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Pesca a strascico, l'Ue approva lo stop dal 2030. L'Italia è l'unica a opporsi
Le marinerie italiane dicono no alle direttive dell’Unione europea per tutelare un settore strategico per la nazione
Stop alla pesca a strascico dal 2030: la decisione dell'Ue, ma l'Italia vota contro per la tutela dei pescatori
Il Consiglio Agricoltura e Pesca, che riunisce tutti i ministri del settore dei 27 Stati membri dell’Unione europea, ha deciso di adottare il pacchetto per la pesca sostenibile proposto dalla Commissione europea che prevede lo stop definitivo alla pesca a strascico a partire dal 2030. Il testo è stato approvato a larga maggioranza – 26 favorevoli su 27: ad aver votato contro è stata solo l'Italia. A spiegare le motivazioni che l'hanno portato a votare contro è lo stesso ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida: "Abbiamo il dovere di tutelare un settore strategico per la nostra nazione". Il pensiero infatti è rivolto alle oltre 2 mila imbarcazioni italiane che operano la pesca a strascico. Un settore che contribuisce a un terzo del prodotto ittico italiano per un valore pari al 46% del fatturato totale, dando lavoro ad oltre 7mila operatori.
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Una decisione mossa da ragioni industriali va però a discapito delle enormi criticità ambientali della pratica, che da decenni crea problemi ingenti ai fondali marini e alla biodiversità. La pesca a strascico è infatti una delle varianti più nocive e dannose in termini ambientali, pur se ampiamente diffusa in tutto il mondo. Questa modalità prevede che una grande rete venga trascinata sul fondo del mare, così da catturare quanti più pesci possibili in un colpo solo. Il problema principale è che il 'sacco', soprattutto a basse profondità e a prescindere dalla sua dimensione o dalla ampiezza delle maglie, raccoglie tutto ciò che trova.