Politica
Autonomia differenziata, ecco perché la bocciatura del referendum è un favore a Meloni, Schlein e soprattutto a Salvini
Il combinato disposto delle due sentenze della Corte Costituzionale sull’Autonomia differenziata consegnano il provvedimento a un binario morto...
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L'autonomia differenziata e la bocciatura del referendum. Il commento
Il combinato disposto delle due sentenze della Corte Costituzionale sull’Autonomia differenziata: l’una relativa al merito con osservazioni che essenzialmente liquefanno il testo, l’altra sull’inammissibilità del referendum, consegnano il provvedimento ad un binario morto.
Eppure tutti esultano! Esulta il Governo con la Premier Giorgia Meloni che -per usare un eufemismo- non ha mai visto di buon occhio una riforma pensata e voluta dal nord ma osteggiata e combattuta da un sud prezioso bacino elettorale di Fratelli d’Italia. Esulta la leader del PD Elly Schlein -e c’è da capirla- per lo scampato pericolo di veder naufragare assieme al PD l’intero campo largo nelle urne di un referendum che aveva visto -miracolosamente- unite tutte le forze del centrosinistra.
Esultano, persino -e ciò appare assai più singolare- i governatori leghisti a cominciare dal super Presidente del Veneto Luca Zaia che tanto hanno brigato per ottenere un provvedimento sul quale, con la vittoria al referendum, avrebbero potuto andare -come si dice- a dama. Invece no, si esulta anche in casa leghista sapendo perfettamente che la bocciatura del referendum ha chiuso -quasi per sempre- la partita.
Ma è proprio su quel “quasi” che potrebbe fondarsi tutto l’entusiasmo leghista. Intanto seppur agonizzante ferita a morte, la legge sull’autonomia differenziata resta in campo e, sebbene falcidiata dalla Consulta, potrebbe costituire ancora una preziosa “arma di ricatto” o più sobriamente una inattesa quanto sperata merce di scambio.
E gli scambi potrebbero essere molti: dal premierato che potrebbe non vedere mai la luce senza l’approvazione della nuova autonomia differenziata, alla querelle sul Veneto sia per la questione doppio mandato per Luca Zaia, sia -soprattutto- per conservare alla Lega il candidato governatore nella sua storica ed irrinunciabile roccaforte. Ecco spiegato l’entusiasmo leghista. La Consulta ha mantenuto in mano lumbard una carta insperata ma utilissima per le prossime “battaglie” interne al centrodestra. A pensar male qualcuno diceva che, “spesso si indovina”!