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Milano
Verzoletto in mostra a Pavia dal 17 novembre
Alberico Verzoletto

Verzoletto in mostra a Pavia dal 17 novembre

Paul Cézanne disse: “Il paesaggio è un qualcosa che attraverso il pittore diviene umano, dotato di un proprio pensiero, un essere vivente”. Questa affermazione del grande Maestro postimpressionista trova, come in una rivelazione, profonda risonanza nell’opera  di Alberico Verzoletto, Maestro paesaggista che ha approfondito il dialogo con i luoghi a lui più cari in un proficuo percorso intellettuale e pittorico che ha abbracciato decenni di attività. Anni nei quali ha saputo davvero “farsi coscienza” dei boschi, dei campi e delle colline del biellese, così come delle marine della Sardegna e degli altri panorami da lui vissuti, assimilando e rinvigorendo la lezione del grande francese.

Con quella caratteristica e necessaria umiltà invocata da un altro eccelso paesaggista, John Constable, che ammoniva: “A nessun uomo superbo fu mai consentito di vedere la natura in tutta la sua bellezza”. A ormai quasi dieci anni dalla sua dipartita – il Triverese ci ha lasciati nel 2010 -, l’eredità importante  di questo talento puro ed integro, protagonista solitario, consapevolmente ed orgogliosamente laterale rispetto alle vicende dell’arte italiana degli ultimi decenni, si manifesta con sempre maggiore chiarezza. E lo testimoniano, tra le altre prove, le occasioni espositive che nel tempo si succedono e si moltiplicano a celebrarne e ravvivarne l’opera. E proprio a seguito del successo e dell’interesse suscitato dalla mostra tenutasi la scorsa primavera, i dipinti di Alberico Verzoletto si apprestano a tornare a Pavia, presso la Galleria al Naviglio di Onorino Pagani, in viale Bligny 91. Questa nuova esposizione  sarà visitabile dal 17 novembre sino al 31 dicembre. E sarà così possibile per i visitatori ripercorrere o incontrare per la prima volta  temi, motivi ed ispirazioni che ne definiscono l’universo espressivo.

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La pittura di Verzoletto è osservazione che si fa trasfigurazione, osmosi del dato sensibile che entra in risonanza con le corde profonde dello spirito. Creazione di piccoli mondi familiari, intimi e colloquiali. Ma che spesso dischiudono a dimensioni altre, evocazioni spesso oniriche, addirittura fiabesche. Con sguardo schietto e appassionato, l’artista costruisce un’epica delle piccole cose, una piccola mitologia che canta la Natura ma anche e soprattutto la sua relazione con l’uomo. Il modo in cui la Natura, i suoi ritmi e le sue leggi – su tutto l’inesorabile ciclo delle stagioni – assoggettano l’attività umana. Ed, al contrario, l’operosità con cui una cultura ancora agricola e legata alla terra incivilisce e razionalizza la Natura stessa per ricavare da essa i frutti necessari alla vita. Una storia antica decine di migliaia di anni, ma che mai come oggi appare sul punto di giungere al crepuscolo. Verzoletto ha dipinto con il vivo trasporto e la lucidità di chi era consapevole di essere ultimo testimone di una civiltà sul crinale della fine. Ma se c’è un giudizio od una morale, questi restano sospesi, non offuscano né condizionano quella che  è e resta l’urgenza primaria, la partecipe adesione spirituale ai paesaggi con i quali l’artista dialoga. E del resto, come suggerisce anche Henry David Thoreau in perfetta risonanza con quanto sostenuto da Cézanne, la natura ed il paesaggio hanno la prerogativa di saper benissimo parlare per loro stessi: “Amo la natura, amo il paesaggio perché sono così sinceri – ha detto -. Non ingannano mai. Non irridono. Sono gioiosamente e armoniosamente onesti”. 

E questa medesima genuinità troviamo trasposta nelle opere di Verzoletto, declinata negli anni della sua lunga carriera attraverso un linguaggio che si è dinamicamente aggiornato, mai pago delle formule e dei risultati ottenuti.  Ne vogliamo qui per sommi capi riepilogare sinteticamente il percorso, articolato e denso di sviluppi e stimoli. Ricordando al contempo che su questo prezioso patrimonio intellettuale, culturale e artistico vigila oggi la vedova dell’artista, Giancarla Mazza Verzoletto, curatrice dell’archivio generale delle opere del pittore recentemente istituito, e che ha sede proprio a Trivero. Venendo dunque alla produzione dell’autore, le tele giovanili recano il segno dell’irruenza propria della primavera della vita, tra pennellate vivaci e composizioni immerse nel flusso crepitante dei più brillanti e scintillanti colori.  Gli anni della maturità portano alle opere del pittore di Trivero un vento nuovo, che si manifesta attraverso una più marcata sensibilità verso l’equilibrio compositivo complessivo, pur non rinunciando a soluzioni antinaturalistiche e di sintesi compositiva talvolta prossime all’astrazione. Dipinti che inducono alla contemplazione rasserenata, tra giardini e marine dai colori chiari e tenui come luoghi di delizie, oppure nature morte e composizioni nostalgicamente meditabonde.

Negli anni successivi la capacità dell’artista di cogliere simultaneamente il dettaglio ed il generale, la parte ed il tutto, si affina ulteriormente. E l’originale matrice postimpressionista si arricchisce di stimoli e istanze che denunciano una proficua riflessione attorno all’opera di alcuni dei maggiori esponenti della pittura italiana del Novecento, quei Morandi, Casorati, Tozzi, che a loro volta guardarono alla impareggiabile lezione dei Maestri rinascimentali. Un ulteriore scarto avviene tuttavia negli anni Novanta, quando l’artista approda  nuovamente a un ulteriore registro emotivo ed espressivo, mostrando una radicalità inedita persino nei suoi anni giovanili. Protagonisti, spesso, divengono gli antichi alberi dei boschi del Biellese, ed il castagno su tutti. Con veri e propri “ritratti” che emanano una spiritualità mistica talvolta brutale, una forza primigenia che scaturisce da colori letteralmente infuocati e dal tratto vigoroso. Dipinti che, in fondo, molto assomigliano anche ad una rappresentazione dell’intima essenza che anima l’ispirazione dell’artista Verzoletto, la sua pittura dal cuore solido e generoso, cresciuta e maturata per cicli lenti ed ampi, in profonda comunione con i luoghi più amati da cui tanto ha ricevuto ed ai quali tanto ha dedicato.

Alberico Verzoletto in mostra
17 novembre-31 dicembre 2019
Galleria al Naviglio di Onorino Pagani
Viale Bligny, 91 - Pavia

Alberico Verzoletto - Archivio generale delle opere
Curatori: Giancarla Mazza Verzoletto e Gian Piero Rabuffi
Trivero (BI)  - Frazione Ronco 41
Tel. 015.756715 - 3487930939

 

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