Politica

Casini candidato Pd, dall’ironia alla beffa valanga di proteste nel partito

di Antonio Amorosi

La scelta di Enrico Letta di ricandidare Pier Ferdinando Casini tra le fila Pd ha scatenato le reazioni della base. Dure reazioni e ironia sui social ma…

Proteste per la candidatura di Casini. Ma la sinistra lo voterà lo stesso e i vertici Pd lo sanno


"La sinistra è uno straccio che pulisce il culo a chiunque", commenta Gastone P.. "Ha cambiato più partiti che mutande", scrive Oronzo P.. "Poltron-Ferdinà! Imbullonato da qui all'eternità!", dice Eugenio F.. “Una volta era più dignitoso anche fare schifo!”, reagisce Rosa T.. “Oggi la parola d'ordine e' solo una, vincere! E perderemo!”, ironizza Marco P.. "Andreotti si rivolta nella tomba", immagina Vanni D.. "Uno dei politici più inutili del panorama nazionale dal 46", commenta Gianluca D..  “Che cosa può fare un sedere appoggiato a una poltrona!”, si chiede Franco F.. “Minghioni che di più non si può”, sostiene Miki M.


Sui social fioccano a migliaia le reazioni dei bolognesi alla ricandidatura di Pier Ferdinando Casini tra le fila del Pd. Una folata di vivido entusiasmo partecipativo trapela tra le fila del “partitone”, come lo chiamano nella città rossa, anche se è un entusiasmo tutto negativo. Dall’ironico allo sprezzante, dal comico al disgusto, sono migliaia coloro che sono si sentiti in dovere di criticare il candidato voluto da Enrico Letta nel seggio di Bologna. Casini, detto anche Pierfurby, si presenterà all’uninominale del Senato. E’ stato già eletto tra le fila del Pd nel 2018 per poi lasciare il gruppo ed entrare nel Misto. 


C'è chi scrive appelli alla segreteria nazionale, a non farlo, chi manda lettere per ripensarci, chi fa l’elenco di tutte le giravolte del Pierferdi nazionale, chi dichiara che non li voterà mai più nella vita e chi scrive che è un’ottima scelta così il Pd si estingue. 


La città è tutto uno crepitio di lazzi e frizzi anche perché Casini, con il taglio radicale dei parlamentari, andrà comunque ad occupare uno dei pochi seggi sulla carta sicuri in cui la sinistra elegge qualcuno.
“Ma come? Non volete il PierFerdi?”, ironizza in un commento social Valerio T., “ma avete dimenticato il suo impegno per i lavoratori? Le sue battaglie parlamentari contro le delocalizzazioni? E che dire degli innumerevoli incontri coi precari. E le battaglie per i diritti civili dove le mettiamo? Caro Bonaccini era meglio se ti spendevi per un altro candidato, non necessariamente del nostro partito, piuttosto che uno con 39 anni di Parlamento alle spalle”.


Il riferimento al governatore emiliano non è casuale. Bonaccini, in un’intervista al Corriere della Sera, dopo aver pontificato sull’inadeguatezza di Meloni e company, si vede chiedere i motivi della candidatura di Pier Ferdinando (dopo aver criticato la politica dei paracadutati sul territorio). Risponde così: “Premesso che Casini è una personalità che allarga la rappresentanza, un bolognese doc e non paracadutato, al pari della mia Elly Schlein, credo di aver posto un problema serio, il radicamento e il consenso reale dei candidati. L'esatto opposto della spartizione tra correnti”.
Sicuramente Casini è un bolognese doc ma non si capisce perché i militanti Pd dovrebbero votare un super democristiano come Casini. Chiariscono l’arcano alcuni commenti social tra cui questo di Andrea B.: “Che schifezza… ma tanto i bolognesi lo votano lo stesso”. Il riferimento è all’abitudine dei bolognesi di sinistra di votare chiunque il partito collochi nelle liste, come se il tempo si fosse fermato e fossimo negli anni ‘50: essere di sinistra nella città felsinea è una fede.


Casini sarebbe stato voluto direttamente dal partito nazionale. Anche i gangli locali non l’hanno presa benissimo. Tra questi il circolo Gramsci, che ha scritto direttamente a Letta senza fare giri di parole: "Caro segretario sappiamo che questi giorni sono per te molto difficili e non vogliamo sovraccaricarti di ulteriori problemi… Circola però insistente la notizia sulla stampa di una possibile ricandidatura del senatore Casini nel collegio senatoriale di Bologna e non possiamo fare a meno di nascondere il disappunto sull'uscita di notizie che dovrebbero essere riservate e la nostra totale contrarietà ad una ipotesi di questo genere”. 


E poi più espliciti: "Siamo sicuri che non ripeterai l'errore fatto da Renzi quando nel 2018 lo candidò a Bologna per fiaccare il Pd locale a suo avviso troppo schierato su posizioni di sinistra ed il cui risultato fu sì l'elezione del senatore Casini, ma con percentuale di gran lunga più bassa di quelle riscontrate nei collegi della Camera corrispondenti, contribuendo nel suo piccolo al peggiore risultato elettorale di sempre". Poi il circolo Gramsci fa una “sintesi degli ultimi quattro anni e mezzo” di Pierferdi. "Ha aderito ad un gruppo parlamentare diverso dal Partito Democratico ed ha preso, in particolare sui diritti civili, posizioni diametralmente opposte a quelle proposte dal Pd. Siamo sicuri che saprai gestire con la saggezza che ti contraddistingue anche questa partita". 
Sicurissimi! 
 

Dai tempi di Romano Prodi, i vertici del Pd sono occupati da ex democristiani, votati comunque a mani basse dai militanti degli ex Ds, Pds, Pci, che forse non vedono una grande differenza fra la propria storia e quella degli ex Dc. E’ la stessa provenienza di Matteo Renzi, Enrico Letta, Dario Franceschini, tra i tanti. 
Perché allora indignarsi sulla candidatura di Pierfurby?