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Politica
Berlusconi, Putin e quella vecchia amicizia ancora molto forte
Silvio Berlusconi e Vladimir Putin: amici da due decenni


Innanzi tutto, almeno per quel che riguarda l’Italia e gran parte dell’Occidente, perché si fa ancora confusione sulla questione di fondo parlando indistintamente di guerra in Ucraina e non di guerra all’Ucraina da parte di un Paese aggressore ben definito, la Russia di Putin che questa aggressione l’aveva progettata da tempo sul piano ideologico, militare, propagandistico, primo passo per inglobare direttamente e indirettamente i Paesi dell’ex Unione Sovietica puntando di fatto, anche con il supporto della chiesa ortodossa del patriarca di Mosca Kirill, all’egemonia ideologica, politica, culturale, militare, religiosa, a livello mondiale.

Putin rischia, però, di andare al tappeto già al primo round, per i limiti strategici e militari già dimostrati dalla Russia, gigante dai piedi d’argilla, e per come il popolo ucraino si è stretto contro l’invasore, grazie anche al supporto – non solo militare - dell’Occidente, Usa ed Europa in testa. Questa messa in atto dal popolo ucraino è la “legittima difesa” di un popolo aggredito per fermare e respingere l’invasore. I “pacifisti” a senso unico che dai salotti buoni recitano la solita litania spuntata chiedendo la resa degli ucraini evidentemente dimenticano il diritto dei singoli e dei popoli a difendersi contro l’invasore.

Il popolo ucraino che oggi si batte per la propria indipendenza e per la propria libertà è un baluardo sul campo anche per la difesa della nostra indipendenza e della nostra libertà. La richiesta di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia alla Nato e l’immediato “sì” ricevuto non è una alzata di testa provocatoria ma una scelta imposta dagli eventi, con la preoccupazione che quel che oggi è toccato all’Ucraina possa domani accadere ad altri Paesi vicini alla Russia imperialista. Questo è l’ultimo rospo che Putin è stato costretto a ingoiare fin qui, a dimostrazione che la sua aggressione all’Ucraina si sta risolvendo in un boomerang.

 

Con la sua ultima sortita, Berlusconi dà spazio a chi “ciurla nel manico”: “E’ Kiev che ha provocato Mosca”, “La Nato non deve allargarsi ma deve essere abolita”, “Non bisogna dare le armi agli ucraini perché così la guerra si prolunga”. Ecco. Anche nella Seconda Guerra mondiale c’era chi non voleva armare i partigiani e diceva che gli americano dovevano starsene a casa loro. Certo che bisogna puntare all’apertura di un vero negoziato, con un ruolo importante dell’Italia, come dimostrato dal premier Draghi nell’incontro con Biden.

Ma quel negoziato è ancora oggi possibile perché l’Occidente ha messo l’Ucraina in condizioni di non essere isolata politicamente e di non essere sconfitta militarmente: una nazione capace di difendersi con le armi sul proprio territorio non lasciando che l’invasore russo la ingoiasse in un sol boccone per avere via libera e fare poi lo stesso con altri Paesi. Insomma, oggi non c’è la guerra in Ucraina ma c’è la guerra della Russia di Putin all’Ucraina, non ci sono due belligeranti ma un aggressore e un aggredito. Non ci può essere pace oggi se l’aggressore non torna a casa propria. Non ci può essere pace senza libertà, senza democrazia. Sarà bene che, anche in Italia, questo sia chiaro. Prima che sia troppo tardi.

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