Ospedale dei Colli ,  Cardarelli di Napoli, Ospedale del Mare di Napoli,  Ospedale  Rummo di Benevento, Ospedale Moscati di Avellino e l’Ospedale San Sebastiano di Caserta (denominati CORP). La Cabina di regia della Rete Cardioncologica  si riunirà ogni sei mesi presso la Fondazione Pascale che gestirà anche la piattaforma digitale per garantire la velocità nella trasmissione delle notizie”.

Le fasi del percorso cardioncologico –spiega a sua volta De Laurentii- prevedono, dopo la diagnosi della patologia, la scelta del trattamento antitumorale. Contemporaneamente si prevede che venga subito attuato un programma di prevenzione a livello cardiaco, ottimizzando le eventuali terapie per le patologie cardiovascolari già esistenti.  Così si eviteranno complicazioni come ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e diabete e patologie cardiache molto più gravi come scompenso cardiaco, infarto miocardico, tromboembolismo arterioso e venoso, aritmie, cardiopatia ischemica”.

“E’ quindi fondamentale -aggiunge- che il cardiologo e l’oncologo siano sempre aggiornati sulle cure che entrambi prescrivono ai pazienti, come è fondamentale l’interazione con il territorio, con i cardiologi ambulatoriali e i medici di medicina generale. Insieme devono individuare le strutture ambulatoriali cardioncologiche che dovranno far riferimento al Centro di Cardioncologia dell’Istituto Pascale; anche in questo caso la telemedicina permette di velocizzare azioni e risoluzioni che una volta richiedevano tempi molto più lunghi. Lavorando tutti insieme (cardiologi, oncologi, ospedali in rete cardioncologica regionale e –speriamo- un domani nazionale), potremo ragionevolmente salvare numerose vite umane e migliorare la qualità di vita della maggior parte dei nostri pazienti”.

 Il professore Maurea spiega infine che il progetto è estremamente inclusivo in quanto è aperto anche alle associazioni di volontariato e alle Onlus che si dedicano alla salute e alla prevenzione oncologica. “Noi abbiamo cercato di essere sempre più capillari sul territorio per monitorarlo quanto più è possibile. E’ chiaro che un discorso del genere, se fosse “moltiplicato” a livello nazionale, farebbe aumentare in modo esponenziale la sopravvivenza dei pazienti. Abbiamo infatti molte ragioni per pensare che anche tante complicazioni burocratiche potranno essere evitate, facendoci guadagnare tempo che per noi è una variabile fondamentale. Per questo, poiché sappiamo che sono in embrione anche altre reti cardioncologiche che dovrebbero essere presto realizzate in Piemonte e in Sicilia, auspichiamo che questo discorso si sviluppi velocemente in tutta Italia in modo che si possa pensare presto a creare  una rete cardioncologica nazionale”.