Musica
Tromba e bandoneon per un jazz senza frontiere
di Raffaello Carabini
Il nuovo disco del trombettista sardo Paolo Fresu, uno dei jazzisti che tutto il mondo ci invidia, in duo con il solista di organetto e bandoneon marchigiano Daniele Di Bonaventura, si intitola "In maggiore". È la continuazione, sempre per la prestigiosa etichetta ECM (distribuzione Ducale), di un incontro avvenuto nel 2010 e culminato nell'acclamato CD "Mistico Mediterraneo", di cui era coprotagonista l'ensemble vocale còrso A Filetta. "Suonare con il coro o senza coro è completamente diverso", dice Fresu in esclusiva ad Affaritaliani. "Con il coro ovviamente c'è un dialogo diverso, tutto è più ampio. Nonostante nel progetto "Mistico Mediterraneo" ci fossero già due brani che ricalcano l'idea del duo, tutto il resto del materiale è una musica più strutturata, più polifonica. Quando suoniamo in due c'è una libertà completamente nuova. Sono proprio approcci differenti, non dimenticando però che il progetto del duo è nato all'interno del coro. È da lì che si è distaccato."
"In maggiore" è un album emozionante, che prende per mano e conduce in mille territori diversi, su cui accende piccole luci significative per farli gustare agli ascoltaori con un'ottica inedita, con un sapore leggero, soffice e incisivo insieme. L'aria soffiata nella tromba e nel flicorno da Fresu si combina a quella spinta nel bandoneon (la piccola fisarmonica argentina) da Di Bonaventura in un flusso che è sospiro, refolo, venticello. "Il nostro è un duo molto arioso", continua Fresu. "Fra tutti quelli in cui sono e sono stato impegnato, probabilmente è quello più scarno, quello più attento alla sottrazione, con un suono molto particolare e il bandonenon che non viene usato alla maniera del tango, seppure rimanga legato alla musica sudamericana. È un duo molto intimo, forse quello più speciale, più particolare, per quanto tutti lo siano per qualche verso."
Le proposte sono le più varie: si passa da brani originali alla musica liturgica, dalla canzone politica a "Non ti scordar di me", da un tema da "La Bohème" di Puccini alle ninnenanne, dalle improvvisazioni pure ai grandi cantautori sudamericani (il brasiliano Chico Buarque, il cileno Victor Jara, l'uruguaiano Jaime Roos). Ma tutto assume un fluire molto omogeneo e immediato, sofisticato e sognante, aereo e poetico. "Suonare con Daniele è diverso, ti mette a confronto con una sonorità particolare. Mi diverto molto. È un duo intimo, ma insieme un progetto che arriva alla gente, perché l'intimità è insita nel suono, specie della tromba. In un momento in cui comunque porto avanti anche altri duo, con Uri Caine, con Omar Sosa sto per entrare in studio per registrare un nuovo disco, con Stefano Bollani suonerò a Umbria Jazz, quello con Daniele mi piace assai. Tutti sono comunque proposte molto diverse, ognuna con una dinamica sonora differente."
Registrato nell'Auditorio Stelio Molo di Lugano, senza pubblico, con due microfoni per strumento, in sala solo il tecnico del suono Stefano Amerio e il produttore Manfred Eicher (oltre alla troupe del regista Fabrizio Ferraro, che dalle sessioni ha ricavato il documentario "Wenn Aus Dem Himmel", un percorso negli alti e bassi della creatività tra prove, esperimenti, discussioni, ipotesi), il disco ha il nitore e il lirismo della "voce" del primo Miles Davis e insieme il desiderio di percorrere strade oniriche e fantasiose. "Davis c'è sempre", conferma Fresu. "Me lo porto appresso, e non solo il primo, come ognuno si porta appresso i propri maestri. Ma, quando suono, non mi pongo delle cornici, esprimo la passione per i linguaggi più diversi, un'apertura a 360 gradi. Del resto il jazz, per quanto può vivere dentro di esso, è una musica indefinibile."