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Dario Fo, 90 anni e un 'mistero buffo': il suo archivio-museo a Verona- Foto -
“La situazione è la chiave di volta di tutto il problema, e per questo siamo tornati qua”, commenta Dario Fo allo Strehler in quel pomeriggio di presentazione del libro di cui è protagonista, 'Il teatro a disegni' di Dario Fo con Franca Rame (di Andrea Balzola, Marisa Pizza, con un video di Giuseppe Baresi – Collana: Esposizioni immaginarie). “Venivo qui da ragazzo. Ascoltavo nel buio e prendevo nota. Portavo sempre con me della carta, e non scrivevo appunti, bensì disegni. Dall’alto, di nascosto, ho visto allestire tutto il repertorio del Piccolo Teatro. Ascoltavo i dibattiti. I confronti sul testo. Anche le sfuriate di Strehler e qualche battuta di chi aveva confidenza con il maestro. Il ritmo, il gesto, la luce, la commozione di quella che è stata la prima sintesi del teatro”. “L’insegnamento più grande di Strehler? La sintesi e il risparmio: mai tirare a chiudere, ma respirare insieme al pubblico e far respirare il pubblico”. Ci sono stati gli ostracismi perché “comunisti”. Ci sono state le riprese televisive. Ci sono state “cinque compagnie di Londra che per cinque anni consecutivi hanno portato avanti il repertorio Rame-Fo”. Scoprivamo e portavamo a casa le registrazioni: ad un certo punto ci siamo trovati un salone pieno. E da Franca è partita l’idea di mettere a disposizione del pubblico quell’immenso patrimonio”. Eccezionale, supremo, perché ora che lo si sta catalogando e conservando (o provando a farlo) si scopre tutto il teatro del mondo, in un solo autore. Dove andrà a finire tutto questo?
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