Milano
Maja: "Ho ucciso per ossessione debiti, mi sentivo un fallito"
"Mi sentivo un fallito, responsabile di non poter garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia"
Maja: "Ho ucciso per ossessione debiti, mi sentivo un fallito"
Dal suo letto del reparto di psichiatria dove è ricoverato, Alessandro Maja, il professionista che a Milano è noto per essere sempre stato uno stakanovista, un amante degli aperitivi milanesi, che poi faceva ritorno nella villetta gialla di provincia, ha ammesso le sue responsabilità e spiegato il brutale omicidio della moglie e della figlia con "l'ossessione per i debiti".
Maja: "Mi sentivo un fallito, non so perchè l'ho fatto"
"Mi sentivo un fallito, responsabile di non poter garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia in futuro, ma non so perchè ho agito cosi'", ha riferito al giudice, tra un senso di smarrimento e l'altro che, come ha spiegato il suo avvocato Enrico Milani, ha comportato una sospensione dell'interrogatorio. Confuso ma allo stesso tempo lucido nel ricordare quella drammatica notte, Maja ha ripercorso la serata in famiglia, la cena e la pastasciutta, e i piatti che ha lavato lui stesso a mano. Poi, sempre secondo la sua versione dei fatti, quando tutti sono andati a dormire, Giulia e Nicolò nelle loro camere e Stefania sul divano, lui ha iniziato a vagare per casa, nel buio, con quel senso di oppressione che lo tormentava da settimane, apparentemente senza motivo, per la situazione economica familiare, di cui aveva parlato sia con la moglie che con il suocero.
Il racconto della sequenza delle aggressioni
Maja ha proseguito la ricostruzione dei fatti, rispondendo alle domande degli inquirenti, dettagliando la sequenza con la quale ha aggredito la sua famiglia: prima Stefania, poi Giulia e infine Nicolò, senza prima sedarli. Un delitto d'impeto per la difesa che, pero', ha gia' chiesto che il 57 enne venga sottoposto a perizia psichiatrica, un duplice omicidio e un tentato omicidio che corrono sul filo della premeditazione per l'avvocato dei Pivetta, Stefano Bettinelli, il quale sostiene che "se ci si sente oppressi dai debiti, come spesso accaduto, ci si uccide ma non si ammazza la famiglia". Quel perchè mancante, quel "non so come sia potuto accadere", quel senso di oppressione spiegato dall'omicida con l'ossessione per debiti che peroò oggi non si riescono a scovare, e' il tassello mancante per dare un senso alla strage della famiglia Maja. Forse anche per dare un volto e un nome a chi, due giorni fa, ha rotto i sigilli ed è entrato nella casa dell'orrore.