Politica

Benigni-Mattarella: "Presidente, resti con noi". Invece dovrebbe dimettersi

Di Paolo Diodati

Plateale preghiera, ripetiamo a mani giunte, per farlo restare al Quirinale! Per far cosa?  Faccio riferimento a quanto scritto dai molto più competenti Travaglio, Scanzi, Belpietro, Borgonovo, Del Debbio, Mario  Giordano, etc... , per risalire all'elenco delle cose che non avrebbe dovuto fare e di quelle che avrebbe dovuto e potrebbe ancora fare. Alcune banalità che sono facilmente prevedibili, se disgraziatamente dovesse accettare le preghiere di Benigni & C: continuerebbe a farsi vedere sempre più tutti i santi giorni in tv, continuerebbe a santificare Draghi (impegnato a tener buoni PD e Articolo 1, senza i quali non potrebbe continuare a migliorare la strepitosa carriera) e a proteggere sfacciatamente la Lamorgese e soprattutto l'inamovibile e terrificante Speranza, non per niente acclamato vincitore dell'Asino d'oro 2020!                        

A proposito del nome di questo premio, segnalo la protesta di Antonio La Gioia, padre del giovane morto pochi giorni dopo il vaccino e a cui ho dedicato il pensiero "A Burioni, quello che disse ai non vaccinati, starete chiusi in casa come sorci". Prima d'essere distrutto dalla tragedia del figlio, mi aveva inviato questa originale tirata d'orecchie: "Caro Paolo, protesto anche se inutilmente, per l'errata convinzione sull'ignoranza o addirittura stupidità degli asini. Confermata, purtroppo, anche da note espressioni popolari dispregiative, come "Ha ragliato l'asino" o, peggio, "Raglio d'asino non arrivò mai al cielo!". Conosco bene gli asini, sono un loro amico e sono un convinto ammiratore della loro intelligenza. Sono splendide creature. Ti garantisco che, se sapessero che Speranza è stato considerato uno di loro, si offenderebbero a morte!"

Ma torniamo a Benigni, Mattarella e ... Burioni.
Mattarella, roba non da mattarelli, ma da autonominatisi Illuminati che illuminano, nel pandemonio del vicolo cieco in cui ci hanno infilato, anche e forse soprattutto per colpa delle sue scelte e ora delle sue superficiali e offensive esternazioni, vuole il vaccino obbligatorio per tutti e tuona, addirittura, "Guai a tirare in ballo la libertà!" 

Incurante della dimostrata inefficacia dei vaccini e dei pluri-richiami a spegnere il fuoco della pandemia (in Israele si comincia a parlare del 4° "richiamo"!) 

Incurante del fatto che le Covidstar televisive e soprattutto la tanto reclamizzata scienza degli "scienziati di regime" ora  non siano più graniticamente sicuri sulle previsioni da fare, visti i fallimenti di quelle fatte!

Insensibile agli accorati e accurati appelli di medici, avvocati, docenti universitari, ecc... per avere un minimo di attenzione, vedi ultimo esempio: 
Green Pass e università: lungo appello dei professori universitari contro l'obbligo del certificato verde. Tra i 150 docenti di diversi Atenei italiani anche uno dei più importanti divulgatori e storici italiani, Alessandro Barbero, docente ordinario di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale. (notizia resa pubblica il 6/9/21)

E' irriguardoso chiedere a Draghi e soprattutto al presidente di tutti gli italiani, quanti di questi appelli, hanno avuto la loro attenzione? Quali hanno letto, a quali hanno risposto? Io conosco bene soprattutto quelli nati in ambiente universitario (cito per esempio, lo splendido scritto dei professori Francesco Benozzo dell'Università di Bologna e Luca Marini, della Sapienza) ma anche molti firmati da esimi ed eroici medici. Tutti indegni di considerazione? Tanto per chiarire: se un politico mite, di grande carriera ed esperienza, come Gentiloni, definisce "meravigliosa" l'imposizione nazistoide della tessera verde, si può capire l'incomunicabilità tra culture, morali, senso del limite e della democrazia, tra sensibilità incompatibili.

La scienza di regime, come detto non più graniticamente sicura e compatta, con crepe e disaccordi tipo partito politico M5S, non sapendo come uscire dal circolo vizioso creato, per inerzia e per ottusa ostinazione a non far sue, finalmente, le cure domiciliari, si affida ciecamente e irresponsabilmente, addirittura alla prosecuzione ad libitum delle iniezioni.  Morale: chi vivrà, vedrà!

Nonostante tutto ciò, quando i più responsabili e meno politicizzati della scienza di regime hanno finalmente dubbi atroci (tipo che Montagnier possa essere insignito di nuovi premi prestigiosi, per aver capito e spiegato inutilmente tutto dall'inizio, beccandosi del rincoglionito affetto da demenza senile, dalla scienza di Stato), il presidente di tutti, fa irruzione, e in malo modo, in quello che ormai è una specie di clinica in cui, liberi tutti, ognuno dice la sua, per aiutare la causa più  sballata: quella di Speranza, dei vaccini a oltranza! E nessuno, o sbaglio?, a rimarcare che sta facendo un'indecente invasione di campo!                                                                 
Sarebbe irriguardoso chiedere al neo Illuminato dall'aria mite, chi siano i suoi esperti scientifici di riferimento (scienziati veri, non politicanti o ciarlatani che giudicano idioti i dubbiosi). Nomi, cognomi e curricula scientifici, dei consiglieri che lo spingono a usare, totalmente fuori luogo, la sua autorevolezza in altri campi, per costringere gli italiani idioti, criminali irresponsabili, a procedere sempre più nel vicolo cieco in cui, ripetiamo, proprio lui, ha contribuito a infilarci!  Ma come si permette questa imperdonabile forzatura? Come s'è permesso, e come si permette tuttora,  di difendere a oltranza, Speranza? Ah, no! Non è difesa a oltranza? E perché allora Speranza continua a restare, inamovibile, in un posto di responsabilità, dove ha esordito col programma politico enunciato a parole e messo nero su bianco (egemonia culturale della sinistra)? Era o non era chiaro il programma da MINCULPOP e, meglio ancora, del robespierrano Comitato di Salute Pubblica? E quando finì il TERRORE? Beh, da noi finirà quando Speranza-Robespierre non ne sarà più il capo. E' normale una nazione in cui per la gravità d'un nome proposto per un parco, si chiedano e ottengano le immediate dimissioni del proponente, mentre un ministro con certe "fisse", incompetente, casinaro, responsabile cinico di morti per le quali dovrebbe risponderne penalmente, come l'impaurito e per ora impunito Speranza, sia ritenuto, e di fatto, inamovibile, grazie a Draghi e al presidente di tutti gli italiani?

Nonostante tutto, stand ovation per Mattarella, innescata mussolinianamente (accà nisciuno è fesso, dicono i napoletani, memori dei Borboni e dei pacchi di pasta di Lauro). Mattarella non aspettava altro da diverso tempo (perché, altrimenti, sempre più spesso in tv?): essere  pregato a continuare a far danni anche dopo la fine del suo mandato, sulla cui impostazione e sui risultati ottenuti, si dovrà pronunciare la Storia, a sua storia finita.

Siamo sempre lì, ripeto, caro genio Benigni. E forse è meglio che mi fermi qui, ripescando però, una vecchia lettera  a lei indirizzata, che certamente nessuno le avrà mai segnalato, pur circolando da anni in rete. Qual è il nesso tra oggi e allora? Chiaro, nostro esimio: il suo sempre splendido, ma a volte, parlare a cavolo! Diritto sacrosanto, dirà lei. Giusto!         Vecchia lettera che ha ricevuto e sta ricevendo, grazie a quest'ultima sua scivolata elettorale, apprezzamenti entusiastici, anche per l'inaspettata chiusura, giudicata di estrema volgarità ma di insuperabile efficacia e coerenza con il significato dell'articolo-lettera, per sintetizzare ed esporre chiaramente il vero pensiero di Oscar Wilde. Pensiero e azioni, tutto in realtà più nero che bianco, ma che lei dal palco dell'Ariston in mondovisione, ha presentato come modello tutto bianco, dell'Amore.  Con la lettura di quella lettera fece il "botto", scatenò Grillini e tanti altri, ma fece una pessima operazione culturale. Col plateale inizio della campagna elettorale stile americano, lei ha fatto il "bottino" sui media, ripetendo lo stesso tipo d'errore fatto allora. Il nesso, in altre parole, dimostra il suo essere recidivo nell'errore.                                   
Alla luce degli sconfinamenti di campo del presidente e anche delle sue scivolate, sempre simpaticissimo Benigni, bisogna capovolgere una celeberrima esclamazione. "Perché non parli?" per voi diventa l'utile e riposante "Perché non tacete?"

A proposito di queste esclamazioni, che c'entra il su nominato Burioni, celebre per i sorci ma anche per l'acida e sprezzante risposta alla "collega" Heather Parisi, dubbiosa sui raf vax (vaccini raffazzonati)? C'entra, c'entra. Gli chiedo, infatti, "Perché, caro Burioni, non parli? Perché non ti complimenti anche col tuo collega Mattarella?" (darsi del tu è d'uso comune tra docenti universitari)

A Roberto Benigni, Hum… che occhi, che beddi capiddi…

Caro Benigni, 
dovrei scriverle una lettera grondante ammirazione perché, come tanti, ritengo che lei sia un fenomeno, un dono della Natura. Tanta è la forza, la dinamite, la carica comica, la simpatia, la leggera grazia che emana. Nei suoi sguardi, ridenti o pensosi, la Natura ha raggiunto la perfezione. E simili considerazioni vengono da uno che non ha la fortuna di conoscerla di persona. Figuriamoci cosa arriverei a scriverle, se fossi tra i fortunati che possono frequentarla! Vedendola sul palco a 300.000 volt, correre, saltare, smitragliare battute fulminanti, preparate con perfetta logica e tempismo, mi auguro che lei abbia in comune con Berlusconi, almeno la resistenza fisica fino ai famosi 120 anni. Le garantisco che è tanto il mio affetto per lei e così grande l’ammirazione, che nel vedere il suo incredibile dispendio d’energie, ogni volta che sale su un palco, m’assale una vera angoscia… Penso a quando si avvicinerà ai 120 anni: con un po’ di fiatone, forse più sudato di quanto non lo sia adesso, forse anche un po’ trambellante nelle sue corse acrobatiche intorno agli ospiti che lei continuerà a prendere in braccio, dopo aver attentamente controllato attributi e poppe.

Nell’esternarle il mio sincero e immenso apprezzamento che sconfina nell’amore, devo però specificare, non senza imbarazzo, che il mio amore per lei non sentirebbe mai la necessità di manifestazioni fisiche particolari, con particolari contatti per essere ancora più esplicito. Devo mettere le mani avanti per non essere frainteso, dopo averla sentita ripetere a memoria la famosa lettera di Oscar Wilde. A tal proposito, le proporrò al termine di questa mia, non so come chiamarla altrimenti, un’aggiunta realistico-sintetica, per rendere inequivocabilmente chiara quella bella lettera, scelta come pezzo forte per il Festival di S. Remo di quest’anno, evidentemente spinto dalle polemiche sul testo “Luca era gay”.

Dal palcoscenico dell’Ariston, di fronte a milioni di telespettatori ipnotizzati dalla sua presenza, lei ha ritenuto di proporre quelle parole interpretate, immediatamente, come un Inno all’Amore. Amore oltre i confini meschini e riduttivi dei vecchi steccati che dividevano i due recinti che imprigionavano gli uomini da una parte e le donne dall’altra. Splendida risposta, colta, umanamente ineccepibile e commovente da contrapporre alla riprovevole canzonetta di Povia, limitata nel suo orizzonte e, quindi, reazionaria e infantilmente incolta.

Grillini, inebriato da quella sua lettura, trionfante, ha creduto di chiudere brillantemente il cerchio, dando una lezione a Povia su cosa sia l’Amore. Ha indicato la sua lettura come la risposta che, poverino, meritava e ha letto l’accorato messaggio di un gay che aveva perso l’amato compagno.

“Impari, Povia, come sanno amare i gay!!” È stata la lezione-schiaffo finale al cantante. Come se tra eterosessuali non si sapesse amare, soffrire e piangere allo stesso modo.

Il più noto critico italiano di musica leggera, Mario Luzzato Fegiz, concludeva il Festival, bollando Povia di omofobia e ribadendo tale accusa sul Corriere della Sera, dove gli aveva già affibbiato un bel 3 specificando che la sua era la peggiore in assoluto tra le finaliste di tutti i 40 anni di festival che aveva seguito. Nonostante la nostra vecchia e cordialissima corrispondenza, cestinava una mia lettera in cui chiedevo: “Avresti espresso lo stesso drastico giudizio negativo, se argomento e titolo fossero stati Luca era etero, adesso sta con Piero?”. Domanda provocatoria non degna di risposta.

Dibattiti televisivi, articoli sui maggiori organi di stampa, per non parlare degli eccessi leggibili in rete, tutto, a cominciare purtroppo da lei, caro Benigni, ha avuto il sapore dell’esagerazione. E credo che, tra tanta confusione, luoghi comuni e paura di sembrar superati culturalmente e sessualmente, lei abbia portato a esempio, un esempio infelice. Anzi, doppiamente infelice.

Povia, secondo lei e Grillini, deve imparare da Oscar Wilde, come sanno amare i gay? Certo, Wilde impazzì per Alfred Douglas a tal punto da dimenticare totalmente sua moglie Constance e da non rivedere mai più i due figli avuti da lei, morta a 40 anni tra stenti, umiliazioni e inconsolabile dolore. Se lei o Grillini aveste ricordato questo romanticissimo comportamento, avreste reso ancora più grande l’immagine dell’amore gay. Un amore che fa scomparire anche quello per gli incolpevoli figli. Ma Grillini sa che fine fece quella irresistibile passione tra Wilde e il giovane Lord? Uscito dall’assurda carcerazione, Wilde lasciò Douglas per un altro ragazzetto che lasciò, per un altro che poi abbandonò per un altro ancora e così via, fino all’esaurimento della spinta fisica. Era quello l’amore che lei Benigni, ha voluto celebrare su uno dei palcoscenici più famosi e illuminati del mondo? Era quello l’amore che Grillini doveva indicare come esempio agli insensibili, ignoranti e cavernicoli eterosessuali

Vi preghiamo, Benigni e Grillini: non esageriamo col culto dell’amore gay. Accontentatevi che sia considerato al livello degli amori tra etero. E non dimentichiamo l’altra faccia della medaglia Wilde. Cosa sarebbe successo se lei avesse letto, dopo quella lettera, anche altre parole dello stesso Wilde? Per esempio, quelle dette tre settimane prima di morire a un corrispondente del Daily Chronicle: «Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L’aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni. Ho intenzione di esservi accolto al piú presto». La completezza dell’informazione, sull’amore “usa e getta”, sarebbe stata un’inammissibile stonatura e sarebbe costata molto cara alla sua immagine. Quindi, meglio sorvolare e prendere solo la parte della verità che fa più comodo, dato il pensiero dominante. Ma, ripeto, non esageriamo fino a ridicolizzare i vari Povia e dando dell’anormale a chi ha gusti diversi dai gay e vuol vivere tranquillamente, lasciando vivere tranquillamente tutti gli altri.

“Io anormale? Non esageriamo!”, gridai, mentre correvo a tutta birra, in una fredda nottata trascorsa alla stazione di Milano. “Se proprio non vuoi, non ti bacio con la lingua nella bocca! E ti pago bene. Ma che fai? Te ne vai? Ma allora sei anormale!” mi disse un finocchio (allora si chiamavano così) che, offrendomi somme sempre più alte, come faceva Oscar Wilde con i ragazzini, voleva portarmi a casa sua per un raffinato e colto “colloquio” d’amore. Non concepiva che uno potesse rifiutare lui e i suoi soldi! Mi diede del pazzo e alla fine, cercando di raggiungermi quando me la diedi a gambe, urlava, tra la gente incuriosita “Ma dove scappi, anormale!! ANORMALE E E E…!!!” 

Non esageriamo, Grillini e caro Benigni. Non esageriamo, finendo nel ridicolo e nel grottesco, dichiarando in pubblico, di fronte a uno sbalordito Bruno Vespa, assurdità tipo «Noi omosessuali piacciamo di più alle donne, perché siamo più intelligenti degli eterosessuali e perché ci laviamo». (Grillini, 17 marzo 2009, "Porta a porta"). E Bruno Vespa, incredulo e divertito, «Non so se mi crederà ma io, che non sono gay, le assicuro che, prima di venire qui, mi sono fatto la doccia!».  

Devo confessare un lato confuso (o una limitazione) nelle idee che mi sono fatto a proposito del legame che esiste tra l’affetto che può sconfinare nell’amore (veda la lettera che dovrei scriverle, caro Benigni, continuando col tono usato all’inizio) e le pratiche fisiche che possono esserci o non esserci per manifestare questo affetto o questo amore. Perché ingenerare confusione tra lettere che, usando le stesse espressioni, potrebbero avere fini diversi? Come distinguere una mia lettera da quella di un moderno Oscar Wilde che, dopo le belle parole, è sottinteso, vorrebbe anche metterle, o farsi mettere, “mani e altro” addosso?

E che sms  le scriverebbe, modernamente privato del pudore che, incredibile in un anticonformista come lui, troviamo nella lettera che lei ha letto, con la stessa partecipazione che mette nel leggere l’amore di Dante per Beatrice? Perché fermarsi alla descrizione dei capelli e della loro bellezza e non far trapelare una delle manifestazioni fisiche che sembra siano inseparabili dalle descrizioni wildiane? Perché non prova a modernizzare linguaggio e riferimenti, con uno dei suoi celeberrimi guizzi, non sempre oxfordiani? Perché, la prossima volta, non sintetizza rendendo più chiaro il contenuto di quella lettera, o l’eventuale lettera di un moderno Wilde? Oso proporle una formidabile e chiarificatrice sintesi angelico-pecoreccia che, scherzosamente, un amico siciliano, ama fare. Eccola “Humm che beddi capiddi che ci havi… e che beddi occhi! Ti o mettesse e mi o mettesse ‘ntu culu!”