Politica

Banche, FdI a Lagarde: "Governo autonomo, eletto democraticamente. Lei no"

Di Alberto Maggi

Il capogruppo al Senato di FdI, Lucio Malan, intervistato da Affaritaliani.it, commenta la lettera della Bce al governo sugli extraprofitti delle banche

È evidente che si tratta di critiche tecniche, ma c’è chi sottolinea come comunque non si tratti di dettagli né di aspetti secondari del provvedimento, ma viceversa di conflitti o incongruenze che potrebbero far decadere il provvedimento prima ancora che veda la luce. C’è ad esempio un terzo elemento che secondo le banche renderebbe la norma di complessa applicazione ed è il potenziale contrasto con la disciplina Ue sugli aiuti di Stato. Il tema è stato sollevato da più parti nell’ultima settimana e punta sul fatto che dalla tassa siano stati esclusi soggetti differenti dalle banche, come gli intermediari finanziari, che operano nello stesso settore economico. Il tutto tenendo conto che uno dei pilastri della norma Ue in materia di aiuti di Stato prevede che la valutazione debba tener conto degli effetti determinati sul mercato più che degli obiettivi di carattere politico da cui nasce. In questo senso c’è un tema nel tema, visto che dal provvedimento è escluso anche Banco Posta, società che fa capo a Poste Italiane e quindi indirettamente al governo (tra Mef e Cdp), che pure stando ai criteri che hanno ispirato la tassa dovrebbe essere tra i gruppi da mettere dietro la lavagna. Allo stesso modo, a poco servirebbe modificare la norma come indicato ieri dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. «Noi riteniamo sia giusto chiedere alle banche un sostegno, in vista anche del bilancio, allo Stato. Ma questo sostegno deve essere ben realizzato, devono essere escluse le banche di credito cooperativo e le banche popolari, perché gravarle di nuove tasse significa mettere in difficoltà anche i risparmiatori». La logica dietro al pensiero di Tajani è comprensibile, ma è evidente che l’applicazione finirebbe per rendere bizzarra la tassa che con l’esclusione di popolari e Bcc di fatto si tradurrebbe in un provvedimento contro Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e poche altre banche. Il tutto senza contare che escludendo la maggior parte degli istituti il governo si ritroverebbe con un incasso ulteriormente ridotto. Il Mef lo scorso 8 agosto aveva già introdotto un tetto alla tassa, prevedendo che l’importo non potesse essere superiore allo 0,1% del totale attivo, riducendo quindi l’impatto della misura, stimato in circa 2 miliardi.

In ogni caso, i tentativi di mediazione da parte dell’Abi, l’associazione dei bancari guidata da Antonio Patuelli, terranno conto delle varie anomalie rilevate dagli approfondimenti commissionati dagli istituti, impugnabili in sede tributaria e amministrativa. Il confronto partirà da lì, con l’obiettivo di non trasformarsi in scontro aperto.