Politica
Unità nazionale e forze armate, ecco perchè il 4 novembre è una data storica da omaggiare e celebrare
Data storica e altamente simbolica: nelle celebrazioni del 4 novembre l’omaggio all’Unità d’Italia e alle Forze Armate
4 novembre, l’omaggio all’Unità d’Italia e alle Forze Armate. Commento
Tante storie della nostra Storia sono legate alla data del 4 novembre. È una delle giornate più importanti dell’Italia unita. Dobbiamo tornare indietro fino al 1918: dopo più di tre anni di feroce conflitto in particolare sul fronte nord orientale, col sacrificio di migliaia di soldati nell’interminabile guerra di trincea, i contendenti si riunirono alla fine di ottobre a Villa Giusti, vicino Padova, per decidere se proseguire il massacro o interrompere le ostilità. Di fronte alle difficoltà degli austro-ungarici, prossimi al disgregamento, la rappresentanza italiana guidata dal generale Pietro Badoglio appariva molto motivata. Il 3 novembre con saggia decisione le parti costituite dai Comandi Supremi dell’esercito italiano e dell’esercito austroungarico decisero di sottoscrivere l’armistizio, che entrò in vigore nel pomeriggio del giorno successivo.
Fu la fine per l’Italia della Prima Guerra Mondiale, che diede origine all’unificazione del territorio compreso fra Trento, Bolzano, il Brennero e le province friulane fino all’Istria.
Quale luogo migliore poteva essere scelto per celebrare quella data, se non il Vittoriano a Roma, luogo che raccoglie tutta la simbologia della nostra storia.
Parliamo innanzitutto del monumento stesso. I lavori per la realizzazione di un imponente edificio in onore del primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, erano iniziati nel 1885 per celebrare degnamente il giovanissimo Stato unitario insediatosi nella nuova Capitale. L’opera venne inaugurata nel 1911 in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Unità. La grandiosa realizzazione, definita dagli scanzonati romani “macchina da scrivere”, è adagiata sul lato settentrionale del colle del Campidoglio, nei pressi della basilica dell’Ara Coeli e del Palazzo Senatorio. In un trionfo di marmo botticino che riveste tutto il monumento, al centro si erge una grossa statua equestre del re Vittorio Emanuele II. Rimase lui il simbolo principale del Vittoriano fino al 4 novembre 1921, quando all’interno del sacrario, presso l’Altare della Patria fino ad allora rappresentato da una statua della dea Roma, fu adagiata la salma del Milite Ignoto, un soldato non identificato caduto durante la Grande Guerra sul fronte nord orientale. Da quel momento l’Altare della Patria del Vittoriano divenne principalmente luogo-simbolo per rendere omaggio ai soldati italiani caduti per la patria. Lo fu in epoca monarchica, durante il regime fascista e la tradizione fu ripresa e confermata con la nascita della Repubblica, dopo il referendum del 2 giugno 1946.
A poche settimane dall’esito del referendum, il primo governo repubblicano presieduto da Alcide De Gasperi sancì che “il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettui il 4 novembre p.v.”. Era il 12 ottobre 1946 e il governo era preoccupato, oltre che di onorare le forze militari, anche dalla necessità di dedicare alla neonata repubblica un inno nazionale, giacché la Marcia Reale di epoca sabauda non poteva ovviamente essere più riproposta. Si accese un dibattito fra i sostenitori dell’Inno di Mameli, de “La canzone del Piave”, del “Va pensiero” di Verdi, dell’ “Inno di Garibaldi” o dell’ipotesi di un canto completamente nuovo. Decisione difficile e non del tutto soddisfacente per l’unanimità del consesso, tanto che “Il canto degli italiani” di Goffredo Mameli, con una deliberazione del Consiglio dei Ministri fu alla fine scelto con questa formula: “provvisoriamente, si adotti come inno nazionale l'inno di Mameli”.
Il 4 novembre va ricordato quindi anche come data in cui fu suonato per la prima volta “Il canto degli italiani”, come inno nazionale del nostro Paese, che rimase provvisorio per 71 anni fino al 4 dicembre 2017, allorché con improvviso e imprevisto slancio il Parlamento lo riconobbe finalmente e definitivamente con la legge n.181.
Nel 1949 (Legge n. 260) il 4 novembre fu proclamato “Giorno dell'unità nazionale”, e fu riconosciuto come giornata festiva. Rimase tale fino al 1976. Dal 1977 la festività fu soppressa insieme al 2 giugno. Entrambe diventarono giornate lavorative e i festeggiamenti furono spostati alla domenica successiva. Intervenne poi il Presidente Ciampi per ristabilire la solennità delle celebrazioni collegate a queste date ed in particolare della Festa della Repubblica, che dal 2000 ritornò ad essere considerata giorno festivo. Oggi il 4 novembre, “Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”, benché giorno lavorativo, è festa nazionale civile repubblicana insieme al 25 aprile e al 2 giugno. Nelle prime ore del mattino Piazza Venezia si anima con la presenza delle più alte cariche dello Stato che accompagnano il Capo dello Stato a deporre la corona, con i corazzieri allineati sulla scalinata del monumento, lo schieramento militare interforze che rende gli onori, la banda militare che suona l’inno nazionale, l’alzabandiera sui pennoni del Vittoriano, il trombettiere che esegue il Silenzio, le Frecce Tricolori che solcano il cielo della Capitale, e migliaia di persone assiepate lungo la piazza per assistere alla cerimonia.
E così avviene ogni anno. Si celebra in tutta Italia, i prefetti di ogni provincia, rappresentanti del governo, presiedono le celebrazioni ufficiali. Vale la pena di celebrare la nostra storia e la nostra identità, vale la pena di ricordare sempre da dove veniamo per aver cura della direzione verso cui andiamo.