Politica

Aboubakar Soumahoro: "Nessuno tutela chi ha fame. Adesso entro io in politica"

Di Lorenzo Zacchetti

Intervista al sindacalista che prova a rompere gli schemi della politica: "Rappresentiamo gli invisibili, ma tutti pensano alle rendite di posizione"

Ma il “Palazzo” che risposta ha dato alle vostre istanze?

C'è una frase che mi è rimasta in mente: “Sì, vi ascoltiamo, ma dobbiamo tenere conto degli equilibri della maggioranza”

Davvero le hanno detto questo? Ma stiamo parlando dell'attuale maggioranza di Governo?

No, il problema risale molto indietro nel tempo. Prendiamo ad esempio Centinaio, che certamente ha un orientamento politico lontano dal mio: quando era Ministro (ma anche adesso che è Viceministro) ci siamo sempre rapportati con lui con il massimo rispetto che si deve a chi rappresenta lo Stato, ma soprattutto per il senso di responsabilità che ci ha portato a rappresentare il disagio delle famiglie che hanno fame. Lo stesso è avvenuto con Patuanelli ed altri. Ci siamo rivolti a tutti gli schieramenti dell'arco costituzionale, cercando sempre di fare gli interessi di chi ha bisogno. Penso ai giovani, anche quelli che fanno i giornalisti freelance: ne possiamo parlare?

Molto volentieri...

Ci siamo già dimenticati di quello che è successo durante il lockdown? Avete presente i tanti giovani giornalisti che, nonostante contratti precari, hanno continuato a raccontare con coraggio quello che stava avvenendo al Paese? Questi precari lo hanno fatto per passione e per missione: sono espressione dello Stato e dell'impegno a costruire il futuro. Io voglio parlare di queste cose, per evitare che ci sia una rimozione totale. E mi vengono a parlare di “equilibri della maggioranza”?! A me sembra solo mantenimento dello Status Quo! Sandro Pertini diceva che “La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame“

Nemmeno su questi temi vi siete sentiti ascoltati da parte della politica?

Abbiamo rappresentato i bisogni di un mondo messo in ginocchio, ridotto in costante stato di necessità e abbiamo trovato banalizzazione e umiliazione, ovvero i giochi di convenienza di chi si è fatto baluardo di temi che poi ha dimenticato. Di fronte a questo continuo puntare sulle rendite di posizione, noi abbiamo deciso di prendere il nostro futuro in mano e quindi ci siamo messi in cammino, per arrivare a Palazzo Chigi