Politica

Bce, "da Lagarde ignoranza e supponenza. Costate sangue a milioni di Italiani"

Di Alberto Maggi

Bce e tassi di interesse, su Affaritaliani.it l'affondo di Claudio Borghi (Lega)

Bce, Borghi (Lega) ad Affaritaliani.it: "Vantarsi di aver fatto scendere l'inflazione è esattamente come chi dice di aver fatto piovere con la danza"

 

"La signora Lagarde si vanta dei risultati ottenuti dai suoi tassi alti contro l'inflazione". Lo afferma ad Affaritaliani.it Claudio Borghi,  capogruppo della Lega in Commissione Bilancio al Senato, commentando le parole di questa mattina della presidente della Bce Lagarde sul recente taglio dei tassi di interesse dello 0,25%.

"La cosa sconcertante - spiega Borghi - è che ammette candidamente che la salita dei prezzi era originata dall'aumento dell'energia e delle materie prime a seguito della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia. Quindi vantarsi di averla fatta scendere è esattamente come chi dice di aver fatto piovere con la danza". 

"Il problema è che questa ignoranza, questa terrificante supponenza, è costata sangue sudore e infelicità a milioni di italiani costretti tuttora a pagare mutui incredibilmente più alti rispetto al necessario. Ricordiamoci di questa signora ogni volta che qualcuno ci racconta dei benefici dell'Unione Europea", conclude Borghi.

LE PAROLE DI CHRISTINE LAGARDE

Bce, Lagarde, situazione e' migliorata, ma strada ancora lunga - La Bce ha 'tagliato' i tassi di interesse perche' "oggi la situazione e' migliorata" pero' "la strada e' ancora lunga per eliminare l'inflazione dall'economia". Lo scrive la presidente della Bce, Christine Lagarde, in un editoriale pubblicato sul blog dell'istituto intitolato 'Perche' abbiamo modificato i tassi di interesse'. "Due anni fa abbiamo iniziato ad aumentare i tassi di interesse perche' l'inflazione era decisamente troppo alta. Oggi la situazione e' migliorata. Sebbene alcuni prezzi siano ancora in notevole rialzo, specie nel settore dei servizi, nel complesso l'inflazione e' molto diminuita e al momento e' ben instradata per raggiungere il prossimo anno il 2%, livello che rappresenta il nostro obiettivo nel perseguimento della stabilita' dei prezzi", scrive Lagarde per la quale, quindi, "il calo dell'inflazione consente alla Bce di abbassare i tassi di interesse; giovedi' abbiamo quindi ridotto il nostro tasso di riferimento di 0,25 punti percentuali, dal 4% a cui si trovava da nove mesi.

Cio' significa che per i cittadini diminuira' il costo del denaro e per le imprese sara' piu' conveniente indebitarsi a fini di investimento". "La nostra decisione segna anche un momento importante nella lotta all'inflazione. A luglio 2022 abbiamo iniziato ad aumentare i tassi di interesse, nell'ambito di una fase che gli addetti ai lavori chiamano 'inasprimento della politica monetaria'. Se si pensa a un'automobile, e' un po' come quando il conducente spinge sul pedale del freno. Abbiamo innalzato i tassi a un ritmo senza precedenti, di 4,5 punti percentuali in poco piu' di un anno. Siamo intervenuti con forza perche' l'inflazione era aumentata decisamente troppo, con un picco del 10,6% a ottobre 2022", ricorda la presidente della Bce.

"Una causa del forte incremento dell'inflazione - sottolinea - e' stata l'invasione ingiustificata dell'Ucraina da parte della Russia, che ha determinato un'impennata dei prezzi dei beni energetici e alimentari. Inoltre, molte imprese hanno incontrato maggiori difficolta' nel reperire attrezzature, materiali e parti di ricambio di cui avevano necessita', il che ha aggravato i problemi gia' emersi durante la pandemia. Ma abbiamo anche corso il serio rischio che le persone fossero indotte a credere che l'inflazione elevata rappresentasse la nuova normalita', con la conseguenza che fosse assunta come punto di riferimento dalle imprese per la fissazione dei prezzi e dai lavoratori per la contrattazione salariale. L'inflazione elevata si sarebbe cosi' radicata in modo permanente nell'economia".

"Abbiamo quindi dovuto fare tutto il necessario per scongiurare tale pericolo", rivendica Lagarde, precisando che "e' nostro dovere nei confronti dei cittadini europei mantenere bassa e stabile l'inflazione. Siamo consapevoli delle difficolta' che l'aumento dell'inflazione e i successivi rialzi dei tassi di interesse hanno comportato per alcuni cittadini e imprese. Il costo dei mutui ipotecari e dei prestiti alle imprese e' aumentato bruscamente. Tutto e' diventato piu' caro ma i redditi (salari e pensioni) non tenevano il passo, almeno in una fase iniziale. Agendo con determinazione, abbiamo assicurato che l'inflazione elevata non si protraesse troppo a lungo. A settembre 2023 l'inflazione era diminuita al 5,2%, circa la meta' del picco raggiunto l'anno prima. Anche il pericolo che le persone avessero aspettative di inflazione elevata era stato perlopiu' superato", prosegue Lagarde.

"Questo ci ha consentito di inaugurare la fase successiva della nostra politica monetaria: la 'fase di mantenimento', in cui abbiamo tenuto costanti i tassi, senza spingere piu' forte sul pedale del freno e senza allentare la pressione. Se da un lato eravamo certi che i tassi di interesse stessero determinando il calo dell'inflazione, il suo livello era ancora troppo alto per sentirsi al riparo. Sarebbe stato quindi controproducente avviare con eccessivo anticipo la riduzione dei tassi", spiega ancora la presidente. "Oggi invece riscontriamo progressi su molti fronti. L'inflazione si e' ancora dimezzata, portandosi al 2,6%, e al momento e' ben instradata per raggiungere il 2% nella seconda parte del prossimo anno. E la nostra politica monetaria contribuisce in misura considerevole al ritorno dell'inflazione all'obiettivo. Riducendo i tassi, abbiamo quindi deciso di moderare il grado di restrizione della politica monetaria. Ma la strada - precisa nel finale del suo intervento - e' ancora lunga per eliminare l'inflazione dall'economia. E non sara' una strada del tutto facile da percorrere. Occorrono un atteggiamento vigile, impegno e perseveranza".

"I tassi di interesse dovranno quindi restare restrittivi finche' sara' necessario per assicurare la stabilita' dei prezzi su base duratura. In altre parole, per un po' dovremo ancora tenere il piede sul pedale del freno, pur non spingendo forte come prima. Le nostre future decisioni di politica monetaria dipenderanno da tre cose: se continueremo a riscontrare un tempestivo ritorno dell'inflazione all'obiettivo, se assisteremo a un allentamento delle pressioni complessive sui prezzi nell'economia e se riterremo ancora altrettanto efficace la nostra politica monetaria nel contenere l'inflazione. Tali fattori determineranno quando potremo sollevare ulteriormente il piede dal freno. Abbiamo compiuto progressi importanti, ma la lotta all'inflazione non si e' ancora conclusa. In quanto custodi dell'euro, ci impegniamo ad assicurare un'inflazione bassa e stabile a beneficio di tutti i cittadini europei", conclude.