Politica
Cecilia Sala libera: un successo italiano che fa male ai corifei di sventura. Il commento
La giornalista di Will Media e Il Foglio torna a casa dopo giorni di tensione in Iran. Un successo tutto "Made in Italy" dopo il viaggio negli Usa di Meloni
Cecilia Sala libera, l'Italia esulta per la liberazione della giornalista
Liberata. Cecilia Sala, la giovane e talentuosa giornalista di Chora Media e Il Foglio, torna a casa dopo giorni di tensione in Iran. Una notizia che dovrebbe unire tutti in un coro di soddisfazione. E invece, puntuale come un temporale a Ferragosto, spuntano i corifei di sventura, quelli che avevano già scritto la sceneggiatura di una lunga detenzione, condita da accuse surreali e una presunta impotenza dell’Italia sullo scacchiere internazionale.
Quando la realtà smentisce i pessimisti seriali
Non è andata così. La liberazione di Sala è una vittoria del governo e, soprattutto, della nostra intelligence. Un risultato che dimostra come, tra una polemica sterile e l’altra, l’Italia sappia ancora muoversi con competenza. Eppure, per certi commentatori da tastiera e penne avvelenate, sembra quasi doloroso ammetterlo. Perché? Forse perché non si può riconoscere un successo senza dover gettare una secchiata di fango altrove.
La missione di Meloni e il successo nascosto
La visita di Giorgia Meloni negli Stati Uniti, bollata da alcuni come inutile passerella, ha avuto un peso in questa vicenda. Parlare con Donald Trump o con altri attori del panorama internazionale non sarà elegante per chi è abituato a cerimonie da salotto, ma si è rivelato decisivo. Il dossier Iran è delicato, complesso, e la diplomazia italiana ha saputo giocare le sue carte. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Cecilia Sala è libera.
L’unica domanda: a che prezzo?
Certo, c’è un punto interrogativo che aleggia come un’ombra. Che cosa ha ottenuto in cambio l’Iran? Non ci saranno risposte ufficiali, inutile illudersi. Ma chiunque mastichi un minimo di realpolitik sa che, in un contesto simile, le concessioni sono inevitabili. Non si tratta di svendita, ma di pragmatismo: la sicurezza di una nostra connazionale vale ogni compromesso.
Polemica a tutti i costi: un’abitudine tutta italiana
C’è però un aspetto che fa riflettere: la mania di certi siti e opinionisti di cercare il pelo nell’uovo. Ogni mossa del governo viene attaccata a priori, ogni risultato minimizzato o deriso. Non si tratta di critica costruttiva, ma di un riflesso automatico, un tic culturale che fa male al Paese. Se non ci liberiamo da questa zavorra mentale, resteremo prigionieri del nostro stesso cinismo.
Una lezione da imparare
Il caso Cecilia Sala ci insegna due cose. La prima: l’Italia, quando vuole, sa essere protagonista sullo scacchiere internazionale. La seconda: la critica è fondamentale, ma la malafede no. E allora, per una volta, facciamo il gesto più rivoluzionario: riconosciamo un successo senza sentirci in colpa.