Politica

Boccia: "Sì primo passo, non sufficiente. Ora il bicameralismo differenziato"

Di Alberto Maggi

Referendum e non solo/ Intervista di Affaritaliani.it al ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia

Il referendum e le elezioni regionali sono anche un test politico, avranno conseguenze sul governo?
"Il sì al referendum è un primo passo verso riforme di sistema, condivise, di cui c’è bisogno. Il solo taglio non è sufficiente, io lo considero un primo passo. E visto che c’è parte dell’opposizione che vota con la maggioranza sarebbe bello per il Paese confrontarsi nel corso della legislatura su ulteriori proposte a partire dalla proposta Violante sul bicameralismo differenziato. Poi, capisco che siamo in campagna elettorale e i toni si alterano, capisco le dinamiche tra maggioranza e opposizione ma il governo non ha condizionato la sua esistenza al referendum o a elezioni regionali che incidono sui governi territoriali. Il Governo è giudicato per quello che fa per il Paese e per come lo fa. A partire dalla gestione dell’emergenza sanitaria, delle politiche economiche e sociali e per come affronta in Europa i principali dossier che ci hanno fatto tornare ad essere un paese credibile e rispettato. Poi, come ha ribadito Zingaretti in direzione nazionale, noi restiamo al governo per fare non per tirare a campare. E i fatti fino ad oggi ci hanno dato ragione".

Un'eventuale sconfitta di Emiliano in Puglia sarebbe colpa del M5S?
"Non parlerei di colpa ma di responsabilità politica; quando i cittadini fanno una scelta si rispetta; ma quando i gruppi dirigenti di un partito non trovano il coraggio, come nel caso del M5S, di fare un’alleanza che darebbe una vittoria certa sulle destre, ci si assume la responsabilità politica davanti agli elettori. Con il M5S siamo al governo insieme, stiamo gestendo una pandemia insieme, abbiamo fatto accordi storici in Europa insieme, stiamo lavorando insieme sul Recovery Plan. E nessuno capisce perché si debba rischiare di far vincere Salvini e Meloni antieuropeisti, sfascisti su tutto. Qua non stiamo parlando della battaglia di Emiliano contro il M5S, ma di che tipo di Puglia vogliamo. I pugliesi saranno chiamati a decidere tra un candidato, Michele Emiliano, protagonista di questa stagione straordinaria che ha portato la Puglia ad essere una delle Regioni più apprezzate a livello mondiale, con tassi di crescita importanti, con interi distretti industriali che non temono la concorrenza estera, con un turismo italiano e straniero che non ha eguali. E l’altro candidato, Raffaele Fitto, che farebbe tornare la Puglia come nel gioco dell’oca indietro di vent’anni. Per questo, lo dico con chiarezza, chi non vota PD o Emiliano consegna il suo voto alla destra di Fitto. In Puglia facciamo un appello al voto utile agli elettori 5stelle e di Italia Viva".

La segreteria di Zingaretti è a rischio? Che cosa accadrà nel Pd dopo il voto?
"La segreteria di Zingaretti è salda e lo ha dimostrato la sua relazione in Direzione. Ha rimarcato l’orizzonte a cui punta il PD: riforme e sviluppo del Paese. Ricordiamoci cos’era il Partito democratico nel 2018 dopo le elezioni: eravamo sommersi da un cumulo di macerie. Zingaretti, lavorando sodo e spesso in silenzio, girando l’Italia da nord a sud, senza slogan o tweet pirotecnici ha ricostruito giorno dopo giorno il senso dello stare insieme, ha ridato orgoglio alla comunità del Partito Democratico. Il PD è tornato il partito dei valori dei progressisti e dei riformisti: del lavoro, della scuola, della sanità per tutti, delle battaglie ambientali e della modernizzazione tecnologica italiana".

Potrebbero esserci in autunno lockdown localizzati?
"Il governo, e con grandi responsabilità dirette del partito democratico, in questa emergenza sanitaria ha sempre seguito la via della prudenza. Virtù che rivendichiamo e che è sempre alternativa alla spregiudicatezza della destra negazionista o che minimizza la gravità della situazione. Quello che è successo negli altri Paesi è sotto gli occhi di tutti. Dagli USA al Brasile, dal Regno Unito fino a molti paesi europei ancora oggi in difficoltà. Oggi sarebbe da irresponsabili dire andiamo avanti perché la carica virale è diversa. Sarebbe una sciocchezza. Noi oggi diciamo: l’Italia è più forte di sei mesi fa e dobbiamo con rigore convivere con il Covid19. Non abbasseremo mai la guardia e continueremo nel lavoro comune governo, Regioni e Enti locali per rafforzare la rete sanitaria territoriale. Se dovessero esserci situazioni critiche le Regioni e il governo hanno tutti gli strumenti per intervenire tempestivamente".

Quando potrebbero riaprire stadi e discoteche?
"Lo abbiamo detto sin dall’inizio, prima andavano messe in sicurezza salute e vita, rafforzando le reti sanitarie territoriali, il business viene dopo. Capisco l’esigenza di avere risposte e come sempre le avranno ma ora la priorità è riaprire in sicurezza le scuole in tutta Italia così come è accaduto da oggi a Bolzano. Ogni giorno c’è un’evoluzione e ogni giorno con risorse vengono assunte nuove decisioni. Con le discoteche alcune Regioni hanno preferito assumersi la responsabilità delle riaperture, salvo poi rendersi necessario un ulteriore intervento del governo centrale perché la situazione in alcuni contesti stava degenerando. Autonomia vuol dire anche responsabilità".

Secondo lei quando il vaccino anti-Covid sarà pronto, dovrà essere obbligatorio per tutti?
"Sull’obbligatorietà del vaccino anti-Covid ci sarà una discussione da affrontare; è una tema delicato che incide su scelte personali e sanitarie di ogni singola famiglia. Personalmente quando sarà disponibile il vaccino per tutti, mi vaccinerò e chiederò a tutta la mia famiglia di vaccinarsi".