Auto e Motori
Stellantis tra crisi e rilancio: attesa per il nuovo CEO e sfida globale tra Cina, USA ed Europa
Stellantis affronta un anno difficile tra dimissioni di Tavares, crisi industriale e tensioni geopolitiche. Il futuro si gioca sull’equilibrio globale e nuovi modelli.

John Elkann
Amsterdam, aprile 2025 – “Il 2024 non è stato un buon anno per Stellantis”. Così si è aperto l’intervento di John Elkann Elkann presidente ad interim del Comitato Esecutivo
durante l’assemblea annuale degli azionisti, tenutasi ad Amsterdam e trasmessa in tutto il mondo. Un incipit onesto e diretto, che fotografa senza filtri un periodo particolarmente difficile per il colosso automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA.
La notizia che ha scosso la seconda metà dell’anno è stata l’uscita di scena di Carlos Tavares. Il CEO, figura centrale nella costruzione e nel posizionamento di Stellantis sui mercati globali, ha lasciato l’incarico a dicembre 2024, ufficialmente a causa di un disallineamento con il Consiglio di Amministrazione. Da quel momento, la guida della compagnia è passata a un comitato esecutivo che ha assunto un ruolo di regia temporanea, in attesa della nomina del nuovo CEO prevista nel corso del primo trimestre del 2025.
Un’assenza che pesa, ma che l’azienda ha cercato di gestire con determinazione. Sono state adottate misure urgenti: riduzione delle scorte, sostegno diretto alle regioni operative e maggiore coordinamento con fornitori e rete di vendita. L’obiettivo è chiaro: presentarsi pronti e in equilibrio al momento del cambio di leadership.
Una transizione complicata, tra tensioni geopolitiche e norme penalizzanti
La complessità non riguarda però solo le dinamiche interne. Stellantis si muove oggi in uno scenario globale profondamente mutato. I due mercati principali, Europa e Stati Uniti, sono sotto pressione per motivi diversi ma convergenti: politiche restrittive, normative ambientali difficili da applicare e una competizione crescente, soprattutto dalla Cina.
Proprio la Cina, nel 2025, supererà per la prima volta il volume combinato dei mercati europeo e statunitense. Un sorpasso che segna un punto di svolta nella geografia dell’automotive e mette in discussione i modelli di sviluppo occidentali.
Negli Stati Uniti, l’industria dell’auto è appesantita da tariffe doganali cumulative che raggiungono anche il 25%, alle quali si sommano costi indiretti legati a componentistica, alluminio e acciaio. In Europa, invece, la corsa verso l’elettrificazione ha assunto contorni problematici. Le normative sulle emissioni di CO₂ impongono obiettivi ambiziosi, spesso scollegati dalla realtà di mercato. Gli incentivi statali sono stati in parte ritirati e la rete infrastrutturale per la ricarica è ancora lontana da uno standard sufficiente. Il risultato è una transizione all’elettrico più lenta e incerta del previsto.
Il rischio sistemico per l’automotive occidentale
Il messaggio lanciato da Stellantis è chiaro: se non verranno adottate misure correttive urgenti, l’intero comparto automobilistico occidentale potrebbe trovarsi in una crisi profonda. E non si tratta solo di fatturati e volumi, ma di occupazione, innovazione e tenuta sociale. Le case automobilistiche, infatti, rappresentano un sistema industriale che impiega milioni di persone, alimenta filiere tecnologiche e sostiene interi territori.
Nel suo discorso, Elkann ha parlato senza retorica ma con fermezza: “Sarebbe una tragedia perdere questa forza industriale. Ma non è troppo tardi. Se Stati Uniti ed Europa prenderanno decisioni rapide e coerenti, la transizione potrà avvenire in modo ordinato”. A rafforzare questo spiraglio di ottimismo, le parole del Presidente Trump, che nelle ultime ore ha indicato la volontà di rivedere il sistema tariffario per il settore auto, promuovendo un nuovo equilibrio competitivo.
Un’azienda fatta di persone, non solo di numeri
Al di là dei dati e delle strategie, quello che emerge dall’assemblea è anche un lato più umano e meno spesso raccontato. Il presidente ha voluto dedicare un passaggio importante a chi lavora in Stellantis ogni giorno, ringraziando pubblicamente i dipendenti di tutto il mondo. “In questi mesi ho potuto vivere l’azienda dall’interno, toccare con mano la competenza, la dedizione e la qualità delle persone che ne fanno parte”, ha sottolineato. “È stato un privilegio e una lezione di leadership”.
Un messaggio che sembra voler tenere insieme le due anime di Stellantis: da un lato, il gigante globale che si misura con dinamiche geopolitiche e sfide tecnologiche; dall’altro, la comunità fatta di donne e uomini che ogni giorno contribuiscono alla costruzione delle sue automobili e del suo futuro.
La rotta per il 2025: prodotti, visione e reputazione
Il rilancio di Stellantis passa ora per tre direttrici fondamentali. La prima è il prodotto: nuovi modelli saranno lanciati nei prossimi mesi, con particolare attenzione all’elettrificazione e all’efficienza dei costi. La seconda è la riorganizzazione operativa: rendere più snella e reattiva la macchina aziendale per rispondere ai cambiamenti del mercato. La terza – forse la più difficile – è il recupero della fiducia, non solo degli azionisti ma anche dei clienti, dei partner industriali e delle istituzioni.
Il nuovo CEO, atteso entro il primo semestre 2025, dovrà raccogliere questa eredità pesante e trasformarla in un’opportunità. Non sarà facile, ma Stellantis ha dimostrato in passato di saper affrontare le svolte con coraggio. Oggi è il momento di farlo di nuovo, partendo dalla consapevolezza che in gioco non c’è solo il bilancio di un gruppo, ma la direzione di un’intera industria.