Politica
Attento ‘SuperMario’, il silenzio non è democratico
I giornali si mobilitano a favore di una maggiore informazione
Il nuovo Governo di Mario Draghi ha giurato, ora è nella pienezza dei poteri. È la prima volta che il Paese si trova di fronte ad un esecutivo con quasi tutte le forze politiche dentro. Vero, è una situazione eccezionale, il virus continua a picchiare forte, ci sono ancora tanti morti e adesso dovremo vedercela anche con la variante inglese e poi con la variante della variante che verrà. Il premier, Mario Draghi, è risorsa preziosa, forse l’unico in questo momento che può far da scudo, metterci al riparo dagli avvoltoi delle speculazioni che non vedono l’ora di sfilarci anche le mutande… gratis. Conte e la sua litigiosa maggioranza non andava bene, è stato deciso di affidare il nostro destino a mani più capaci, a chi ha sempre gestito enormi risorse e in quel fiume ha sempre navigato, combattuto, vinto.
Noi italiani siamo fortunati, pochi anni fa i nostri fratelli greci in dissesto economico si sono trovati di fronte a una Banca europea e una Comunità di Stati che, implacabili, li ha messi subito sotto tutela per riprendersi il dovuto senza fare sconti alla popolazione. Adesso che il covid ha livellato tutti i paesi europei allo stesso modo, è scattata la solidarietà, l’esigenza di restare uniti. Fino a poco tempo fa pensavo, speravo, che questo dramma che viviamo ogni giorno ci avrebbe reso migliori, oggi ho qualche dubbio, in giro c’è molta rabbia, giustificata dall’emergenza che si vive e da troppi ritardi. Quasi tutti non vedono l’ora di tornare a come eravamo prima. È umano. Tocca alla classe dirigente e al Governo di salvezza nazionale, trovare il modo di spingere in avanti la società, far maturare scelte innovative, stili di vita incentrati sulla cura del nostro ambiente.
E ora vengo al nostro ruolo di giornalisti.
Come dobbiamo rapportarci a questa nuova situazione politica? Sappiamo già quali sono i rischi: ci sono troppi interessi in gioco, tante criticità, tanta ‘fame’, quindi appare scontato aspettarsi lodi e applausi, da ogni parte. Sì, ma noi siamo giornalisti, e il nostro dovere è quello di puntare sempre alla verità che non è mai neutra, fa sempre male a qualcuno, diceva il nostro collega in tonaca don Primo Mazzolari. Vero che quando ci sono interessi e soldi, tanti soldi in ballo, i mercati da controllare, il silenzio è d’oro. Ma adesso, oltre ai soldi, c’è in ballo anche la nostra democrazia, che non vive di silenzi ma di confronto e dibattito, e anche di lotta tra parti contrapposte. Spero che, passato l’idillio iniziale, qualcuno non trovi nel silenzio la novità dell’esecutivo. Per questo avanzo una proposta: il Capo del Governo nomini subito uno staff responsabile per i rapporti con i giornalisti. Non solo, vista l’eccezionalità dell’esecutivo, che si introduca settimanalmente, come accade negli Stati Uniti o in Germania, un incontro con i giornalisti per risponde alle loro domande e fornire dati e documenti ufficiali. Quando non sarà possibile, che ci sia un ministro o un delegato a rispondere in modo autorevole alle domande dei cronisti su questo o quel provvedimento. Per noi giornalisti un compito in più: non facciamoci prendere dal chiacchiericcio, dalle parole che replicano a parole. Anche noi dobbiamo entrare anima e corpo in questa fase eccezionale, per rafforzare la nostra autorevolezza, il nostro servizio ai cittadini. Abbiamo visto che proprio nei momenti di difficoltà i cittadini hanno bisogno di essere informati, e vengono a cercarci. Servirà uno scatto, una forza di volontà davvero grande. Ma anche per noi giornalisti è suonata la campana: Se non ora quando? Come giornalisti dell’agenzia Dire ci siamo confrontati e abbiamo deciso di metterci in gioco. Chi ci sta?