Musica
Bennato ci fa salpare verso una nuova mentalità
di Raffaello Carabini
Ha 69 anni Edoardo Bennato, ma, complice anche un’improbabile capigliatura nero antracite, non li dimostra affatto. E soprattutto non li dimostrano le sue nuove canzoni, che anzi hanno affilato il suo tipico sound, quasi un ritorno alle origini, tagliente, diretto, con pochi strumenti e un’andatura molto “rock’n’rolling”, con abbondanti spruzzate di blues e richiami rossiniani. Il tutto con testi che nulla hanno perso della pungente ironia, della voglia di continuare a essere “squilibrato” e “cattivo” per sempre: pur restando un saltimbanco e un “burattino senza fili”, Edo è oggi l’unico personaggio della nostra scena musicale in grado di fare autentica canzone politica.
Il suo ennesimo album di inediti “Pronti a salpare”, in uscita venerdì 23 ottobre per Universal Music, a cinque anni di distanza da “Le vie del rock sono infinite” – quello della dichiarazione “mi chiamo Edoardo e son miracolato: i santi del rock mi hanno salvato” -, è un altro pugno nello stomaco al perbenismo e al tran tran della quotidianità. “Chi fa rock non deve avere bandiere”, dice ad Affaritaliani, con l’abituale verbosa voglia di puntualizzare, “è antitetico per definizione, prende in giro tutto e tutti, è un saltimbanco.”
Però i testi del disco affrontano problemi “pesanti”: le migrazioni, il giustizialismo, l’invasione delle macchine, lo sballo, i due Matteo che monopolizzano la politica italiana... “Quando scrivo le canzoni non idea del testo che le completerà. Le compongo alla chitarra, che non ho mai imparato a suonare, cantandoci sopra in un inglese maccheronico, finto. Il tema mi viene in mente dopo, dai fatti che mi vengono incontro, da quello che mi colpisce. Poi butto giù lo svolgimento.”
Uno svolgimento sempre a metà strada tra sberleffo e provocazione... “I miei dischi sono un’alternativa a quello che ci propinano tutti i media. Oggi paradossalmente sono più acculturati i bambini di prima elementare che smanettano internet tutto il giorno che gli studenti universitari di materie umanistiche. Non è l’uomo il problema del pianeta, come ci dicono tutti. Davvero vogliamo ritornare alle leggi di natura, quelle per cui il più forte mangia sempre il più debole e conta solo la catena alimentare. Abbiamo impiegato secoli a scrollarcele di dosso. Io aspiro a un mondo di pari, questo è il mio motto. Dovremmo portarlo tutti scritto sulle magliette, così non ce lo dimenticheremmo come invece succede tanto spesso.”
“Pronti a salpare” è un titolo che circola da molto tempo... “L’avevo annunciato già nel 2012. E non si riferisce solo ai diseredati che mettono a rischio la loro stessa vita pur di farlo, ma a tutti noi, che dovremmo essere pronti a cambiare la nostra mentalità, per seguire una realtà che muta molto più in fretta di quanto riusciamo a immaginare.”
Alcuni brani presentano evidenti richiami al suo passato musicale, ai suoi stereotipi... “Se così vuole chiamarli. Di certo c’è una canzone sul tema di Pinocchio, dedicata a Lucignolo (è una della dozzina di nuovi brani che Bennato ha scritto per il musical “Burattino senza fili” – gli altri saranno quelli dell’omonimo album-capolavoro del 1978 – che debutterà il 18 febbraio al teatro Brancaccio di Roma, ndr.), c’è quella dedicata a Napoli, quella direttamente autobiografica sul caseggiato dove sono nato in via Campi Flegrei 55 a Bagnoli. La più folle però, “Non è bello ciò che è bello”, l’avevo scritta per Luciano Pavarotti, che possedeva una casa vicino alla mia, tra Pesaro e Rimini, e si lamentava continuamente che gli davano da interpretare solo brani tristi. Naturalmente la sua casa discografica gli ha proibito di cantarla.”