Politica
Alfredo D'Attorre (SI): Renzi a casa. Referendum, la minoranza voti no

Alfredo D'Attorre, deputato di Sinistra Italiana, ad Affari: "Il referendum sulle riforme? Sarà il punto di svolta. Gli italiani mandino a casa il governo"
Di Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota
"Il centrosinistra è stato liquidato da Renzi e adesso si vedono i risultati di queste scelte. Il premier ha completamente riposizionato il Pd in direzione di altri interessi e altri interlocutori. Non più il partito del lavoro, ma il partito di Marchionne e degli interessi forti". Alfredo D'Attorre, deputato di Sinistra Italiana, analizza con Affaritaliani.it il futuro del centrosinistra dopo i risultati dei ballottaggi.
Che cosa resta quindi del Pd?
"Quando io e altri abbiamo lasciato il Partito Democratico, abbiamo denunciato una mutazione profonda delle politiche e del posizionamento di fondo del partito, che avrebbero prodotto un divorzio in gran parte dell'elettorato. Quella di fare il partito della nazione è stata un'illusione. Come tanti di noi hanno detto nei mesi scorsi, si sono persi i voti della sinistra senza recuperare la destra. Il vero partito della nazione lo ha fatto il Movimento 5 Stelle, non aggregando ceto politico, ma sommando gli elettori della sinistra a quelli della destra contro le politiche del governo Renzi".
Come si riscostruisce una prospettiva ora?
"Io sono impegnato in Sinistra Italiana per fare una testimonianza di sinistra antagonista, la mia rimane una cultura di sinistra di governo. Penso a ricostruire uno schieramento largo e rinnovato, una prospettiva di governo progressista per la guida del paese".
Da dove si comincia?
"Sono necessarie due condizioni. La prima è superare definitivamente il renzismo, incompatibile sul piano programmatico, ideale, con una prospettiva di centrosinistra. Il referendum sarà ancora di più l'appuntamento decisivo per voltare pagina".
Passiamo alla seconda condizione.
"Costruire un'alternativa programmatica molto netta e molto chiara. Il problema non si risolve solo mandando a casa Renzi, ma anche invertendo un ciclo di politiche antisociali e antipopolari che vengono anche da prima dell'avvento di Renzi. In Italia è cresciuta un'enorme questione sociale, si prosegue sulla strada dello smantellamento del welfare pubblico, è in corso una sostanziale privatizzazione strisciante della sanità, ci sono 11 milioni di cittadini italiani che non accedono più alle cure diagnostiche proprio per i tagli alla sanità, si continuano a colpire i diritti dei pensionati fino all'ultima geniale proposta del mutuo per andare in pensione, non c'è una tutela dei piccoli risparmiatori per effetto del bail-in. Sono questi i temi su cui bisogna costruire una chiara e netta discontinuità programmatica con le politiche di Renzi subalterne alla linea economica del liberismo europeo".
Ci sarà la scissione del Pd in vista del referendum?
"Al di là di questa eventuale decisione, chi nel partito democratico ha contrastato e contrasta l'idea renziana del partito della nazione, e dice di battersi per un nuovo centrosinistra, non credo al referendum possa stare dalla parte di Renzi. Quello sarà il vero confronto decisivo sul modello di democrazia e di società che si ha in testa. Mi auguro che quella minoranza interna al Pd tragga le conseguenze e dica un no forte e tondo a Renzi sul referendum costituzionale. Il no è anche unica concreta possibilità per superare questa demenziale legge elettorale che Renzi ha costruito".
Renzi deve dimettersi da segretario del Pd?
"Non credo che il problema decisivo sia il suo doppio incarico in questo momento. Se anche ci fosse un altro segretario Pd e il governo Renzi andasse avanti con le stesse politiche, dubito che questo sarebbe un cambiamento percepito dai cittadini. Il problema sono le scelte concrete che il governo ha fatto negli ultimi 2 anni in materia di lavoro, scuola, pensioni, sanità, tagli a enti locali. Questo ha creato un'ondata contro il Partito Democratico. Bisogna cambiare rotta su queste politiche".
Quando?
"L'appuntamento ideale è il referendum. Gli italiani potranno dire che sono legati alla Costituzione non solo come complesso di regole giuridiche, ma anche come insieme di principi in materia economica e sociale. Quello che Renzi sta facendo è smantellare progressivamente quel modello di società incardinato sui principi della carta costituzionale".
Un invito a mandarlo a casa, insomma?
"Certo, a voltare pagina. Quello può essere il punto di svolta e da lì può partire il lavoro per ricostruire un'alleanza progressista su basi nuove e credibili".