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Politica
Borghi (IV): "Alle Europee con Calenda? Vedremo. Tajani ancella di Meloni"

Pd? "Si capisce ora che la tanto decantata ‘cura Schlein’ al di là degli effetti speciali di qualche salotto buono non produce i risultati attesi"

 

"Il progetto politico di Matteo Renzi e di Italia Viva è quello di dare una proposta politica moderna, innovativa, riformatrice all’Italia e all’Europa, partendo dalla ricucitura delle migliori tradizioni culturali e politiche che hanno fatto grande il nostro Paese e offrendo una alternativa allo scenario attuale che vede la contrapposizione - sterile e paradossale - tra una destra nazionalista e una sinistra populista".

Lo afferma ad Affaritaliani.it Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva-Il Centro-Renew Europe.  Quanto alle alleanze in vista delle Europee del 2024 afferma: "Lavoriamo per ricucire le migliori tradizioni culturali e politiche del Paese". Possibile ricucire con Carlo Calenda? "Italia Viva lavora con l’esigenza di un salto di qualità nell’esperienza dell’Unione Europea. Senza preclusioni, e senza diritti di primogenitura". E il Pd? "E‘ tempo di prendere atto che l’esperimento non ha funzionato -e le parla uno che ci ha creduto sul serio- e lasciare libere da un lato la sinistra di riorganizzarsi e dall’altro il centro riformista di dimensionarsi in rapporto alla società che è cambiata". Parole dure su Forza Italia: "Con Tajani Forza Italia entra in una dimensione sempre più ancillare di Giorgia Meloni".

L'INTERVISTA COMPLETA AD ENRICO BORGHI

Qual è il progetto politico di Matteo Renzi e di Italia Viva?
"Quello di dare una proposta politica moderna, innovativa, riformatrice all’Italia e all’Europa, partendo dalla ricucitura delle migliori tradizioni culturali e politiche che hanno fatto grande il nostro Paese e offrendo una alternativa allo scenario attuale che vede la contrapposizione -sterile e paradossale- tra una destra nazionalista e una sinistra populista.
Se il quadro dell’offerta politica alle prossime elezioni europee sarà congelato tra chi si propone come l’amico italiano di Vox, Le Pen e di Alternative fur Deutschland da un lato e chi eleva il populismo peronista e sudamericano a proprio modello (magari con una spruzzata di cancel culture anti occidentale) dall’altro, l’Italia e l’Europa rischiano l’asfissia.
Serve qualcosa di diverso e di nuovo, e in questo si può già dire che la proposta politica che stiamo costruendo e che offriremo agli elettori rappresenta di per sé l’unico elemento di novità delle
prossime elezioni".

Alle Europee 2024 vi presenterete con il simbolo Il Centro? Sono possibili accordi con altre forze politiche? Con Azione di Carlo Calenda il dialogo è definitivamente chiuso? E con Più Europa?
"Come ho detto, lavoriamo per ricucire le migliori tradizioni culturali e politiche del paese, perché non ci possiamo arrendere all’idea che il futuro dell’Italia sia solo un testa o croce tra gli eredi del Movimento Sociale Italiano e quelli del Partito Comunista Italiano.
Abbiamo segnali molto interessanti che giungono da diversi settori, da quello cattolico-popolare a quello liberal-democratico, dai socialdemocratici ai movimenti civici e territoriali presenti in diverse parti d’Italia.
Il Centro, la nostra lista alle elezioni europee che non a caso è presente anche nel nome dei nostri nuovi gruppi parlamentari, vedrà Italia Viva lavorare in termini federativi ed aggregativi nei confronti di tutti coloro che condividono questa analisi del momento storico e l’esigenza di un salto di qualità nell’esperienza dell’Unione Europea. Senza preclusioni, e senza diritti di primogenitura.

E' possibile un riavvicinamento al Pd?
"Le elezioni europee si terranno con il sistema proporzionale, per cui ci presenteremo con le nostre liste, il nostro simbolo, la nostra proposta. Quanto al Pd, si capisce ora che la tanto decantata ‘cura Schlein’ al di là degli effetti speciali di qualche salotto buono non produce i risultati attesi. In realtà, il Pd è un pò come l‘Impero Ottomano degli ultimi secoli: rigido, statico e congelato. E questo determina la de-ossigenazione dell’intera opposizione. E‘ tempo di prendere atto che l’esperimento non ha funzionato -e le parla uno che ci ha creduto sul serio- e lasciare libere da un lato la sinistra di riorganizzarsi e dall’altro il centro riformista di dimensionarsi in rapporto alla società che è cambiata. Continuare ad inseguire il populismo di Conte, inventandosi un modello movimentista e iconoclasta delle proprie radici, e contemporaneamente tenendo congelate le culture politiche riformiste, non fa altro che portare fieno in cascina al Movimento 5 Stelle. Anche per questo serve una forte opzione politica riformista sul centro, perché dentro una dinamica secca tra questa destra e questa sinistra non c’è partita, vince la Meloni di default".

Ipotizzate un dialogo con Forza Italia?
"Noi sui contenuti discutiamo e dialoghiamo sempre, come dimostra la nostra scelta di entrare nel merito sempre dei singoli provvedimenti senza pregiudiziali ideologiche, ma con valutazioni legate alle questioni in sè. Quello che c’è di buono per il Paese lo sosteniamo, quello che non va lo diciamo con proposte alternative. Con Forza Italia eravamo pronti a marciare uniti sul tema della riforma della giustizia, ad esempio, ma abbiamo visto che il tema è finito nel dimenticatoio per il prevalere nella destra e nel governo delle culture forcaiole e giustizialiste. E assistiamo ad una progressiva irrilevanza di questo partito nelle dinamiche politiche, come ha dimostrato la vicenda dell’introduzione di nuove tasse (sulle banche, sui prodotti intimi femminili, sui prodotti per la prima infanzia, sui cosiddetti affitti brevi) subite da Forza Italia che si fregiava con Berlusconi di essere il partito contro le tasse. Come peraltro dimostrano anche alcune scelte recenti, con Tajani Forza Italia entra in una dimensione sempre più ancillare di Giorgia Meloni, lasciando per strada la rappresentanza di mondi produttivi, partite iva, segmenti sociali soprattutto al nord. Ecco, noi immaginiamo un dialogo con questo elettorato, orfano di una rappresentanza politica reale".

Siete pronti a votare a favore delle riforme costituzionali che introducono l'elezione diretta del premier?
"Riteniamo che si debba lavorare per rendere efficiente la governabilità, salvaguardando e rafforzando la democrazia. Come ci ha insegnato Roberto Ruffilli, il problema in Italia è sempre stato riconducibile ad un solo e semplice concetto: assicurare il nesso tra potere e responsabilità. La democrazia vive di questo. Certo, vive di rappresentanza, ma la rappresentanza senza la responsabilità diventa assemblearismo e ingovernabilità, generando poi disaffezione e sfiducia nelle istituzioni e alimentando populismi e tentazioni autoritarie. Il problema della democrazia italiana è la debolezza, se non addirittura l’assenza del nesso potere-responsabilità, e la costruzione di questo equilibrio dovrebbe essere lo sforzo che tutta la classe politica compie. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, non ci sottraiamo, come non ci siamo sottratti in passato accogliendo l’appello alle riforme di Giorgio Napolitano del 2013 che venne invece denegato da molti suoi ex compagni di partito che preferirono il conservatorismo istituzionale e il sabotaggio della stagione delle riforme col risultato di aprire la porta alla stagione del populismo di destra e di sinistra. Però servono proposte coerenti, non pasticci. Noi abbiamo depositato al Senato il nostro disegno di legge per il premierato elettivo, che è stato abbinato oggi a quello del governo. Pensiamo che nelle nostre proposte ci siano molti correttivi alla pasticciata riforma Casellati, che paradossalmente ingabbia e irrigidisce il primo ministro anziché rafforzarne legittimità ed efficacia. E all’esito del confronto di merito, fatto di discussione sulle proposte, subordiniamo le nostre valutazioni finali. A differenza di altri, che sono già nelle piazze per organizzare i comizi referendari, col rischio di perderli, noi crediamo al Parlamento e alla sua essenziale funzione".

Qual è la vostra proposta sulla riforma della legge elettorale?
"Intanto chiariamoci: la proposta del governo non sta in piedi se non affronta contemporaneamente e coerentemente due questioni. La prima è il bicameralismo perfetto, che nella stagione dell’autonomia differenziata non può non evolversi verso una diversificazione di funzioni tra una Camera generalista e un Senato delle Regioni e delle autonomie. La seconda è il sistema elettorale, che deve essere la traduzione sul piano della rappresentanza del binomio potere-responsabilità a cui facevo riferimento in precedenza. I modelli arrivano necessariamente dopo. Prima va chiarito che si è d’accordo su questo aspetto. Se invece si pensa che le questioni si affrontino in maniera sganciata, si alimenta solo la confusione".

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