Milano
Compro casa grazie a papà e mamma. Vivere a Milano nell'epoca della Ereditocrazia
Costo delle case a Milano sempre più sproporzionato rispetto ai redditi. In soccorso di Generazione X e Y giungono le (ingenti) risorse dei baby-boomers: nonni e genitori. Ma non per tutti è così. E questo acuisce le disuguaglianze. L'inchiesta

Compro casa grazie a papà e mamma. Vivere a Milano nell'epoca della Ereditocrazia
“La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli. Quella dei ricchi dai loro genitori”. Se Jean-Jacques Rousseau fosse vissuto a Milano nei nostri giorni, avrebbe probabilmente sottoscritto con convinzione la sua vecchia massima. Un concetto espresso ormai più di 250 anni fa, ma che sembra più attuale che mai. Perchè il capoluogo lombardo, la capitale economica italiana, la metropoli dal costo della vita in costante ascesa e dal mercato immobiliare in perenne rialzo, è l'osservatorio migliore dal quale contemplare alle nostre latitudini un fenomeno che in tutti i Paesi più sviluppati ha ormai assunto una fisionomia ben chiara: il ritorno dell'ereditocrazia.
Il vertiginoso aumento del costo delle case a Milano
Non passa settimana senza che venga pubblicato uno studio che evidenzia - con toni allarmistici o trionfalistici a secondo di chi lo ha commissionato - il vertiginoso aumento dei costi abitativi a Milano negli ultimi anni. Una delle ricerche più recenti è stata presentata dall'Osservatorio Casa Abbordabile ed ha fatto piuttosto discutere.
E' spiegato infatti che tra il 2015 ed il 2023 i prezzi di compravendita degli immobili residenziali in città sono cresciuti del 58%. I canoni di locazione del 45%. Mentre i salari di operai e impiegati sono cresciuti rispettivamente del 9% e del 10%. Il 55,4% dei contribuenti dichiara un reddito lordo inferiore a 26mila euro all’anno, il 32,3% inferiore a 15mila euro all’anno. Fatti due conti, l’osservatorio ha evidenziato come un operaio si possa permettere di acquistare con un mutuo in media 19 metri quadri di alloggio, un impiegato 25 metri quadri, un quadro 48 metri quadri.
La conclusione dello studio (e anche di altri report analoghi) è che questo sta provocando un graduale esodo dei nuovi nuclei famigliari verso Comuni situati nell'hinterland milanese, con costi più abbordabili. Nell'attesa magari che entrino a regime ed abbiano un effettivo impatto gli ambiziosi piani del Comune di Milano che prevede di mettere a disposizione nei prossimi dieci anni 6.500 nuovi alloggi in città, ad un prezzo calmierato di locazione non superiore agli 80 euro al metro quadro all'anno.
I soldi per vivere a Milano ci sono. Sono quelli di mamma e papà
Ma queste fotografie non restituiscono l'immagine nella sua interezza. Perchè le case a Milano, nonostante i loro costi sproporzionati rispetto ai redditi, continuano ad essere vendute ed affittate. Questo è evidente. Come è evidente che il mercato non è saturato (semmai - questo sì - spinto al rialzo) dalle operazioni di fondi speculativi o imprese attive nel settore del turismo con gli affitti brevi. A Milano continuano a scegliere di vivere ed abitare tanti milanesi. Quelli che lo sono da generazioni. E quelli che lo diventano per ragioni di studio o di lavoro. E come fanno, se non hanno i soldi per permetterselo? Semplice: i soldi li hanno. Solo che non sono i loro. E' ormai aperta e funzionante a pieno regime la filiale milanese di quella che già altrove è stata battezzata "The bank of mum and dad". La banca di mamma e papà. Ma anche, all'occorrenza, di nonni e zii. Il grande sistema di welfare famigliare che rende possibile ciò che altrimenti non sarebbe possibile. Ovvero consentire ai 30-40enni di vivere a Milano. E magari mettere pure su famiglia. Con i soldi dei baby-boomers. Quella generazione, dalla parabola che già appare irripetibile, di coloro che sono cresciuti e hanno fatto carriera in anni di crescita economica senza precedenti. Con stipendi sicuri e costi della vita - casa compresa - imparagonabilmente più bassi rispetto ad oggi.
Sono due i modi con cui ora possono aiutare i loro figli e nipoti, le cui sole forze sono del tutto insufficienti per presentarsi davanti al notaio e rogitare. O finanziando in tutto o in parte l'acquisto dell'agognato alloggio. Oppure, ineluttabilmente, venendo a mancare. Le eredità sono un grande motore del mercato immobiliare milanese. Sia che si tratti di lasciare agli eredi i risparmi che è stato possibile mettere da parte in vita. Sia che si tratti di rimettere in circolo le proprie case di proprietà. Con le quali è possibile realizzare ingenti plusvalenze. Basti pensare alla impressionante rivalutazione che hanno avuto le case in certe zone di Milano come Isola, NoLo o Navigli. "Almeno il 70% degli under 40 deve ricorrere all’aiuto di genitori o nonni. I parenti sono fondamentali per versare la caparra iniziale dell’immobile o fornendo l’apporto decisivo di una proprietà di famiglia. È un mercato che viene quasi completamente guidato da boomer", dichiara ad Affaritaliani.it Milano Filippo Battaini, agente immobiliare. (QUI L'INTERVISTA COMPLETA).
Il collo di bottiglia generazionale: sempre meno figli ereditano sempre più ricchezza
Altre concause concorrono a rendere dirompente questo fenomeno. Oltre alla disponibilità di ricchezze accumulate dai boomers, c'è un fattore demografico. Con il graduale calo delle nascite, il patrimonio finisce per concentrarsi in sempre meno mani, come in un collo di bottiglia generazionale. Terzo fattore: il rallentamento della crescita economica. Nel 2014, gli economisti Thomas Piketty e Gabriel Zucman hanno dimostrato che i Paesi con una crescita più lenta - come l'Italia - tendono ad accumulare più ricchezza rispetto al reddito nazionale. Favorendo l'imporsi di quella che alcuni hanno ormai definito come ereditocrazia. E l'acuirsi di distanze e disuguaglianze sociali. Perchè, come è evidente, c'è chi resta escluso da queste dinamiche, mentre chi ne beneficia andrà nel tempo a rafforzare ulteriormente la propria posizione. Con un processo che, rispetto al reddito basato sul lavoro, non poggia su principi meritocratici.
La "patrimonializzazione" della società italiana
"Nel nostro Paese, il valore della ricchezza privata, che per il 50% include il valore degli immobili, è decisamente cresciuta nell’arco degli ultimi decenni". Lo conferma ad Affaritaliani.it Salvatore Morelli, professore di Economia Pubblica all'Università di Roma Tre e membro del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità (QUI IL SUO INTERVENTO INTEGRALE): "L'economista francese Thomas Piketty ha individuato nell'indice del valore complessivo della ricchezza delle famiglie italiane rispetto al totale dei redditi nazionali un indicatore chiave della «patrimonializzazione» della società, ovvero del peso del patrimonio rispetto al reddito. Questo indice è passato da circa 2 negli anni Sessanta a valori compresi tra 7 e 8 nell'ultimo decennio. In altre parole, se nel 1965 sarebbero bastati due anni e mezzo di PIL per acquistare l'intero patrimonio privato del Paese, oggi ne servirebbero oltre sette". Il professor Morelli conclude: "Un dato che si riflette nella crescente difficoltà di scalare la piramide della ricchezza o di acquistare una casa con gli stipendi attuali, fermi da tempo, rispetto alla maggiore accessibilità di cui godevano le generazioni precedenti a parità di professione".
"Quando ho ereditato da mia zia...": storie comuni di milanesi
"Non ho potuto frequentare la Bocconi, diversamente da altri miei amici. Ma i risparmi dei miei genitori sono stati fondamentali per versare la caparra e pagare i lavori di ristrutturazione della mia prima casa a Milano, in Precotto. Poi è venuta a mancare una lontana parente di cui eravamo i familiari più prossimi..." Quella di Giovanni, 38enne partita Iva in una agenzia di comunicazione, è una delle storie di milanesi che Affaritaliani.it ha raccolto. Storie comuni, ognuna con il proprio percorso specifico e le proprie peculiarità. C'è chi è milanese da generazioni e chi è arrivato a Milano per studio o per lavoro. Il file-rouge che unisce questi racconti è sempre lo stesso: l'aiuto economico che le Generazioni X e Y hanno potuto ricevere da genitori e famigliari per sostenere il costo abitativo di Milano (QUI L'ARTICOLO COMPLETO CON LE ALTRE STORIE)
Il più grande trasferimento di denaro nella storia dell'Occidente
Allarghiamo lo sguardo e portiamo qualche altro dato per misurare le dimensioni del fenomeno. Se l'Osservatorio Casa Abbordabile ha come abbiamo visto calcolato che a Milano dal 2015 ed il 2023 i prezzi delle case sono cresciuti del 58%, una precedente indagine dell'Istat affermava che nelle principali economie avanzate i prezzi delle case in termini reali nel 2012 erano 3,4 volte quelli del 1950. Il capoluogo lombardo costituisce senza dubbio la punta dell'iceberg in Italia di un processo che è sempre più osservato e analizzato nel mondo occidentale. Restando al nostro Paese, trunumbers.it nel 2023 ha calcolato basandosi su dati Bankitalia che entro il 2043 2.805 miliardi di euro saranno trasferiti tramite eredità dalle famiglie con componenti che oggi hanno più di 65 anni ai loro discendenti. Si tratta del 37,7% dei nuclei familiari italiani, la cui ricchezza media è stata calcolata in 289.186 euro. Se si vogliono aggiungere al conteggio anche le 5,3 milioni di famiglie composte da coloro che oggi hanno tra i 55 ed i 65 anni, la cifra aumenta di altri 2.528 miliardi, arrivando a 5.333 miliardi di euro. Uno tsunami economico, il più grande trasferimento di denaro nella storia del nostro Paese. Denaro che sta finendo nelle mani di un numero relativamente ristretto di beneficiari. E' il collo di bottiglia generazionale al quale abbiamo già accennato. Secondo dati del Censis, dal 2008 al 2023 le nascite si sono ridotte del 34,1%. Tra il 1984 e il 2024, la popolazione di 20-29enni è diminuita del 17,5%. Quella di 30-39enni è crollata del 29,4%.
A livello internazionale, una recente inchiesta dell'Economist ha calcolato in circa 6 trilioni di dollari il valore totale delle eredità nei Paesi ricchi. In Francia, le eredità annuali, in rapporto alla produzione nazionale, sono raddoppiate dagli anni Sessanta. In Germania sono quasi triplicate dagli anni Settanta. Nel Regno Unito, per chi è nato negli anni Ottanta, le eredità hanno un peso doppio rispetto alla generazione precedente. In Italia, già oggi le eredità valgono oltre il 15% del Pil. Considerando il calo del tasso di natalità, riferisce ancora la testata britannica, l'importo ereditato dall'erede medio inglese è di circa 60mila sterline. E se la "Banca di mamma e papà" fosse una azienda, racconta un’analisi dell’americana Legal & General, sarebbe ad oggi tra i dieci maggiori istituti di credito ipotecario degli Stati Uniti. Paese dove oggi per ogni 100 dollari pagati annualmente ai lavoratori, i defunti lasciano dietro di sé 20 dollari di eredità.
Pare dunque davvero nel complesso un ritorno a scenari che appartenevano ai tempi di Rousseau, all'Ottocento ed agli inizi del Ventesimo secolo. Epoche di vasti portafogli azionari e proprietà terriere, in cui le eredità in alcuni Paesi potevano valere anche più del 20% del Pil. Ma con una sostanziale differenza: le successioni erano soggette a ingenti imposte, che generavano significativi gettiti fiscali. Poi l'incidenza delle eredità si è ridotta a favore della ricchezza generata dal reddito e dall'attività imprenditoriale. Mentre molti Governi contestualmente contraevano in modo significativo le tasse sulle eredità. Ora però, il peso delle eredità sul Pil è tornato a salire. Ma le tasse di successione rappresentano in molti Paesi meno dell'1% delle entrate pubbliche. O sono state addirittura abolite.
Effetti negativi e possibili contromisure allo strapotere della "Ereditocrazia"
E' in questo contesto che si inseriscono iniziative come quelle del Forum Disuguaglianze e Diversità, che propone alcuni interventi per riequilibrare i rapporti di potere nella società. Il primo è facile da immaginare. Ed è ripensare in chiave progressiva la tassazione dei trasferimenti di ricchezza. Un secondo intervento prevede l'istituzione di una "eredità universale". Il professor Morelli lo spiega così: "Un trasferimento di risorse da riconoscere a tutti e tutte al compimento dei 18 anni per accrescere le libertà di ognuno e ognuna (LINK QUI)". Le risorse? Giungerebbero proprio dalla reintroduzione di robuste imposte di successione.
Alle preoccupazioni per una società che rischia di vedere sempre più acuite le proprie disuguaglianze si aggiungono altre considerazioni. Citiamo di nuovo il Censis, che ha evidenziato un peculiare effetto negativo di un passaggio intergenerazionale di ricchezza molto ristretto: quello di una ridotta propensione al rischio imprenditoriale. Se chi fa parte della Generazione Y e della Generazione Z cresce ed affronta il mondo del lavoro con la consapevolezza di essere comunque presto o tardi destinato ad ereditare, potrebbe sviluppare una sorta di "mentalità da rentier". Mentalità agli antipodi da quella intraprendenza e dal dinamismo che sono fattori essenziali per mantenere fresco, attivo, innovativo ed aggiornato il tessuto sociale ed economico. Fattori che hanno reso grande anche Milano. E che oggi rischiano così di essere messi in discussione alle fondamenta. Il benessere garantito da tante famiglie milanesi potrebbe dunque rivelarsi paradossalmente una eredità molto controversa per la città.